Inedito Toti Scialoja nel centenario dalla nascita. Grande mostra al MACRO Roma

MACRO - Toti Scialoja - © Paolo Landriscina Photographer

Tele dal grande formato ed accesi colori invadono la Sala ENEL 1 del MACRO_Museo d’arte contemporanea di Roma in cui è allestita, fino al 6 settembre, la mostra che celebra il centenario della nascita di Toti Scialoja: 100 Scialoja. Azione e Pensiero, promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma, dall’Accademia di Belle Arti di Roma e dalla Fondazione Toti Scialoja. In esposizione numerosi capolavori di pittura, scenografia e grafica dell’infanzia prodotti da uno dei maggiori esponenti dell’arte italiana contemporanea e selezionati attraverso una scelta metodologica e concettuale ben precisa ovvero quella di proporre un allestimento basato solo sugli Scialoja di Scialoja ovvero le opere provenienti dalla sua collezione personale e oggi custodite presso la Fondazione Toti Scialoja.

Numerosi i lavori inediti presentati nell’esibizione, il cui sottotitolo Azione e pensiero riassume una riflessione dello stesso artista, cosciente della sua poliedrica ricerca: un percorso, il suo, manifestatosi inizialmente attraverso la poesia ed il disegno per poi rivolgersi principalmente alla tecnica pittorica – pratica artistica attraverso cui raggiunse fama e notorietà a livello internazionale – e al teatro indossando i panni di scenografo, costumista e drammaturgo.

Complesso e sfaccettato artista, Toti Scialoja nasce a Roma nel 1914 mostrando fin da giovane la sua propensione per l’arte grafica e poetica. Nel 1939, infatti, un suo disegno è segnalato dalla giuria della Quadriennale di Roma. In quegli anni frequenta la Galleria La Cometa (http://www.artapartofculture.net/2014/03/15/per-un-pugno-di-uomini-e-donne-libero-de-libero-galleria-la-cometa-e-gli-anni-30-e-40-dellarte-in-italia/), dove incontra Corrado Cagli, esponente della Scuola Romana, che, riconoscendo immediatamente il suo talento creativo, lo incoraggiò nel proseguire dedicandosi esclusivamente alla pittura.  Il 1940 è l’anno della sua prima personale alla Galleria Genova, sita nel capoluogo ligure, dove espose una serie di disegni. Nel 1943, dopo una personale a Torino incentrata su disegno e pittura, esordisce a teatro come scenografico e costumista nel testo settecentesco Opera dello straccione (The Beggar’s Opera) del britannico John Gay.

Conclusa la seconda guerra mondiale, abbandona l’espressionismo ed il cubismo analitico – specifico del suo periodo acerbo – per approdare definitivamente all’astrattismo, stile abbracciato abbandonando l’uso del pennello per dipingere con mezzi non convenzionali: stracci, stoffe e vinavil adoperato come agglutinante per il colore.

Nell’estate del 1957, a Procida, inventa la tecnica dello stampaggio, culminante con la nascita delle Impronte, esposte per la prima volta l’anno successivo alla galleria La Salita di Roma. All’inizio degli anni Sessanta ritorna ai componimenti in versi e alla scrittura pubblicando, nel decennio successivo, libri di poesia nonsense per bambini da lui illustrati come Amato topino caro (1971), La zanzara senza zeta (1974), Una vespa! che spavento (1975) e Ghiro, ghiro tonto (1979), in cui il componimento redatto è alternato a simpatici e buffi animali raffigurati col suo caratteristico e velocissimo guizzo.

Dopo un periodo vissuto all’estero, tra America e Parigi, in cui conobbe e frequentò i principali esponenti dell’arte, suoi contemporanei come Rothko e Motherwell, ritorna in Italia, dove fu accolto con la nomina di direttore dell’Accademia di Belle Arti di Roma, presso cui aveva insegnato per molti anni.

L’inizio degli anni Settanta determinarono una svolta anche in ambito pittorico registrando il ritorno al colore – caratterizzato da ritmate forme rettangolari disposte lungo tutta la superficie del dipinto – e, dalla seconda metà degli anni Ottanta, alla gestualità e a un pigmento brillante, quasi accecante come la luce della Sicilia e di Gibellina dove soggiorna a lungo dando vita ad un importante laboratorio artistico. Luce e gestualità, come cancellazione della tela, lo accompagneranno fino ai suoi ultimi giorni, lasciandoci all’età ottantaquattro anni (Roma, 1998).

A cento anni dalla sua nascita la mostra 100 Scialoja illustra il suo viaggio nel mondo dell’arte attraverso una vasta panoramica di opere che procede dalle piccole e prime tele di matrice espressionista degli anni Quaranta agli ultimi grandi telieri, inediti, della fine degli anni Novanta, passando per la famosa serie delle Impronte della seconda metà degli anni Cinquanta, sintomatiche di un’attrazione emotiva e stilistica verso il movimento dell’espressionismo astratto americano cui fu a contatto tra il 1955-1965 nel suo soggiorno USA, che gli valse il consolidamento della sua fama e notorietà internazionale.

Parte importante dell’esposizione è, inoltre, dedicata al teatro. Esemplare lavoro prodotto in quest’ambito è la Macchina a pettine – qui esposta per la prima volta e, per l’occasione, restaurata dagli artigiani di Gibellina, suoi originali realizzatori, e ridipinta dagli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma – ovvero una delle cinque originali macchine sceniche create da Scialoja per l’opera di Rosso di San Secondo, il Ratto di Proserpina andato in scena nel 1986 per il cartellone teatrale Orestiadi di Gibellina.

Un accurato approfondimento, concernente la scrittura e la grafica per l’infanzia, conclude il percorso della personale dell’artista. Appassionato e accanito lettore di libri fin dall’età di sei anni, come da lui stesso affermato, Scialoja si forma sui grandi illustratori per l’infanzia: da Antonio Rubino ad Attilio Mussino, da Doré a Grandville. Accanto ai bozzetti dei costumi e delle macchine da scena ideate da Toti è, infatti, documentato, attraverso una carrellata di filastrocche e illustrazioni autografe tratte dalle quattro sopracitate pubblicazioni per bambini degli anni Settanta, il suo interesse verso tale produzione. Leggibili disegni e semplici acquarelli preparatori sono posti a confronto con la scrittura e il non-sense continuamente messo in atto dallo stesso artista, devoto alla lezione dell’inglese Edward Lear. Un’intensa esperienza che terminò nel 1979 quando, come egli affermò: «mi sono accorto del nascere di una vena inattesa per cui la poesia non era più rivolta a qualcuno in generale, o ai bambini in particolare, ma principalmente a me stesso. Era un mio modo di espressione senza più predeterminazione.» (tratto dall’intervista a Toti Scialoja pubblicata sul blog Prìncipi & Princípi http://principieprincipi.blogspot.it/2011/08/maestri-8-toti-scialoja.html).

  • 100 Scialoja. Azione e Pensiero
  • fino al 6 settembre 2015
  • MACRO – Museo d’arte contemporanea di Roma
  • Sala ENEL 1
  • Via Nizza, 138 – 00153 – Roma
  • ingresso a pagamento: martedì-domenica 10:30-19:30 (la biglietteria chiude un’ora prima)
  • info: tel. +39 06.0608
  • http://www.museomacro.org | macro@comune.roma.it
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Buglioni Maila è storico dell’arte e curatore di mostre. Fin da piccola ha manifestato un innato interesse verso ogni forma d’arte: dalle arti visive alla danza, dal teatro all’architettura. Dopo il diploma presso l’Istituto d’Arte Sacra Roma II, ha proseguito gli studi all’Università ‘La Sapienza’ di Roma, dove ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’arte contemporanea. Ha collaborato con l’associazione turistica Genti&Paesi in qualità di guida turistica nella città di Roma. Collabora attivamente con altre riviste specializzate del settore artistico. Nel 2013 ha collaborato alla realizzazione di Memorie Urbane - Street Art Festival a Gaeta e Terracina.

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