Aurélie Mathigot alla 58esima edizione del Salone del Mobile di Milano con Arcipelago

immagine per Aurelie Mathigot
Aurelie Mathigot, Senza titolo, 2018, foto stampata su tela, fili, perle e ricamo, 65 x 65 cm (dettaglio)

Dal 9 al 14 aprile 2019, in occasione della 58esima edizione del Salone del Mobile di Milano, ARCIPELAGO, progetto imprenditoriale dedicato all’innovazione nel settore culturale con la finalità di incoraggiare il dialogo tra Arte e Impresa, in collaborazione con Les Garçons de la rue, presenta la mostra Frange, incentrata sul lavoro dell’artista francese Aurélie Mathigot e sulle sue collaborazioni con il mondo del design.

Ospitata presso gli spazi del barber shop Tonsor Club e del salone di bellezza Les Garçons de la rue, l’esposizione propone una serie di opere ibride, tipiche della produzione dell’artista, il cui filo conduttore è, letteralmente, quello di una matassa da cucito.

Essa gioca sulla connessione tra gli universi dei due soggetti: l’arte del ricamo di Mathigot e l’arte del taglio dei professionisti di Les Garçons de la Rue, dipanando il senso del termine “frangia” sia nel versante dell’ornato tessile sia in quello delle acconciature.

Aurélie Mathigot ha esposto in molti prestigiosi musei internazionali, come il Centre Pompidou, il Palais de Tokyo, la Galerie Yvon Lambert, il Musée MAC/VAL di Vitry sur Seine, la Saatchi Gallery di Londra e la Galleria Rossana Orlandi di Milano. Lavora moltissimo con il Giappone, dove collabora attivamente con numerosi designers. Assieme al ricamo, l’altro fuoco dell’ellisse della traiettoria artistica di Mathigot è la fotografia.

La serie Photos Brodées si compone di istantanee stampate su tela, in seguito ricamate in specifici punti con materiali estranei, quali cotone, lana, perline, al fine di intensificare certe aree dell’immagine.

Da superfici inizialmente piatte, tali opere si dinamizzano grazie al movimento dato dall’eterogeneità delle componenti aggiunte, spiazzando la percezione con un’impressione di trompe-l’oeil  e istituendo un doppio coinvolgimento, visivo e tattile, che assieme all’occhio attira anche la mano. Per Aurélie Mathigot la creazione di un rapporto con un luogo o un oggetto si concretizza di fatto in un’operazione di tessitura.

Che si tratti di ricoprire determinate porzioni della rappresentazione fotografica di un paesaggio o di costituire una trama più o meno fitta intorno ad un oggetto di uso quotidiano, se c’è qualcosa che per Aurélie Mathigot deve rimanere presente in tutte le forme del suo lavoro è questa tessitura come metafora del legame, sentito quale mezzo di comunicazione potenzialmente illimitato.

L’arte dell’intrecciare offre quindi qualcosa di più della semplice attività oggettiva di tessere, si tratta di inventare una relazione:

“si può arrivare a chiedersi se il rapporto del narratore con la sua materia, la vita umana, non sia essa stesso una relazione artigianale. Se il suo compito non consista proprio nel lavorare la materia prima delle esperienze vissute – le proprie e quelle degli altri – in un modo solido, unico e utile”.

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