Acqua Corrente. La Fotografia racconta il territorio abruzzese e una Comunità energetica

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L’8 maggio alle ore 18:30, presso Officine Fotografiche a Roma, ci sarà la presentazione del libro Acqua Corrente, con fotografie di Simona Filippini, Yvonne De Rosa e Alfredo Corrao, un progetto che racconta del territorio abruzzese, della storia di un piccolo borgo e della sua centrale idroelettrica.

Nel 1910 a Villetta Barrea (AQ), un piccolo borgo abruzzese immerso nel verde del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, venne costruita quella che la popolazione villettese avrebbe affettuosamente denominato La Centralina, una centrale idroelettrica.

Nel tempo, divenne per gli abitanti un elemento importante della loro quotidianità e del loro immaginario, ma progressivamente la centralina venne messa in disuso, diventando per il comune di Villetta Barrea, in un certo senso, “un parente scomodo”, una presenza la cui sorte era sospesa, giacendo lì inerme in perenne attesa. Nelle case della zona, ai giorni nostri, i ragazzi ascoltano racconti, diventati quasi leggende, di quando nonni e genitori la frequentavano come un caro amico, bagnandosi e divertendosi con le sue acque.

Oggi, grazie ad un accordo tra il comune di Villetta Barrea e EnergRed, società che si occupa di energia green, La Centralina è tornata a mettere in moto le sue turbine, rendendo il borgo la prima “nZEC” d’Italia (Near Zero Eneergy Community), favorendo, così, il benessere degli abitanti e dell’ambiente.

Oltre a questa importante opera pubblica di rimessa in uso, EnergRed si è resa committente anche di un altro tipo di opera, un racconto per immagini, Acqua Corrente, un libro, con fotografie di Simona Filippini, Yvonne De Rosa e Alfredo Corrao, che indaga visivamente la storia del borgo abruzzese, il suo passato, ma anche il suo futuro.

Nel libro, pagina dopo pagina, l’elemento dell’acqua è evocato come qualcosa di familiare che genera vita, come simbolo di un flusso vitale che attraversa il tempo e lo spazio.

Bagnata dal fiume Sangro, Villetta Barrea abbevera la sua storia, la sua cultura, le sue tradizioni in questo elemento naturale che viene rivelato, nel progetto dei tre fotografi, come un concetto, non tanto come paesaggio contingente. Come una Grande Madre, in cui risiede l’origine e da cui attingere linfa.

Quatran di Simona Filippini, Rottami d’oro e d’argento. Totale Grammi 135 di Yvonne De Rosa e Reciproco di Alfredo Corrao sono accomunati da questo intento evocativo, ma i loro sguardi si soffermano su modalità narrative differenti, rivolgendo i loro obiettivi fotografici su differenti parti della storia del paesino abruzzese.

Corrao e De Rosa, infatti, fanno confluire la loro narrazione visiva lungo le sponde del passato, un passato di tracce per Corrao, un passato di leggende e tradizioni per De Rosa.

Reciproco ricorda la ricerca antropologica e fenomenologica di Mario Cresci, avviata a Matera negli anni Settanta. Un’indagine dettagliata, quella di Corrao, tesa a raccogliere le tracce del tempo, che siano esse racchiuse nella corteccia robusta di un albero o sul viso rugoso di un signore anziano, sui graffiti di un muro o sulle mani segnate dalla terra, su lapidi innevate o sul manto di animali leggendari.

Nel racconto di Corrao, oltre al passato e alla ricerca delle sue tracce, entrano in dialogo l’elemento ancestrale con i dati contingenti, l’occhio di un cavallo che sembra trasportarci all’origine di tutto con i dettagli urbani come una ringhiera di ferro o i nomi dei membri del centro sociale anziani di Villetta.

Questo movimento tra l’immaginifico e l’elemento fattivo crea una sensazione di sospensione tra passato e presente che genera nell’osservatore una riflessione sulla rappresentabilità del tempo e della storia.

Con Rottami d’oro e d’argento. Totale Grammi 135, invece, Yvonne De Rosa si proietta, come Corrao, in una dimensione che cerca di tessere le fila di una storia remota, di raccontare l’origine del presente partendo dal renderne manifeste le fondamenta temporali, ma il suo approccio si àncora maggiormente ad una lettura mitologica e rituale del passato, e non fenomenologica, rivelando, visivamente, le tradizioni e i costumi villettesi che si tramandano di generazione in generazione.

Il suo progetto trae spunto da una storia realmente accaduta che parla di forza femminile e di spirito collettivo: in periodo di guerra, in assenza di uomini, impegnati al fronte, le donne di Villetta Barrea donarono i loro averi per una colletta comune con cui sostentare l’intero paese.

La vicenda, testimoniata nel progetto di Yvonne De Rosa, dalla riproduzione delle pagine ingiallite del registro su cui compaiono i nomi delle donne partecipanti, è il punto di partenza di una narrazione per immagini che parla di identità storica e di identità tramandata, di come sia possibile rendere questo concetto astratto rappresentabile.

De Rosa trova la soluzione a questa domanda alternando frammenti di realtà, dettagli che evocano il trascorrere del tempo, con ritratti di donne e ragazze che indossano i costumi della tradizione locale, creando, come Corrao, una dimensione altra che genera straniamento.

L’approccio, invece, più contemporaneo, tra tutti e tre i fotografi, è quello di Simona Filippini, con Quatran. L’autrice, solita a dedicarsi a progetti dal taglio sociale e formativo, diversamente dai suoi colleghi, ha proiettato il suo sguardo ad una dimensione futura, raccontando, con un progetto partecipato, le nuove generazione del paese.

Creando un gruppo di giovani villettesi disposti a raccontare il proprio territorio e sé stessi con la macchina fotografica, si è presa il tempo per conoscerli e farsi conoscere e in seguito iniziare con loro un percorso narrativo per immagini.

Le immagini di Quatran, parola che in dialetto abruzzese significa “ragazzi”, si alternano senza un’effettiva paternità, mescolando le fotografie di Filippini con quelle dei ragazzi, creando un flusso unico, un atlante visivo che ha come unico scopo quello di testimoniare la spinta del paese oltre l’oggi.

In maniera più concreta e figurativa, in questo lavoro, compare l’acqua e il fiume, la vividezza del futuro sembra rispecchiarsi nella definitezza del movimento delle acque, nella sua cristallinità e nella sua purezza. A dialogare con l’elemento dell’acqua, i ritratti in bianco e nero dei ragazzi, la natura innevata, le strade del paese, gli edifici illuminati, il fuoco, la vita domestica, l’umanità e la quotidianità dei ragazzi di Villetta Barrea.

Acqua Corrente Fotografie di: Alfredo Corrao, Yvonne De Rosa e Simona Filippini

  • Testi di: Silvana Bonfili e Chiara Capodici
  • Commissionato da: EnergRed
  • Prezzo: 25 euro
  • Book design: Luigi Cecconi e Gabriele Savanelli
  • Pagine: 227

Presentazione del libro Acqua Corrente

  • 8 maggio 2024, ore 18:30
  • interventi di: Simona Filippini, Alfredo Corrao, Yvonne De Rosa, Chiara Capodici, Silvana Bonfili; Ing. Moreno Scarchini (CEO EnergRed)
  • Officine Fotografiche – via Giuseppe Libetta 1
  • ingresso libero fino ad esaurimento posti
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Laureata in Lettere e Filosofia indirizzo giornalistico con una tesi sulla fotografia psichiatrica, con citazione di tale ricerca nella versione anastatica di “Morire di classe” (Einaudi, 1969), fotoreportage di Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin che nel 2009 Duemilauno-Agenzia Sociale ha ristampato, è giornalista pubblicista dal 2008. Dal 2010 lavora presso Palombi Editori in mansioni commerciali e di distribuzione. Ha scritto per numerose riviste d'arte e curato mostre seguendo autori che praticano il linguaggio fotografico e progetti di critica fotografica. Tale attività prosegue attualmente.

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