Cosa si conta davvero. Ce lo spiega Tatiana Trouvé da Gagosian a Roma

Ha annunciato il suo arrivo con un invito sigillato e scritto di proprio pugno, come fosse la partecipazione ad un appuntamento segreto: con la sua prima mostra alla Gagosian di Roma Tatiana Trouvé torna a esplorare tempo, spazio e memoria. Lo stesso titolo I cento titoli in 36.524 giorni rimanda all’enumerazione dei giorni presenti in un anno, raccolti in una grande installazione raffigurante due valigie realizzate in bronzo e rame. A cosa fanno riferimento questi cento titoli? Ai cento diversi titoli che la mostra ha assunto durante un anno? Qualsiasi sia la risposta, quelle valigie fanno pensare subito ad un viaggio, ad uno spostamento che l’artista compie virtualmente con le sue opere: fra disegni, sculture e installazioni l’artista traccia un confine tra realtà e finzione, tra razionale e irrazionale che si declina in una triplice rappresentazione.

La prima dimensione è quella di oggetti che sembrano essere stati abbandonati e riecheggiano del passaggio di vite appena vissute (Untitled, Equivalence, 2013); nell’installazione The Guardian (2013) la presenza – quasi nell’accezione sciamanica tipica di Beuys – di un custode di segreti nascosto nella parete, in attesa di tornare a far visita allo spettatore, fa capolino all’improvviso.

Prendendo a prestito dal padre un occhio architettonico nella propria composizione, l’artista trasforma lo spazio ovale in un dialogo dinamico fra le varie opere. Ciò che si riesce a percepire attraversando gli spazi bianchi del freddo white cube tipico della Gagosian è un’intimità ritrovata, costruita dall’artista grazie ad oggetti senza nome che raccontano storie, disegnando un fil rouge che pare impercettibile, ma che viene emanato da ogni forma presente. Come sorte di archi e frecce le lamiere metalliche di Untitled (2009) o de I tempi doppi (2013) si dispiegano plastiche riempiendo lo spazio circostante in quelli che vengono definiti come “drammi ambientali”. Sulla parete antistante i vari disegni della serie Untitled (2013) costruiscono un viaggio in spazi immaginari, nei quali l’occhio si perde rincorrendo un punto di fuga immaginato, percepito dall’osservatore che in quella dimensione immersiva non riesce più a rintracciare un contatto con la realtà.

Nella serie Refoldings mucchi di imballaggi dismessi affollano uno spazio che diventa una sorta di magazzino da inventario. Avvicinandosi, ci si rende conto che non si tratta di insiemi di carte, cartoni o tessuti, quanto di fusioni in bronzo, cemento e cera, che grazie ad un complesso processo di ossidazione riescono nel tentativo di emulare cumuli di vecchi materiali abbandonati.

A terra un paio di scarpe nere disegnano un potenziale salto verso un’altra dimensione, i fili metallici che tengono due lampadine si torcono come nell’abbraccio di due mondi opposti.

All’improvviso, una luce.

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Info mostra

  • Tatiana Trouvé
  • 22 novembre 2013 – 4 gennaio 2014
  • Gagosian Gallery
  • Via Francesco Crispi, 16 – 00187 Roma
  • martedì – sabato 10.30-19.00 e su appuntamento
  • t 06.4208.649 – roma@gagosian.com; www.gagosian.com
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Alessandra Caldarelli (Roma, 1988) si è laurata in Storia dell'Arte a luglio 2012 presso l'Università di Roma "La Sapienza" con il profilo "Curatore di arte contemporanea". Tra le sue esperienze finora annovera una collaborazione come mediatrice culturale con il MAXXI B.A.S.E. in occasione del ciclo di mostre Contemporaneo.doc (dicembre 2010-febbraio 2011) e con il Dipartimento Educazione del MAXXI (ottobre 2011-giugno 2012). Ha partecipato al progetto PICA indetto dal Comune di Roma per il progetto "Il pubblico nei musei e nel territorio" (dicembre 2011-luglio 2012) presso i Musei Carlo Bilotti e Pietro Canonica e al momento sta svolgendo uno stage presso la galleria 1/9unosunove di Roma. Collabora anche con la rivista di settore Exibart.

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