Gita al Faro. Incontri con gli autori: Elisa Ruotolo

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Elisa Ruotolo

Concludiamo gli  incontri con gli autori che quest’anno hanno partecipato a Gita al Faro con  l’intervista ad Elisa Ruotolo.

È sempre più forte la sensazione che tutti noi desideriamo soprattutto farci raccontare delle storie, che abbiamo fame di racconti. Abbiamo davvero solo bisogno di narrazione?

Si ha bisogno di molto, per vivere. Tra il molto non penso si possa attribuire un ruolo ancillare alle storie. Per quanto mi riguarda, potrei – logicamente potrei – vivere senza narrazioni. In fondo potrebbe farlo chiunque. Ma che ne sarebbe delle nostre giornate? La lettura e la scrittura (ciascuna a suo modo) allargano le nostre esistenze. Ci permettono di accogliere altro tempo nel nostro e quindi di dilatarlo; di vivere vite che rischieremmo di non attraversare mai; di passare attraverso dolori che, normalmente, porterebbero alla fine, senza tuttavia morirne.

Da dove nascono le tue storie?

Onestamente non so da dove provengano. La prima sensazione che avverto assomiglia a una scintilla in una caverna: la luce di zolfanello subito divorata dal nero. Il passo seguente è quello di schiarire il buio, di capire dove porti quel guizzo. E’ un lavoro di scoperta per me stessa, che ogni volta scrivo “senza trama e senza finale” come diceva Čechov. Mi piace non avere progetti definiti, andare avanti ripetendo i modi della vita.

Di cosa parli con maggior coinvolgimento quando vuoi raccontare la vita reale? Famiglia, amore, crescita personale, oppure hai un tuo percorso meraviglioso?

Mi accorgo di parlare molto spesso dei rapporti famigliari, forse per la loro complessità e inesauribilità. Difatti ci sono infiniti modi di esser padre, madre, figlio… Mi interessa la famiglia e i suoi modi di mutarsi da nido a luogo di contrasti e incomprensioni. Non attingo direttamente dal mio vissuto, perché in genere alla scrittura chiedo che mi porti lontano da me e dal mio mondo.

Che faccia hanno i tuoi lettori? Cosa credi li affascini della tua scrittura?

I lettori che più apprezzano la mia scrittura sono quelli che a un libro non chiedono una lingua vicina al parlato, quelli che accettano di seguire il ritmo di una pagina svolta con cura, quelli che non vivono questa cura come limite, ma come dono.

Perché hai deciso di partecipare a Gita al Faro? Cosa ti ha convinto a dire sì? Ti era già stato chiesto?

E’ la prima volta che mi è stato chiesto di partecipare. Mi incuriosivano la tipologia del Festival, l’isolamento e il confino come promessa. Inoltre finora non mi sono mai misurata con la “commissione” di un testo da produrre in un tempo  e in un luogo precisi.

È la prima volta che sei “costretto” a un eremitaggio letterario?

Sì, è la prima volta in modo pubblico o ufficiale, ma in privato e ufficiosamente lo faccio di continuo mentre scrivo.

Sei mai stato prima a Ventotene?

No, sarà la mia prima volta e la guarderò con occhi vergini.

Cosa porti di te nell’Isola?

Tutto, ovunque si vada portiamo con noi sempre tutto.

Cosa cerchi nell’Isola?

L’isolamento che promette.

Cosa pensi potrebbe mancarti (persone, cose, emozioni…) sull’isola e cosa invece non vorresti ti mancasse?

Temo potrebbero mancarmi i libri che mi sono cari e che mi assistono sempre durante la scrittura con le loro voci e il loro chiacchiericcio benigno. Non vorrei mi mancasse la concentrazione necessaria e vedere con chiarezza la storia che scriverò.

Conosci qualcuno degli altri scrittori? Pensi che sull’isola riuscirai a destrutturare o a confermare le impressioni sui tuoi compagni di confino?

Conosco Marcello Fois (anche e soprattutto per averlo letto), come si può dire che conosca molti degli altri autori a partire dalle loro opere. Sull’isola  immagino di confermare tutto il bene che penso circa i miei compagni di eremitaggio.

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Giornalista pubblicista dal 2012, scrive da quando, bambina, le è stato regalato il suo primo diario. Ha scritto a lungo su InStoria.it e ha aiutato manoscritti a diventare libri lavorando in una casa editrice romana, esperienza che ha definito i contorni dei suoi interessi influendo, inevitabilmente, sul suo percorso nel giornalismo. Nel 2013 ha collaborato con il mensile Leggere:tutti ma è scrivendo per art a part of cult(ure) che ha potuto trovare il suo posto fra libri, festival e arti. Essere nata nel 1989 le ha sempre dato la strana sensazione di essere “in tempo”, chissà poi per cosa...

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