Sul concetto di Paesaggio al Mart di Rovereto in mostra da Marina Abramović alla Z di Du Zhenjun

"Perduti nel paesaggio": Huang Yan - Shangshui Tattoo Series 1 - # 3

Il percorso espositivo curato da Gerardo Mosquera  al Mart Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto propone, con Perduti nel Paesaggio/ Lost in Landscape, una riflessione originale sul concetto di paesaggio.

Attraverso le opere di oltre 60 artisti provenienti da tutto il mondo, molti dei quali presentati per la prima volta in Italia, Mosquera intende indagare quella sensazione osmotica e al contempo straniante che accompagna la percezione che ha l’ uomo contemporaneo dell’ altrove, del circostante, del paesaggio tout court. In mostra oltre 170 fotografie, 84 opere pittoriche, 10 video, 4 video-installazioni, 4 installazioni, 4 interventi context specific (Gonzalo Diaz, Takahiro Iwasaki, Glexis Novoa e Cristina Lucas), 1 progetto web specific (Simon Faithfull), 1 libro d’artista (Ed Ruscha).

Esaminando la naturale propensione umana ad appropriarsi dell’ambiente, a identificarsi e a dialogare con esso, la mostra affronta il tema del paesaggio non come genere artistico ma come mezzo per la costruzione di senso, offrendo al visitatore un’ esperienza di forte impatto estetico e di riflessione mediante le opere esposte e la loro articolazione nello spazio.

Gerardo Mosquera scrive nel testo in catalogo (Edizioni Mart) che il significato del termine “paesaggio” definisce allo stesso tempo “sia la percezione di un determinato luogo, sia la sua rappresentazione”, rendendo inseparabili fra loro l’oggetto dal soggetto, l’ambiente dal suo abitante.
La dialettica tra distanza, oggettività, appropriazione e soggettività, si produce perché il paesaggio è una realtà fisica, culturale, sociale come raccontano le opere di Bae Bien – U. L’ artista fotografa una pineta muovendosi al suo interno, gli alberi sembrano ingabbiare lo sguardo procurando un senso di smarrimento, in realtà è lei che domina il paesaggio mostrandoci il bosco in una propria operazione percettiva culturalmente condizionata. Per contro, nel video di Marina Abramović, Stromboli 2002, vediamo l’artista distesa sulla battigia, inerme, abbandonata allo sciabordio delle onde che inizialmente sembrano cullarla per poi travolgerla l’ istante successivo, immagini che ci riconducono alla nostra finitezza di fronte alla potenza della Natura. Non manca nel percorso di Mosquera la riflessione sull’ urbanizzazione contemporanea che ha raggiunto livelli parossistici in nazioni in forte crescita come la Cina, paese da cui proviene Du Zhenjun che attraverso le sue iconiche torri di Babele, sorta di architetture piranesiane post moderne, denuncia le piccole e costanti apocalissi umane.
Nella mostra si susseguono vari esempi di aggressioni al paesaggio che si potrebbero definire come paesaggi negativi, ma che in realtà sono immagini che propongono la rottura dello stereotipo che associa il paesaggio esclusivamente ad una bellezza bucolica o pittoresca. Il paesaggio può anche essere sgradevole, tragico, spaventoso, coniugare pulsioni estetiche di diverso segno. Tra le immagini più impressionanti in questo senso ci sono le fotografie aeree di Emmet Gowin nel campo di esperimenti nucleari del deserto del Nevada. Questo paesaggio lunare diventa una sineddoche della possibilità di un pianeta distrutto dalla deflagrazione nucleare e che può anche essere metafora dei continui attacchi dell’ uomo, più lenti ma non meno distruttivi, all’ ecosistema. Tuttavia il paesaggio è altresì in grado di rispondere, non è oggetto unicamente passivo: Vandy Rattana lo illustra con ottimismo. Gli idillici stagni delle sue fotografie in Cambogia sono il risultato dell’ assimilazione da parte del paesaggio tropicale dei crateri lasciati dalla guerra nel sudest asiatico. E’ l’ ipotetica auto guarigione della natura, che ha creato nuovi ambienti ecologici a partire dalle ferite di una violenta aggressione.
In alcuni artisti poi, la rappresentazione del paesaggio diviene spunto e pretesto per fissare e condensare in frames lo scorrere del tempo. E’ ciò che accade con le tele minimaliste di Pablo Cardoso che, attraverso una sequenza di 70 piccoli oli, descrive da distanze e ore diverse un paesaggio in costante mutamento. Si tratta di un esperimento che ha precedenti in Monet ma che riunisce in una sola opera la sequenza visiva del processo, è un paesaggio in fieri in cui il tempo circoscritto in frammenti visivi diviene melodia.
Perduti nel paesaggio / Lost in Landscape si apre con la prima immagine completa dell’ universo, composta recentemente con i dati rilevati dal satellite Planck. E’ il “paesaggio totale”, un ipotetico superamento delle contemporanee colonne d’ Ercole, un tentativo di rappresentare in un’ unica immagine-riassunto l’intero universo. Partendo da questo paesaggio immateriale e onnicomprensivo, gli artisti in mostra declinano il lemma paesaggio / landscape illustrando il loro personale universo.
Il progetto espositivo, senza la minima preoccupazione enciclopedica e tassonomica, espone alcune delle molteplici varianti attraverso cui il paesaggio diviene medium per la costruzione di messaggi, di identità. Il percorso, sviluppato per contrappunti, si conclude lasciando il visitatore in una sorta di limbo, di “non luogo”, perso – per l’appunto – in uno spazio in cui le differenti visioni si condensano perfettamente nella frase che Calvino mette in bocca a Marco Polo nelle Città Invisibili, e che il curatore pone come incipit della mostra “Il viaggiatore riconosce il poco che è suo, scoprendo il molto che non ha avuto e non avrà”.

Info

  • Perduti nel Paesaggio/ Lost in Landscape
  • Artisti in mostra
    Marina Abramović, Tarek Al Ghoussein, Lara Almárcegui, Analía Amaya, Carlo Alberto Andreasi, Massimo Bartolini, Gabriele Basilico, Bae Bien-U, Bleda y Rosa, Fernando Brito, Luis Camnitzer, Pablo Cardoso, Jordi Colomer, Russell Crotty, Gonzalo Dìaz, Simon Faithfull, Fischli & Weiss, Carlos Garaicoa, Emmet Gowin, Carlo Guaita, Andreas Gursky, Rula Halawani, Todd Hido, Huang Yan, Carlos Irijalba, Takahiro Iwasaki, Isaac Julien, Anselm Kiefer, Iosif Kiraly, Hong Lei, Glenda Leòn, Yao Lu, Cristina Lucas, Armando Lulaj, Rubens Mano, Arno Rafael Minkkinen, Richard Mosse, Sohei Nishino, Glexis Novoa, Sherman Ong, Gabriel Orozco, Alain Paiement, Junebum Park, Paul Ramìrez Jonas, Vandy Rattana, Szymon Roginski, Ed Ruscha, Guillermo Santos, George Shaw, Gao Shiqiang, David Stephenson, Davide Tranchina, Carlos Uribe, Agnès Varda, Verne Dawson, Michael Wolf, Catherine Yass, Kang Yong-Suk, Du Zhenjun.
  • A cura di Gerardo Mosquera
  • Mart – Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto
  • dal 5 aprile 31 agosto 2014
  • http://www.mart.trento.it/perdutinelpaesaggio

 

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A seguito dei miei studi in ambito storico-artistico e dei miei interessi, ho sempre cercato di promuovere e diffondere la conoscenza dell’ arte nelle sue diverse forme. Faccio parte della Delegazione FAI (Fondo Ambiente Italiano) di Bologna dal 2007 e grazie alla mia collaborazione con gallerie sia italiane che estere, ho avuto modo di conoscere e curare il lavoro di diversi artisti contemporanei (come James Casebere, Marcus Harvey, Candida Hofer, Michael Joo, Harland Miller, Anxiong Qiu, Beverly Semmes).

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