Liberty. Torino capitale è una gran bella mostra. Le foto

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Da non perdere Liberty. Torino capitale, grande mostra a Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica che racconta, attraverso un centinaio di opere, il fondamentale ruolo di Torino per l’affermarsi del
Liberty, un’arte che nella capitale sabauda diviene il fulcro di una storia che travolge ogni aspetto della vita e della società, definendo un’esperienza architettonica e artistica che dalle suggestioni torinesi si diffonderà in tutto il mondo.

 

La mostra è articolata in cinque sezioni; si inizia con l’immancabile esordio tutto consacrato all’eterno femminino, all’immagine, cioè, della donna che al passaggio tra Ottocento e Novecento emerge per potenza visiva e nuovo ruolo sociali stupefacenti e che l’esposizione ricolloca nella loro dimensione di eccezionalità, non solo rispetto al panorama italiano: le grandi opere di Boldini e Bistolfi, Corcos e Canonica.

Da qui si passerà all’ambiente privato de La casa moderna: accolti all’interno di un bowindow di Palazzina Turbiglio, si potrà apprezzare e comprendere la novità prorompente dell’elemento architettonico che divenne distintivo del panorama liberty torinese.

Qui ci si potrà muovere tra l’eleganza degli abiti del tempo ammirando complementi d’arredo e pregiati accessori, illuminati da un lampadario dell’Officina Mazzucotelli, e prendendo coscienza del ruolo della danza e del movimento grazie a immagini e opere quali il magnifico vaso portafrutta di Leonardo Bistolfi. Da questo evocativo interno si è poi proiettati nelle strade e quartieri di una città, Torino, capace di applicare il Liberty a ogni tipologia edilizia.

È proprio La Gran Via il cuore dell’esposizione che narra Torino, la sua architettura, il suo ruolo per l’Europa e per il mondo, a principiare dalla rivoluzionaria Esposizione Internazionale del 1902, rievocata con opere originali allora esposte e gli apparati iconografici concepiti, che presentano non solo i fermenti culturali del tempo, ma soprattutto, indagandone la materialità, portano all’essenza della rivoluzione liberty torinese.

Solo Torino ha la capacità di declinare questa storia in ogni ambito dell’edificare, poiché il Liberty connota scuole e fabbriche, case popolari e ville signorili, bagni pubblici e palazzi in oltre 500 capolavori distribuiti su tutto il territorio cittadino.

Nella quarta sezione Nuovi linguaggi per una nuova società, l’industria dell’arredamento e degli interni deflagra dall’editoria scolastica alla grafica pubblicitaria e alle riviste, in un Liberty che diviene linguaggio unificante di un Paese e di una società, trovando il proprio massimo interprete in Leonardo Bistolfi, che è il protagonista assoluto dell’ultima sala Dalla Sfinge a Città del Messico, emozionante percorso nel meccanismo della creazione artistica, che permette di seguire il farsi dell’idea dal primo schizzo al disegno, dal bozzetto al modello e al gesso preparatorio, dal marmo al bronzo dell’opera compiuta seguendo lo scultore nella genesi di alcuni grandi capolavori.

Torino innesta sul suo tessuto settecentesco una straordinaria avventura urbana e sociale, con l’arte del Liberty che ridefinisce la quotidianità della città.

L’architetto-ingegnere Pietro Fenoglio crea capolavori quali Villa Scott – protagonista del film Profondo rosso di Dario Argento – e Casa Fenoglio-La Fleur ove tutto, dai telai delle finestre ai caloriferi in ghisa e dagli stipiti in legno alle maniglie delle porte, è stato disegnato dall’artista, tanto che Rossana Bossaglia proclamerà questo edificio “[…] il più bell’esempio di architettura Liberty in Italia, certo il più puro nel senso Art Nouveau”.

Queste costruzioni introducono a un vasto insieme di ville nobiliari e palazzi destinati alla borghesia, che a propria volta preludono a esperienze originalissime quali il Villaggio Leumann, nato nel solco dello spirito del Nord Europa, ai caseggiati nei quartieri operai, artigianali e impiegatizi di Barriera di Milano e San Paolo e ai bagni pubblici presenti in tutti i quartieri della città.

Le tecniche, i nuovi materiali – come il litocemento – e le forme sinuose si adattano e applicano a ogni contesto con semplicità e grazia.

Si ridefinisce completamente il sistema decorativo della casa e dello spazio urbano, giungendo a un monumento esemplare del gusto del tempo: quell’Amedeo di Savoia duca d’Aosta, posto all’ingresso del parco del Valentino nel 1902, con cui Calandra costruisce un capolavoro del Liberty così come lo volle intendere la rivista “L’arte decorativa moderna” da lui fondata con Leonardo Bistolfi, Enrico Reycend, Enrico Thovez e Giorgio Ceragioli e che svolse la funzione di affermare, con la contemporanea Esposizione torinese, il dominio di quello stile.

Di questa stagione europea assai feconda nel superare il naturalismo in nome di un simbolismo decorativo, la mostra di Palazzo Madama rende conto con grandi sezioni strutturate intorno a una parola chiave: metamorfosi.

Il passaggio tra Ottocento e Novecento può, infatti, essere considerato quale un grande processo di metamorfosi estetica, sociale, geopolitica.

Info mostra Liberty. Torino capitale

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