Le strutture segrete di Mario Velocci 

La prima personale milanese di Mario Velocci (1949, Monte San Giovanni Campano, Frosinone) sottolinea la voluta lontananza dell’artista da gruppi e tendenze per realizzare sculture singolari: la sua poetica non prevede lo sviluppo volumetrico dell’opera tridimensionale ma, all’opposto, la sua riduzione a strutture portanti essenziali ed elementi quali aste vibratili, filiformi, che nello spazio aperto o al tocco dell’osservatore risuonano.

Nell’opera tridimensionale come nei bassorilievi, questo fattore sonoro non assimila il riduzionismo di Velocci a un grado zero dell’espressività come nella scultura minimalista, ma la amplifica giocando al connubio fra solidità dei materiali, per lo più metalli, con l’immaterialità delle risonanze che producono.

Come ci chiarisce Giorgio Verzotti:

«Nelle opere di Mario Velocci l’impressione è quella di vedere rivelata la struttura segreta di un meccanismo complesso ma estremamente ordinato, reso compatto dall’impiego di bulloni, viti a farfalla, tasselli e quant’altro; a osservare meglio si svela la loro funzione segreta perché sembrano proprio le strutture interne di strani strumenti musicali mancanti della loro cassa armonica».

 

Info mostra Mario Velocci | Scultore

  • A cura di Giorgio Verzotti
  • Allestimento di Giuseppe Chigiotti
  • fino al 9 agosto 2023
  • Basilica di San Celso, Corso Italia 37, Milano
  • Ingresso libero

La mostra è occasione per presentare in anteprima il volume La Collina Sonora, con testi di Stefano Bucci, Giorgio Verzotti e fotografie di Lidia Bagnara, che documentano le opere dell’artista realizzate per la Fondazione Mastrantoni ed esposte in permanenza nel parco delle sculture di Atina, nella Valle di Comino, spettacolare angolo della provincia di Frosinone, presso l’Antica Tenuta Palombo. Un video in mostra racconta il progetto.

  • press@paolamanfredi.com
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