Infanzia più libera #2. Akim corre.

Akim corre

La seconda giornata di fiera si è scaldata subito con emozioni intense nell’Area incontri dello Spazio ragazzi. Poco oltre le dieci del mattino la sala si riempie di scolaretti di seconda elementare, che per prendere posto impiegano il tempo necessario alle maestre per sbrogliare la confusione e il vociare brioso. La loro attenzione viene quindi convogliata su Francesca Archinto, responsabile della casa editrice Babalibri, che vuole proporre una delle sue ultime pubblicazioni: Akim corre, di Claude K. Dubois, autore del testo e delle belle illustrazioni dal tratto svelto e carico.

L’evento viene organizzato in forma di laboratorio, affidato ad Alberto Emiletti, dell’Ufficio educazione e formazione di Amnesty International, patrona irrinunciabile, direi, per un libro che si fa carico di un compito delicato: spiegare ai piccoli lettori che i profughi nel nostro paese, o in qualsiasi altro, sono scappati da deliri di sofferenza e devastazione. Una realtà che gli adulti non spiegano abbastanza, soprattutto perché la scansano.

La narrazione è affidata quasi interamente alle illustrazioni, poche pagine di testo chiariscono la storia del piccolo  Akim, che in fuga da un bombardamento sulla sua città si smarrisce in mezzo ai corpi dei caduti, viene fatto prigioniero dai soldati nemici, fugge, si congiunge a un gruppo di profughi, attraversa il fiume di frontiera su un barcone e viene ospitato in un centro di accoglienza dove, finalmente, ritrova la sua mamma.

Emiletti vuole condurre i bambini alla comprensione delle vicenda su un percorso fatto di sentimenti ed emozioni. Sullo schermo scorrono le tavole del libro, private del testo: i piccoli devono capire cosa fa Akim e dedurne il suo stato d’animo, perché si spostino con lui progressivamente dalla spensieratezza iniziale, fra la paura, il terrore e la solitudine, fino all’amore finale: le emozioni di Akim, che corre per giocare, corre per scappare, corre per riabbracciare la madre.

Qualche uditore distratto c’è, ma la partecipazione è comunque tanta. Più di tutto colpisce la purezza con cui i bambini comprendono: le loro mani si alzano con la frenesia degli scolari ansiosi di rispondere all’insegnante, mentre io mi commuovo, e mi stempero solo grazie a qualche osservazione bizzarra che scappa ai piccoli più fantasiosi. Deve essere che a me, adulta, prude il  senso di colpa e di impotenza.

E qui, Amnesty vuole raccogliere il messaggio di Dubois, che cerca di infondere conoscenza nei bambini e dare una spinta a noi grandi.
Alla fine della lettura interpretativa, Alberto Emiletti distribuisce fogli e matite colorate: i bimbi devono scrivere le emozioni che Akim ha provato tavola dopo tavola, poi piegare il foglio in forma di barchetta. L’allusione è ovvia, non solo alla barca con cui Akim attraversa il fiume della sua frontiera, ma a tutti i barconi che hanno visto e continueranno a vedere centinai di profughi approdare sulle nostre coste o annegare in mare.
Sono 150.000 mila le vittime di guerra che ogni anno cercano rifugio nel nostro Paese. Alberto rivendica il diritto di ogni persona alla fuga dal pericolo, e il diritto di ricevere asilo. Le barchette vengo radunate per essere spedite al governo. Lo scopo è sensibilizzarlo. Mai come in questi giorni di scandali e vergogna si può sentire così forte tale necessità.

Proviamo a leggere e osservare Akim che corre con gli occhi di un bambino, proviamo ad azzerare la mente e ricominciare tutto da capo.

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Appassionata di scrittura, letteratura, arte antica e contemporanea, si è laureata in archeologia per poi volgersi al mondo editoriale. Ha lavorato in una casa editrice romana e pubblicato articoli su riviste cartacee e sul web. Ė autrice di testi critici d'arte indipendente romana, di cui ha curato il progetto comunicativo per le esposizioni. Ama anche altre cose che non c'entrano niente con tutto questo.

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