Letteratura Inaspettata #61. Madri Gotiche di Patrizia Busacca. La narrazione autobiografica che rincorre la gioia di vivere

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Sembra quasi impossibile che un’opera prima, pubblicata postuma, abbia raggiunto la perfezione formale della narrazione autobiografica la quale si snoda secondo un ordine cronologico interrotto da balzi all’indietro per riafferrare una memoria sorprendentemente nitida e pregna di energia.
È quello che avviene con Madri Gotiche di Patrizia Busacca, a cura di Alessandro Bencivenni, Linea Edizioni.

I ricordi riaffiorano alla mente, concatenandosi l’uno all’altro sino a formare un racconto, una storia di vita evocata con potenza e con vibrante emozione nel rispetto de canoni della scrittura in prima persona.

Ovvero, sono evidenti: il ‘patto autobiografico’ enunciato da Philipe Lejeune che fa coincidere l’identità di chi scrive con quella della protagonista, l’introspezione che abolisce completamente il dialogo, il desiderio di testimoniare avvenimenti di carattere familiare, storico e sociale secondo una prospettiva individuale, basata sulla ricerca della verità per “dimostrare che non dobbiamo necessariamente ripetere gli stessi errori” e “per imparare ad accettare le cose come sono: sbilenche, incomplete, deludenti, ma con brevi e folgoranti momenti di competo appagamento” .

Il viaggio all’interno del sé, scavando negli anfratti della propria coscienza e dell’esperienza personale, assume pertanto una funzione terapeutica di pacificazione con problemi non del tutto elaborati ed in parte irrisolti.

Pensieri ed emozioni vissuti nell’infanzia riaffiorano con crudezza, nel tentativo di ricucire laceranti ferite, di non continuare ad essere sopraffatta dalle circostanze negative, dall’aridità di una madre incapace di manifestare amore, e di quella di una nonna altrettanto algida la cui unica preoccupazione è nascondere la schizofrenia della figlia minore rinchiusa in manicomio.

Queste “figure tristi e depresse che hanno attraversato la mia infanzia e la mia giovinezza e che hanno condizionato con la loro negativa influenza le vite degli altri familiari”, scrive l’autrice, sono la causa prima dell’assenza di comunicazione e di empatia all’interno della famiglia, privata del collante fondamentale: l’amore.

Ogni cosa diviene lugubre, pregna di rancore e di recriminazioni; da qui l’assoluta volontà di essere altro per sfuggire alla maledizione delle “madri gotiche”, da cui il titolo alquanto appropriato.

Esso suscita immediatamente l’attenzione del lettore, sempre appagato nelle aspettative, in virtù di una prosa brillante ed accurata nell’esposizione dei fatti, dove spicca l’uso di metafore colorate affiancato da descrizioni poetiche, di minuziosi ritratti fisici e psicologici, di suspence narrativa, di riflessione profonda sulla società e sulle sue epoche storiche.

Da qui il riferimento al sistema migratorio all’interno del territorio italiano e nelle Americhe, alle due guerre mondiali con il loro carico di distruzione e di morte, all’espansione delle città, al devastante mondo della medicina e della psichiatria, alle limitazioni del sistema sanitario nazionale, ai sogni di adolescenti cadenzati al ritmo della musica rock degli anni Settanta, all’attuale crisi economica che “sta cambiando il volto del nostro paese”, e sollecita la fuga di cervelli negli States.

Attraverso le molteplici passioni dell’Autrice ‒ musica, pittura, arte decorative, architettura, arredamento, tessuti etnici, psicologia, astrologia, cinema, spettacolo, televisione, giornalismo, cucina, cura delle piante, ricamo‒ si completa uno spaccato davvero interessante del periodo storico-sociale esperimentato in prima persona nell’ arco temporale che va dal 1960 al 2019 ed ancora prima nel periodo di fine Ottocento e metà del Novecento vissuto dai nonni e dai genitori.

Gioia di vivere, di apprendere con modestia e curiosità, di amare con passione, di coltivare l’amicizia per compensare una sorellanza conflittuale, di non arrendersi mai, nemmeno quando le situazioni sembrano impossibili sono l’esaltazione dell’“epica dell’esistenza”, che ritroviamo intatta in quella che Debenedetti chiama la metamorfosi del romanzo contemporaneo.

Dall’aspetto esteriore a quello interiore ogni cosa viene selezionata con lucidità e obiettività come se Patrizia Busacca prendesse le distanze dal momento contingente per analizzarlo dal di fuori, con gli occhi di uno spettatore estraneo ai fatti.

Il racconto stesso delle sofferenze patite durante i lunghi anni della malattia, dettagliato nei particolari e descritto con proprietà terminologica, rivela un carattere particolarmente agguerrito nell’affrontare le avversità più devastanti come quelle subìte nell’ultimo periodo della sua vita, sempre sorretta dall’amore del marito e del figlio, vera àncora di salvezza.

L’intero libro offre un quadro di seduzione a vari livelli: mondo naturale, luoghi dell’anima, geografie ricche di sorprese e di stimoli, individuo e società costituiscono il reale, ovvero un territorio di contraddizioni e di differenze, ma anche un fermo punto di riferimento per la scoperta di sé, per la personale quest di un’eroina moderna che è entrata nel centro del labirinto ed è stata divorata dal Minotauro.

immagine per Patrizia Busacca - Madri Gotiche, copertinaPresente e passato rimbalzano in quattrocento ventitré pagine che scorrono veloci dinanzi agli occhi del lettore, la cui curiosità è costantemente alimentata dalla molteplicità di personaggi delineati nell’aspetto fisico ed in quello interiore con prosa incisiva ed efficace, dalla passione, dall’indifferenza e dal dubbio, da avvenimenti incalzanti vissuti in prima persona orientati alla progressiva presa coscienza di sé il cui tratto rilevante è “l’estenuante ricerca del bello, dell’originale e la fuga dal banale e dallo scontato che caratterizza da sempre la mia vita”.

Se il fine primo di un romanzo è quello di comunicare emozioni, non c ‘è dubbio che Patrizia Busacca abbia raggiunto lo scopo.

L’opera intera è pervasa da una coerenza essenziale in cui si scontrano i demoni della creazione, quali la concezione dell’esistenza, il senso circolare della vita e della storia, l’amore per il bello e per la famiglia da lei costruita, la violenza della malattia, il protagonismo sovente epico, sempre trasgressivo.

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Patrizia Busacca

Attraverso la scrittura, l’Autrice ricompone le tessere di un passato infelice, cerca di vincere disperatamente la condizione fugace dell’esistenza, di domare le paure e le angosce del vivere, di sentirsi parte di una storia che va oltre il proprio vissuto.

Tale coerenza fa dell’opera un’unità costituita di parti in continua evoluzione, un’esperienza letteraria governata dalla ricerca della verità, dal dominio espressivo, dallo stile particolarmente avvincente per cui è difficile interrompere la lettura del libro che, al contrario, si assorbe avidamente anche per l’elevato coinvolgimento nella costruzione stessa della creazione.

Da sottolineare, inoltre, l’accurata edizione, frutto dello sforzo comune tra il curatore, Alessandro Bencivenni che ha voluto rendere omaggio alla memoria della moglie per “perpetuare il ricordo di questa persona speciale e modificare il passato rendendolo vivo e presente” e, la responsabile di Linea editrice Lisa Marra che, con scelte coraggiose, lungimiranza, autorevolezza, professionalità, dinamismo, sta conquistando spazi sempre più importanti all’interno dell’attuale mercato editoriale italiano.

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