IndipendenteMente #22. I segreti non taciuti diventano guai

immagine per Luca BrunoniLuca Brunoni in Silenzi racconta uno spaccato di vita nella Svizzera rurale degli anni 50 dipanando una storia certamente emblematica per quel che riguarda un certo stile di vita legato; l’uso del tempo è funzionale perché permette di raccontare realtà comune in quel periodo – cioè le vessazioni dalla povertà e dal sopruso– ancorandola saldamente a tematiche sociali attualissime, prima fra tutte la questione degli affidi di minori senza genitori.

Le vite spezzate, in sostanza, sono quelle di ieri come quelle di oggi, e questa è un’inevitabile riflessione che sale a galla prepotentemente.

A rendere la lettura appassionante non è solo questo doppia valenza temporale (una reale, l’altra interpretativa), ma anche la struttura stessa del romanzo che, suddiviso in due capitoli, aiuta il lettore a fasi permeare dalla storia nel modo più naturale.

L’inizio, intimo e riflessivo, in cui la voce narrante è quella della protagonista (una ragazzina di tredici anni che nella vita ha più inciampato che camminato), lascia il posto a una seconda parte affidata a un narratore esterno che racconta le vicissitudini del villaggio in cui Ida – questo il suo nome – viene trasferita in seguito alla perdita della madre, per essere affidata a una famiglia mai vista prima.

Se inizialmente si innesca un meccanismo di affezione ed empatia, subentra poi la diretta ricezione dei fatti, così come sono avvenuti: dall’emozione si passa alla cognizione che permette di assorbire i contenuti fino ad allora solo letti.

I dolori, le incertezze, gli stenti che si “sentono” nella prima parte è come se si oggettivassero ai nostri occhi, permettendoci di comprendere ogni sfaccettatura, non solo della protagonista, ma anche degli altri personaggi e, con essi, anche il corposo scenario della storia.

Ma non c’è solo Ida, prima di tutto Noah di cui è bene non dire nulla perché la loro amicizia è tutta da leggere; poi ci sono Greta e Arthur, i genitori affidatari di Ida, pieni zeppi di disarmonie e di verità celate; c’è il sindaco Bastian Feld e i suoi due figli, fondamentali per lo svolgersi della storia; c’è Emil, che scompare creando un rincorrersi di sospetti e accuse tra i paesani e tanti, tanti altri.

Ma soprattutto c’è un personaggio difficile da incontrare “realmente”, seppur ingombrante: l’asfittica società del paesino in cui si trova catapultata la protagonista; i pettegolezzi, le chiacchiere, la morbosa e invadente attenzione per ogni mossa, scelta o peccato compiuto.

Nel delineare tutto questo, la narrazione diventa corale, e paradossalmente più aumentano le voci, più si sente il peso del silenzio: è la stessa Ida a capire ben presto che alcune cose, pur sapendole, non devono essere dette perché i segreti e i misteri esistono finché sono taciuti, dopo diventano guai.

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