Giuseppe Talarico e la tradizione che è ancora possibile recuperare

Flavio Ciancio
Flavio Ciancio

Sempre più sovente si ha come l’impressione di assistere a un fenomeno velatamente politico in teatro: l’eliminazione di un sostrato medio, ovvero quella fascia di spettacolo alimentata da un pensiero semplice ma efficace, ponderato e colto ma fruibile da chiunque lo voglia, che parli e che sia di proprietà comune: la buona commedia.
E’ sempre più complicato stanare risorse che somiglino a qualcosa che possegga le sopraelencate caratteristiche mentre è più comune oscillare tra l’avanguardia della ricerca e l’esperimento da oratorio, facendo in modo di allontanare un humus popolare dai teatri, di scoraggiare alla visione una fascia di genuini amanti del palcoscenico.

Che Idea! di Giuseppe Talarico in scena presso il Teatro Agorà di Roma da martedì 18 febbraio a domenica 9 marzo 2014, è un contro attacco a questa tendenza oltraggiosa dei nostri tempi, un piccolo conato verso una tradizione che è ancora possibile recuperare.
Flavio Ciancio, attore nella commedia, ci dice qualcosa in più.

Come nasce questo spettacolo?

Da un’idea di Giuseppe Talarico, regista e attore in scena, è l’ultimo episodio di una trilogia teatrale andata in scena per intero presso il Teatro Agorà. Narra la vicenda della famiglia Campogallo, che in quest’ultimo atto si piega alla pazzia del capofamiglia. La collaborazione col regista è nata spontaneamente, avendo io già lavorato con colei che recita la parte di Ortensia nella commedia, ci siamo incontrati e abbiamo deciso di collaborare.

Su quali basi si fonda il lavoro del regista?

Talarico è diplomato all’Accademia d’arte drammatica Silvio D’Amico ed ha trascorso diverso tempo in compagnia con Fiorenzo Fiorentini; è da lui che ha imparato tutto sui tempi comici e sul rapporto con il pubblico. Talarico infatti ha un profondo senso della praticità e un ottimo orecchio, si inoltra in un campo che fa capo alla commedia dell’arte, a un teatro popolare che poi diventa classicheggiante, fino ad arrivare a un teatro deflippiano, soprattutto nel modo in cui mette in scena la realtà, il concreto, il quotidiano. Credo che il segreto sia nella cura del particolare, del dettaglio, finanche nelle scenografie e nella scelta degli oggetti scenici; verità e ritmo sono i mezzi per riuscire, l’amore per quello che si fa. Come pure un’assoluta attenzione alla scrittura, fondamenta del suo pensiero registico.

Che Idea! di Giuseppe Talarico
Che Idea! di Giuseppe Talarico

Progetti di regia futuri?

Al momento trovo che Talarico sia molto amareggiato. A prescindere dall’aspetto economico che non è stratosferico per le piccole compagnie, lui è stanco di lottare, di non decollare come forse meriterebbe.
Vorrebbe prendersi qualche anno per smettere di dirigere la propria compagnia dopo 20 anni di carriera, vorrebbe dedicarsi completamente alla scrittura.

Flavio Ciancio, esperienze professionali appena trascorse e in cantiere per il futuro?

Quest’anno sto facendo diverse cose simultaneamente: Black Reality per il RomaEuropaFestival, che quest’anno si realizzerà al teatro Vascello; si tratta di un progetto sociale che vede la partecipazione in scena di 20 extracomunitari senza permesso di soggiorno che si raccontano, poi quest’esperienza con Talarico mi ha coinvolto molto poiché sono alla continua ricerca di giovani compagnie con uno spessore diverso, a livello cinematografico ho collaborato con Le Bain per la realizzazione del primo episodio di un film, L’anestesista, di cui sono stato il protagonista: tutte realtà molto floride a livello artistico in un momento in cui le risorse sono al minimo. Poi c’è il Teatro Furio Camillo con cui collaboro e per Black Reality e per la realizzazione di un Don Chisciotte a tre personaggi, in una riscrittura in maschera. Regia di Gianluca Riggi in scena dal 10 al 13 Aprile al  Teatro Furio Camillo.

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Maria Rita Di Bari è un acquario del 1986. Si laurea in lingue con una tesi sulla giustizia letteraria dedicata a Sophia de Mello Breyner Andresen e scrive di critica teatrale e cinematografica per testate quali Repubblica.it, “O”, “Point Blank” e “InsideArt”. Ha pubblicato con Flanerì un racconto dal titolo “La fuga di Polonio”.

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