Focus on – Sicilia. Andrea Bartoli Farm Cultural Park, Favara

Esiste un luogo, che quando lo attraversi, quando lo respiri, quando lo scruti da varie angolazioni, ti sembra cristallizzato in un tempo e in una dimensione antica. Un luogo dove se ti siedi nella piazza principale per sorseggiare un caffè o scrivere dei pensieri e ti senti proiettato in ambientazioni cinematografiche dalle atmosfere alla Tornatore. Ma allo stesso tempo accade anche, che se incuriosito ti addentri nei vicoli che salgono e scendono, con un silenzio in alcune ore del giorno quasi surreali per chi abituato al caos cittadino, girando arrivi a dei cortili, sette per l’esattezza. Corti create da piccoli palazzotti, dove se ti fai guidare da una intelligente curiosità, puoi ritrovarti in giardini di araba memoria, dove il profumo di piante fiorite ti avvolge e ti stordisce. Ed è in questo luogo che la contemporaneità ti si staglia dinanzi lo sguardo, e ti fa comprendere che il passato e l’oggi e il domani vivono in questo spazio tutti insieme mescolandosi armonicamente. Questo luogo esiste davvero. Porta il nome di Favara, piccolo comune della provincia di Agrigento, e il progetto di cui raccontiamo in quest’intervista è FARM CULTUR PARK,  contenitore di mostre, di workshop, di passaggi, di incontri, immerso in un clima di responsabilità per il mondo di domani.
D’altronde “l’arte salva i popoli e ne rivela l’identità”.
Andrea Bartoli, ideatore, fondatore e promotore, insieme alla moglie Florinda e a tanti preziosi collaboratori, racconta questa avventura.

Chi è Andrea Bartoli?

“Una persona normalissima che però ha deciso di essere se stessa e di non vivere una vita preconfezionata.”

Leggendo quello che racconti di te nel tuo sito, l’aspetto che colpisce parecchio è la semplicità con cui descrivi la tua vita, la tua famiglia e il tuo progetto di vita FARM. Lo racconti come se lo stessi scrivendo in una corrispondenza privata a un amico. Pensi sia questo mood la chiave per raccontare lo spirito di FARM?

“Perché rendere le cose complicate quando possono essere semplici.”

Presentaci FARM. Quale è il fil rouge che lega una realtà iper contemporanea come FARM a un luogo che sembra cristallizzato nel tempo come Favara?

 “Farm è il progetto di una vita. È qualcosa che ha cambiato e cambierà ancora la mia vita, quella della mia famiglia, dei miei collaboratori e dei miei amici e di tutti quelli che avranno voglia di farne parte senza troppe preoccupazioni.
Farm ha cambiato e cambierà anche Favara. Per sempre.”

La città di Favara come ha accolto la creazione di uno spazio che ha certamente portato una ventata di novità e di movimento, fisico e intellettuale?

“Non è che tutti siano improvvisamente diventati fanatici di arte contemporanea, progettazione partecipata e Urban Design. Ad ogni buon modo, salvo pochi detrattori, un poco tutti riconoscono che Farm Cultural Park ha generato un grande ventata di cambiamento, una scossa importante per la rigenerazione del Centro Storico ed anche una visibilità nazionale ed internazionale mai avuta.”

Cosa cerchi in un artista e cosa desidereresti trovare nel suo lavoro?

“Mi piacciono quegli artisti che riescono a sorprendermi. Quando dico: wow, è fatta! Capovolgimento della realtà, denuncia, ironia e provocazione intelligente sono i quattro temi che mi affascinano maggiormente.
Ad ogni modo in questo momento così grave chiediamo agli artisti di lavorare per la Comunità. Siamo interessati ai processi e non ai prodotti.”

Esiste un aspetto che vuoi sviluppare ancora all’interno di FARM?

“Sicuramente vogliamo crescere da un punto di vista sociale; l’arte e la cultura nel nostro progetto sono un mezzo nobile per salvare un territorio, costruire una nuova identità e ripensare il futuro.
 La funzione dell’arte oggi.”

Per quale ragione pensi si assista a un sempre minor impegno da parte delle istituzioni per l’investimento nella cultura e nell’arte nel nostro paese?

“Come ho risposto prima, l’arte deve essere al servizio della collettività. Non di una élite di fichetti ma per tutti.
Le Istituzioni hanno speso quasi sempre molto e male e non hanno sopratutto generato valore. Questo è il tempo di chi ci crede davvero e non aspetta il finanziamento pubblico per fare le cose.”

Il cursore diretto sulle immagini visualizzerà le didascalie; cliccare sulle stesse per ingrandire.

Info: www.farm-culturalpark.com

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Laura Francesca Di Trapani è nata a Palermo dove vive. Storica dell'arte e curatrice indipendente, si è formata presso l'Università La Sapienza di Roma. E' critica d'arte contemporanea con un particolare interesse rivolto alle nuove generazioni di artisti (tra gli ultimi progetti di curatela vi sono la mostra personale di Fulvio Di Piazza a Palazzo Ziino a Palermo, la personale di William Marc Zanghi da BonelliLab a Canneto S.O, la bi-personale di Federico Lupo e Giovanni Blanco da Bt'f Gallery a Bologna, la curatela critica della ricerca fotografica di Stefania Romano al MIA-Milan-image art fair e la bi-personale fotografica di Alessandro Di Giugno e Francesco Paolo Catalano NORMALE). Si è interessata di mercato dell'arte per la rivista X-press edita dalla Deutsche Bank (Francoforte). Collabora con alcune riviste e redazioni di settore tra le quali Espoarte.

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