Raccontano Vera Suprani e Claudio Oliva, da poco rientrati dal Myanmar che “partecipare ad un festival internazionale sito ad undicimila chilometri dall’Italia è un’importante occasione per verificare la comunicatività del proprio lavoro mettendolo in contatto con differenti culture, ma anche una grande esperienza personale e professionale per gli artisti. Nelle nostre intenzioni il viaggio in Birmania avrebbe dovuto, come è in effetti stato, soddisfare ambedue queste condizioni. Il Myanmar (da qualche anno è questo il nome ufficiale dello stato in tutto il mondo) è una terra difficile non tanto a causa dei suoi abitanti-un popolo mite e bendisposto verso gli stranieri-quanto per le proibitive condizioni sociopolitiche ed economiche in cui da troppo tempo versa il paese, governato per decenni da una feroce dittatura militare: Teatro Deluxe ha deciso di attraversarlo per 28 giorni”. Da questo viaggio hanno riportato impressioni ed immagini che affidano ai lettori di art a part of cult(ure) con una “galleria che costituisce il diario per immagini di un vissuto testimoniale e partecipe del mondo con cui ci si è relazionati. Parte proprio da qui la scelta di raccogliere materiale video-fotografico per la realizzazione dei progetti artistici Tribe ed Elementa”.
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La cultura della contemporaneità nelle sue molteplici declinazioni
Non si capisce dal trafiletto cosa è stato fatto nei 28 giorni in Myanmar. Spettacoli teatrali? Dove? E la reazione quindi qual è stata?
Teatro Deluxe sta lavorando da alcuni anni a progetti fotografici/performativi. Sono stati in Myanmar per proseguire questa ricerca. Alcune foto fanno parte di queste. Le ultime quattro appartengono al progetto Tribe e sono state scattate nei 28 giorni di viaggio, così come quella dal titolo Elementa.
Sul loro sito (clicca su Teatro Deluxe) scopri un po’ di cose, oppure leggi qui http://www.informazione.it/c/B361764B-C4E5-4FEA-AF42-D9E707EB3534/TEATRO-DELUXE-vola-in-MYANMAR-ospite-di-IMMAF-Simposio-Internazionale-di-Arte-Contemporanea.