Nero Notte di Per Barclay. L’Intervista

Nato a Oslo nel 1955, Per Barclay è tra i principali esponenti della scena artistica europea, con un lavoro che si caratterizza per la continua ricerca di una tensione tra stati opposti della forma e della materia. A Roma è in corso una sua personale ed è in quest’occasione che lo abbiamo incontrato.

Da cosa nasce il titolo dell’installazione Nero Notte che dà il titolo alla tua mostra romana?

“La vasca con olio nero è come un grande monocromo nero. Secondo me il più ricco ed   interessante dei neri è il nero notte. Basta che l’occhio si abitua e vede poi mille colori.”

Gli sguardi della donna e dell’uomo rappresentati nelle due fotografie non sono rivolti verso la tua vasca allagata. Come mai? E perché sono nudi?

“Le due foto sono dei lavori su La baigneuse de Valpincon di Ingres e Il pensatore di Rodin, due grandi nudi della storia dell’arte. Essi non guardano lo spettatore, in qualche modo sono introversi, silenziosi, creano un’atmosfera di meditazione. Ho cercato di creare delle immagini scultoree e soprattutto con la figura della donna si immagina uno spazio davanti a lei, ovvero il muro diventa spazio.”

Lo spazio della galleria romana dove sei in mostra ti ha ispirato l’elaborazione dell’installazione o era un progetto che avevi già in mente?

“La mostra è stata costruita per lo spazio, che tra l’altro trovo bellissimo. E’ un perfetto cubo bianco ma con carattere.”

Durante i tuoi studi artistici in Italia come è avvenuto il tuo confronto con il mondo della classicità?

“Prima di venire in Italia per studiare all’Accademia di Belle Arti, mi sono laureato in storia dell’arte all’Università di Bergen. Avevo dunque una conoscenza abbastanza vasta in materia, però nei vostri confronti noi siamo dei barbari. Per esempio, da noi una casa dell’Ottocento è considerata antica. Fino a poco fa eravamo dei poveri pescatori e contadini. Per me venire in Italia è stato uno shock culturale che certamente è stato fondamentale per la mia formazione come artista.”

I tuoi cosiddetti “specchi liquidi” si avvicinano alle “riflessioni” dell’Arte Povera. In questa corrente artistica chi è l’artista a cui ti senti più vicino?

“C’è una componente che non va sottovalutata nel mio lavoro. L’impatto della natura è presente nella nostra grande tradizione artistica. Si è molto condizionati da una natura imponente e dalle condizioni climatiche ostili. Inverni bui e lunghi, estati chiarissime e bellissime, con una luce particolare, ma corte. Il mare d’inverno è nero, e così i laghi, dove tutto si riflette, e si narra che ci abitavano degli esseri strani. Quando nel ‘78 ho lasciato la Norvegia, il mondo dell’arte norvegese non era un granché. Eravamo isolati, gli artisti potevano contare solo sul mercato norvegese. Non c’era nulla che ispirava. In Italia alla fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ‘80  vi era un’energia incredibile ed un clima internazionale. Viaggiavo per vedere le grandi mostre, come Avanguardia-transavanguardia di Bonito Oliva nell’82 alle Mura aureliane a Roma. Poi c’erano le mostre di Beuys, i primi lavori di Cragg, Kapoor. Tra gli italiani ho conosciuto Schifano, De Dominicis e anche vari artisti dell’arte povera, tra i quali ammiro di più Boetti, Mario e Marisa Merz, Zorio, tutti artisti che ho avuto l’onore di conoscere, poi Kounellis, che però non ho mai conosciuto.”

 Chi ti ha invece più ispirato nell’arte norvegese, o più in generale, nordica?

“Il più grande artista nordico è stato certamente Edvard Munch, che ha un museo ad Oslo e che scoprii giovanissimo alle gite scolastiche. Per me lui è stato fondamentale, sin dall’inizio mi ha segnato profondamente. Munch ha lasciato alla città di Oslo migliaia di opere e quindi si riesce a ben conoscere il suo lavoro.

Ci sono poi degli artisti dell’800 che per me sono importanti ma purtroppo non sono conosciuti fuori della Norvegia, come Peder Balke e Lars Hertevig. Appartengo alla prima generazione di artisti norvegesi che sono partiti en masse per studiare all’estero. Un nucleo di noi ha poi realizzato varie mostre insieme, rappresentando spesso la Norvegia all’estero. Sono molto legato a loro. Vivo poi con un’artista islandese, Ragna St. Ingadottir, la cui influenza è importante per il mio lavoro.”

Cosa pensi dei recenti cambiamenti socio-culturali e politici che stanno avvenendo in Norvegia di recente?

“Da quando io ero giovane c’è stato uno sviluppo molto positivo in Norvegia per l’arte.

Dall’inizio degli anni ‘80 c’è stato un boom incredibile. Non siamo più isolati. L’ambiente culturale è informato e aggiornato su tutto, visto che siamo tutti come minimo bilingue (io di lingue ne parlo cinque). Abbiamo tutti il diritto di ricevere in prestito soldi dallo Stato per studiare, anche all’estero. Grazie al petrolio la Norvegia è diventata una delle nazioni più ricche al mondo e c’è un notevole mercato dell’arte. Ma la ricchezza corrompe pure.

Ora abbiamo un governo di destra, una coalizione con anche una fascia ultra destra. C’è un cambiamento verso il populismo e la superficialità. Alcuni diritti degli artisti come aiuti per finanziare le mostre o varie borse di studio stanno diminuendo oppure tolti. Abbiamo una politica che da poca importanza alla cultura.”

Quali sono i tuoi prossimi progetti espositivi?

“Sto preparando una mostra personale con dei nuovi lavori e un catalogo per il Centre d’art Le creux de l’enfer a Thiers in Francia per il prossimo ottobre. Poi ci sono vari progetti in Italia che adesso sto valutando.

La mostra di Per Barclay è visitabile fino al 24 aprile presso la Galleria Giacomo Guidi di Roma (www.giacomoguidi.gallery – info@giacomoguidi.it ) ed è stata realizzata in collaborazione con Giorgio Persano, Torino.

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Lorella Scacco è una critica d’arte, giornalista e curatrice indipendente di eventi culturali. Laureata in Storia dell’Arte Contemporanea e in Estetica. E’ membro della SIE, Società Italiana d’Estetica. Ha curato esposizioni e cataloghi di numerose mostre d'arte contemporanea in spazi espositivi pubblici e privati in Italia e all’estero, tra cui Artesto al Palazzo della Triennale di Milano (2006), Mobile Journey alla 52ma Biennale di Venezia (2007) e The Hot Season – Italian Art Now allo Stenersen Museum di Oslo (2008). Collabora con riviste d’arte specializzate. E’ particolarmente interessata e competente di arte contemporanea dei Paesi Nordici e di arte applicata alla tecnologia mobile e video. Autrice del libro Estetica mediale. Da Jean Baudrillard a Derrick de Kerckhove edito da Guerini, Milano 2004, e del libro Northwave. Una ricognizione sulla video arte nei Paesi Nordici, edito da Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 2009.

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