Enrico Bentivoglio – La presenza del corpo

Una delle frasi opera di Alighiero Boetti, di quelle che a volte tornano in mente, è “Ciò che sempre parla in silenzio è il corpo”. Con essa si allude a una dimensione non razionale e non codificata dell’espressione umana. In Occidente la cultura si è sviluppata su un progressivo allontanamento dalla natura e dunque dalla fisicità del soggetto, anche se i corpi sono stati ammessi come oggetto di rappresentazione. Naturalmente in questo ha avuto un peso il pensiero cristiano, consentendo l’immagine, inclusa quella della divinità. Differente è la situazione per le religioni ebraica e islamica.

Al di fuori di tale ammissione, riguardo al corpo sono stati messi in atto processi di riduzione, di elusione, di mortificazione. Le somatizzazioni altro non sono che reclami del corpo. Si può affermare che il lavoro di Enrico Bentivoglio sia incentrato proprio sul grande rimosso del corpo.

La mostra in corso allo Studio Tiepolo 38, a Roma, a cura di Giovanna dalla Chiesa, ce lo ricorda sin dal titolo, La presenza del corpo. L’esposizione comprende opere di vari momenti del percorso artistico di Bentivoglio, disposti in compresenza per consentire al visitatore passaggi spaziali e occasioni fruitive differenti da un ordinamento cronologico.

La costante è il corpo, che può essere evocato anche in sua assenza: un parallelepipedo trasparente in plexiglass che nella minimalità della forma, nella dimensione rimanda alla figura umana. Anche l’astrazione è una condensazione di un processo passato attraverso il corpo, non ha niente a che fare con l’evoluzione dalla figurazione al suo superamento. Tuttavia persiste la memoria dell’avanguardia, come quando l’autore e lo spettatore si trovano a condividere la cognizione del quadrato di Malevic.

Il corpo è presente nella voce della performance, dove si pone come phonè poetico-critica: prende corpo nello spazio fisico e umano. Qui ci troviamo davanti a una presa di posizione politica espressa in forma recitante, assunta in prima persona e distante anni luce dalla politicapoliticante.

A proposito della centralità del corpo in Bentivoglio, il filosofo Roberto Finelli e l’artista Cesare Pietroiusti hanno fatto pertinentemente riferimento al pensiero di Spinoza.

A me sono venuti in mente due artisti che hanno segnato un passaggio fondamentale dell’arte europea fra gli anni Cinquanta e Sessanta: Yves Klein e Piero Manzoni. Enrico Bentivoglio aggiunge un contributo originale a un’arte che non sacrifica il corpo.

  • Enrico Bentivoglio  | La presenza del corpo
  • A cura di Giovanna Dalla Chiesa
  • Fino al 26 settembre 2020
  • studiotiepolo38
  • Via Giambattista Tiepolo 38, Roma
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