Ut pictura poesis. Connubio d’arti al Festival delle Letterature

Festival Letterature - foto di Gian Pietro Leonardi

Il festival internazionale di Roma Letterature ieri sera ha intrattenuto il pubblico della sua tredicesima edizione con un policromo incontro fra poesia e pittura: Lo sguardo e la voce .

La prima parte dell’evento è stato forgiato sull’omonima mostra in corso alla Casa delle Letterature  (fino al 2 luglio), organizzata in collaborazione con la Moon Rainbows Éditions, che ha pubblicato i libri promossi nell’esposizione e nell’intrattenimento serale.
È stata messa in scena una melodica carrellata di nomi ed esibizioni. Jolanda Insana, Nicola Bultrini, Silvia Bre, Antonio Riccardi e Valentino Zeichen: cinque poeti hanno celebrato versi di autori contemporanei e del passato, accompagnati dalle opere di artisti che hanno fatto della poesia la propria ispirazione.

Le luci della piazza si abbassano poco dopo le ventuno, i musei Capitolini accompagnano lo sguardo verso il palco e lo sfondo del Palazzo Senatorio, su cui i riflettori proiettano una luce azzurro acquatico. Un effetto di bolle ondeggia sulla dea Roma, patrona elegante nel nicchione incorniciato dai due schermi. Ci tuffiamo nell’ascolto, introdotto dalle note fluide del pianoforte di Fabio Parodi, l’unico accompagnatore musicale (è mancato il quartetto d’archi annunciato nel programma).

Il primo libro rappresentato è stato There must be someone to rewrite love: le opere di Francesco Di Clemente concepite sui versi di Bei Dao. É Jolanda Insana a declamare il collega cinese, mentre gli schermi mostrano gli iPad drawings: manualità istintiva rielaborata in digitale. La figurina della poetessa spicca nel suo look marinaresco (maglia a righe orizzontali, scialle rosso), ma a darle risalto è la sua voce, appena timida ma suadente, che svela il senso dello sposalizio artistico: la ricerca comune dell’affermazione individuale in quest’epoca di sconvolgimenti culturali e sociali.

Una stacco del pianista, e Nicola Bultrini entra per interpretare Henry Michaux, ispiratore dei lavori in tecnica mista di Rosemarie Trockel. Die hölle wird wolle/L’enfer deviente laine  è il titolo della seconda esibizione (e del libro). Il poeta francese e la pittrice tedesca: immagini di introspezione visive e sonore si aprono in una manifestazione libera del senso. Bultrini appare disinvolto, ma gli scappa una risata imbarazzata quando un gruppo di manifestanti non identificati, accalcati nell’angolo sinistro della piazza, scroscia in una chiassosa acclamazione al proprio leader (non sono poi riuscita a scoprire chi fossero: finito l’evento si erano ormai dileguati). Ma prosegue, deciso a non perdere l’atmosfera nonostante l’imprevisto sottofondo.

Il palco viene quindi ceduto al pittore inglese Christopher Le Brun: è lui stesso a leggere in lingua originale poesie di Edward Thomas, Wallace Stevens e David Gascoyne. Poemes Paintings, un titolo perfetto, semplice e sincretico. L’artista è fascinoso nel suo completo chiaro, e il suo inglese melodico invita a ignorare la traduzione simultanea sugli schermi. Si aspetta lo stacco musicale per assaggiare i suoi paesaggi, quasi evanescenti dopo le forme spigolose degli altri due artisti.

Silvia Bre e Valentino Zeichen danno voce ad alcuni dei più importante poeti del primo Novecento italiano: Campana, Saba, Comisso, Piccolo, Garrone, Delfini, Rebora. L’artista  che ha lavorato su tanta poesia è Enzo Cucchi, il libro che raccoglie tutto l’operato è Bellante. Zeichen calca le parole con la sua voce a tratti graffiante, penetra il lessico quasi a snudarlo, mentre la Bre risponde con un andamento lento e onirico: così riassumono la poetica che ha ispirato Cucchi. I suoi dipinti tracciano segni decisi sugli schermi.

Un brano musicale ritmato e coinvolgente introduce la seconda parte della rappresentazione, dedicata a  Mark Stand, considerato uno dei più importanti poeti contemporanei. La mente si sposta nella sua natia America, mentre la facciata di Palazzo Senatorio si tinge di un rosso crepuscolare e le bolle azzurre si tramutano in raggi che ruotano sulla dea sovrana. Sul palco tornano Insana, Bultrini, Bre e Zeichen, introdotti e accompagnati da Antonio Riccardi; si alternano per due cicli di lettura, uno per affacciarsi sulla poetica primigenia di Strand, con poesie tratte dalle raccolte Motivi per muoversi e Più buio (Reasons for moving, 1968, e Darker, 1970); l’altro per celebrare l’ultima opera del maestro: Quasi invisibile, appena uscita in libreria per Mondadori.

Le voci sono strumenti per suonare i versi, e ne esce l’ultimo quadro, un’immagine chiara e semplice, anche divertente, che vuole però scandagliare il mistero, l’illusione e la disillusione dell’uomo moderno. Strand studiò da pittore, poi scelse la poesia per dipingere le sue visioni. La serata trova così il suo compimento ciclico, nella celebrazione di un sodalizio che ha radici antiche: ut pictura poesis, proclamò Orazio, e da allora e per sempre la poesia vive nella pittura e la pittura nella poesia.

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Appassionata di scrittura, letteratura, arte antica e contemporanea, si è laureata in archeologia per poi volgersi al mondo editoriale. Ha lavorato in una casa editrice romana e pubblicato articoli su riviste cartacee e sul web. Ė autrice di testi critici d'arte indipendente romana, di cui ha curato il progetto comunicativo per le esposizioni. Ama anche altre cose che non c'entrano niente con tutto questo.

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