Women Up. Donne, indagine sul femminismo e impegno per approfondimenti di genere

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Women Up. Le donne e l’indagine sul femminismo ancora al centro delle attività della Galleria Nazionale. Tutte le tappe fino a marzo 2021.
Riceviamo e violentieri pubblichiamo da La Galleria nazionale

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Women Up ribalta l’espressione inglese “woman up” e sbriciola lo stereotipo sotteso dall’invito a “comportarsi da donna” allargando a dismisura le prospettive.

Women up è l’azione che dà un nome alle cose, mette in campo il potere fondativo del linguaggio e ci ricorda ancora una volta che actions speak louder.

Women Up è un’inesorabile ma necessaria e avvincente corsa ad ostacoli che attraverso progetti, mostre, eventi, opere, call, voci, video e dati sottolinea la centralità dello sguardo delle donne e dell’indagine sul femminismo per la Galleria Nazionale.

Con Women up alziamo il volume delle voci.

Ready?
Sisters and Brothers!
Pump up the volume
We gonna yet ya!

Dove eravamo

Negli ultimi anni, sotto la direzione di Cristiana Collu, la Galleria Nazionale ha costantemente rivolto la propria attenzione alle donne e al femminismo, alle sue pratiche e ai suoi strumenti di indagine e riflessione, che sono stati protagonisti dell’attività espositiva, di progetti speciali, eventi e iniziative.

Il progetto Museum Beauty Contest (2016), la chiamata a raccolta di artiste e donne contro la depenalizzazione della violenza domestica in Russia (2017), la mostra Corpo a corpo | Body To Body (2017), le Accademie della Maestria femminile (2018), il festival Women Out of Joint (2018), l’acquisizione dell’Archivio Carla Lonzi (2018), la open call per testi Dopo Hegel su cosa sputiamo? (2018), ispirata al pensiero lonziano come quella internazionale per video-autoritratti Taci. Anzi, parla (2020), le mostre Le opere e gli archivi: Mara Coccia e Daniela Ferraria (2020) dedicate a due importanti galleriste romane.

Tutte queste sono solo alcune delle tappe più significative che raccontano l’impegno, l’attenzione e il coinvolgimento della Galleria Nazionale nell’accendere e alimentare la riflessione sul significato del femminismo nel nostro tempo.

Dove siamo

Collezioni, acquisizioni, mostre: i numeri

Nel 2020 è stata condotta una ricerca sulle artiste della Galleria Nazionale, attraverso un’analisi delle collezioni, delle acquisizioni e delle mostre temporanee. Cosa è emerso? 251 artiste, il 10% del totale. 517 opere e 26 paesi di provenienza. 3 opere di artiste acquisite per anno fino al 2014, che diventano 16 per anno dal 2015 ad oggi. Il 20% di tutte le opere di artiste è entrato in collezione negli ultimi cinque anni e nel 2019 le opere di artiste rappresentano il 30% del totale delle acquisizioni.

Nel suo attuale assetto, Time is Out of Joint espone 17 artiste, il 10% del totale. Dal 2016 ad oggi, 1 mostra personale su 4 è dedicata a una donna, e nelle mostre collettive la presenza femminile media è del 25% con presenze anche più elevate in Corpo a corpo | Body to body (100%), Joint is Out of Time (43%), Conversation Piece (38%), The Lasting (33%) e Ilmondoinfine (32%).

Questa fotografia dello stato delle cose mostra chiaramente una trasformazione in atto e altri cambiamenti sono in arrivo.

Fatto da un’artista | Made by a woman artist

Fatto da un’artista | Made by a woman artist è un progetto video e un intervento specifico sulle opere di Time is Out of Joint. Alcune interviste condotte attraverso diversi quartieri di Roma sono state lo spunto per compiere un gesto semplice ma significativo nel museo.

Accanto a 27 opere in mostra, un’etichetta evidenzia in giallo una caratteristica dell’opera visibile, ma spesso sorvolata dallo sguardo: l’essere realizzata da un’artista.

Un’azione di immediata lettura che vuole portare l’attenzione sullo status delle donne nei musei, come autrici che definiscono e si definiscono in un’opera e non solo come soggetti rappresentati da un altro occhio.

Dove andiamo

A ottobre 2020 Time is Out of Joint avrà come cifra caratterizzante l’inserimento di un significativo numero di opere di artiste provenienti dalle collezioni della Galleria Nazionale. Le narrazioni della mostra – in cui si intrecciano molteplici possibilità di letture, traiettorie e percorsi – vedranno la presenza di opere, voci e prospettive differenti per intercettare in modi nuovi le assonanze e i cortocircuiti che attraversano il percorso espositivo. In vista dell’esposizione, il museo ha inoltre condotto una campagna diagnostica e di restauri sulle opere delle artiste nelle collezioni, rafforzando lo studio e la valorizzazione di questo patrimonio.

Sempre a ottobre 2020 il Salone Centrale ospiterà una mostra dell’architetta spagnola Izaskun Chinchilla, che interverrà nello spazio con una elaborazione del concetto teorico e spaziale della sfera armillare, modello medievale del cosmo composto da una sfera ad anelli concentrici usato per insegnare il movimento delle stelle.

Attraverso le sfere, la mostra riflette sulla filosofia e la politica degli spazi materiali, indagando anche le caratteristiche della produzione architettonica femminile. Dalla sfera intima a quella pubblica e sociale, il progetto cerca di creare un luogo fisico associato ai problemi che stanno cambiando il mondo in cui vogliono vivere le donne.

A dicembre 2020 si completerà la “trilogia” legata al pensiero di Carla Lonzi, con una open call per contributi audio dai titolo Vai pure, che rimanda alla registrazione del dialogo intercorso tra Carla Lonzi e l’artista Pietro Consagra che porterà alla fine della loro relazione sentimentale, un dialogo che mette in luce i punti inconciliabili e le profonde differenze tra necessità e culture di due individui. Interrogando nuovamente l’eredità di Carla Lonzi, la call Vai pure vuole aprire forme di dialogo e di condivisione attraverso la voce, esplorando lo spazio intimo e potente delle relazioni.

Le tematiche di Women up troveranno un altro importante momento di confronto a marzo 2021 con Io dico Io – I say I, la grande mostra a cura di Cecilia Canziani, Lara Conte e Paola Ugolini che riunisce oltre 40 artiste italiane di generazioni diverse che in differenti contesti storici e sociali hanno raccontato la propria avventura dell’autenticità, restituendo attraverso una costellazione di visioni il proprio modo di abitare il mondo. 

Io dico Io – I say I nasce dalla necessità di prendere la parola e parlare in prima persona, per affermare la propria soggettività, componendo una sola moltitudine, una molteplicità di io che risuona di consonanze e dissonanze. La mostra sfugge a qualsiasi sguardo retrospettivo e sta nel presente, guardando a modi differenti e singolari di dare corpo all’istanza del femminismo. Concepita prima della pandemia, Io dico Io – I say I si è mostrata permeabile al tempo che abbiamo attraversato, incorporando nuove riflessioni e produzioni delle artiste coinvolte, e arricchendo il percorso espositivo con i video vincitori del concorso Taci. Anzi, parla e contributi audio dal concorso Vai pure.

In parallelo alla mostra, l’Archivio Carla Lonzi vivrà un nuovo momento di attivazione, con una sezione espositiva dedicata. Fin dalla sua acquisizione nel 2018, l’archivio è stato il propulsore di progetti e ricerche all’interno e all’esterno del museo, permettendo a studiose e studiosi di accedere a un prezioso materiale documentario il cui valore è internazionalmente riconosciuto per la storia dell’arte e il pensiero di genere.

Attualmente l’Archivio Carla Lonzi è in corso di digitalizzazione grazie al supporto di Google Arts & Culture, e preso il suo patrimonio sarà disponibile a tutti online, ampliandone ancora la diffusione e le possibilità di lettura e interpretazione.

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