Donchisci@otte. Un santo moderno fra complottismo e social.

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S. Fresi e A. Benvenuti

Donchisci@otte tutto attaccato e con la chiocciola, come assicurarsi che la segretaria abbia preso appunti in modo corretto quando hai un nome poco comune.
Chiocciola come l’apostrofo rosa fra le parole t’amo rivolto però al soggetto cui siamo più affezionati in epoca contemporanea: la dispersione virtuale.

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Alessandro Benvenuti – Stefano Fresi. immagine di Carlotta Benvenuti

Lo spirito del Don Chisciotte non è fermo nell’eroe scolpito da Cervantes nel 1600; i mulini a vento sono diventati emblema d’inutili ma irrinunciabili tafferugli mentre un Sancho Panza intinto di pietà reagisce per distoglierci dalla follia.

Ma se la letteratura è fissare l’umana tendenza per legittimarla in eterno, ci si spiega perfettamente l’intrusione di ogni eroe in un riverbero intermittente del nostro peregrinare.
Così Nunzio Caponio e la regia di Davide Iodice hanno immaginato di rintracciare nella coppia Alessandro Benvenuti – Stefano Fresi la parabola cavalleresca che tutti conosciamo.

A funzionare è soprattutto l’alternanza della temperatura tra i due, scoperti padre e figlio sulle ultime battute: da una parte il rovello di un uomo a cui la verità sembra essersi squarciata improvvisamente a un palmo dal naso, dall’altra un carattere più morigerato e cinico, che tenta il tutto e per tutto per riportare a sistema la fuoriuscita emotiva dell’altro.

L’altalena non segue un moto oscillante armonioso però: Sancho è spesso portato a spostarsi sul campo del Chisciotte rispondendo alle sue regole, fingendo perciò che abbiano un qualche credito anche per sé; al contrario Chisciotte è incorruttibile e perciò estremamente commovente nell’affanno ossessivo del voler oltrepassare, sterminandole, tutte quelle briglie che hanno tenuto a riposo non solo ogni sua propensione al volo, ma anche dell’umanità intera, dunque il suo sfiancarsi risulta filantropico e per questo molto prossimo a quello di un santo.

Un santo moderno però, che s’intenda di dispersione virtuale e dei danni che questa ha causato nei minimi particolari; che sappia servirsi dei social per lanciare messaggi alla nazione affrontando temi quali l’amore, il complottismo, la teoria dell’indebolimento di massa.

E se anche Sancho fosse sul punto di crollare per unirsi al coro delirante ma profondamente giusto del suo compagno, a interrompere la catarsi un consesso familiare pronto a ridicolizzare la maschera narrativa sul punto di sbocciare – riporta a casa tuo padre, dovevi sorvegliarlo

Così, oltre la certezza che tra l’impavido e il folle la linea di confine sia facilmente sgretolabile, il dubbio che il potere di frana sia tutto nelle mani di chi dovrebbe invece esserne tutore: la famiglia.

Donchisci@otte – liberamente ispirato a Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes

di Nunzio Caponio
con Alessandro Benvenuti, Stefano Fresi
adattamento e regia Davide Iodice

  • scene Tiziano Fario
  • costumi Daniela Salernitano
  • luci Davide Iodice
  • produzione Arca Azzurra Produzioni
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Maria Rita Di Bari è un acquario del 1986. Si laurea in lingue con una tesi sulla giustizia letteraria dedicata a Sophia de Mello Breyner Andresen e scrive di critica teatrale e cinematografica per testate quali Repubblica.it, “O”, “Point Blank” e “InsideArt”. Ha pubblicato con Flanerì un racconto dal titolo “La fuga di Polonio”.

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