I Capelli di Harold Roux. Ovvero vivere per raccontarla, e raccontare di aver vissuto.

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I capelli di Harold Roux – Cover

Un consiglio: leggete I Capelli di Harold Roux di Thomas Williams (Fazi Editore) in versione cartacea, in modo tale da poterne toccare le pagine, e vederle aperte sulle due facciate davanti a voi, osservando come quelle ancora da leggere diminuiscano a fronte di quelle lette.

Leggete questo libro sdraiati sul letto, a pancia sotto, o accoccolati sulla vostra poltrona preferita; o leggetelo nei viaggi in treno, se prendete abitualmente il treno.

Spiegazzatene le pagine, sottolineatelo, scriveteci su degli appunti.

Rendete il romanzo un’esperienza tattile, odorosa, talmente concreta da arricchire indelebilmente la vostra immaginazione.

Sovrapponete la vostra storia alle storie raccontate.

Soprattutto, prendetevi tempo per leggerlo con attenzione, e per gustare una scrittura rotonda, piena e cicciosa.

Leggete il libro con lentezza, entrate nel suo ritmo, fatevene travolgere, e non lasciatevi scoraggiare da una struttura insolita e dilatata; gustatevi il graduale rendervi conto che raramente scheletro, stile e contenuto aderiscono l’uno all’altro (e si nutrono l’uno dell’altro) come in questo splendido e toccante romanzo.

Il fatto è che I Capelli di Harold Roux celebra la narrazione come metodo (estremamente fallibile) per rimettere a posto (o tentare di rimettere a posto) le proprie idee e il proprio cuore, e per dare un senso alla continua successione di fatti e di volti che noi chiamiamo vita, osservando tale processo sia dalla parte di chi scrive sia da quella di chi legge; ma il romanzo di Williams mostra anche come, alla fine, lo stesso vivere sia un atto creativo, e come la ricerca della verità sia la più crudele e frustrante delle poetiche, perché ogni interpretazione di una storia non è altro che una storia a sé, e perché se i crudi fatti sono quelli che sono, l’azione narrativa, l’idea creativa, diventa il tentativo di dare ad essi una coerenza interna, una morale forse, e di cercare nelle cose uno spunto per migliorarsi, o almeno per capire perché siamo quelli che siamo.

Ma attenzione: la scrittura, in questo romanzo che parla di uno scrittore che scrive un romanzo che parla di scrittori, non ha alcuna funzione terapeutica, ma è semplicemente un atto d’amore; e un atto d’amore completamente gratuito, non rivolto a una persona precisa, ma regalato a chiunque si senta pronto ad accoglierlo. Raccontare diventa così un darsi, insomma, un mettersi a nudo in modo commovente e crudo, talvolta in maniera talmente trasparente e spietata da farci sentire a disagio, ma pieni di compassione.

Non si tratta insomma di sconfiggere i propri demoni, quanto piuttosto di riconoscerli e di dar loro un modo di farsi capire: ogni storia (e qui, sottolineo, ce ne sono parecchie, una infilata dentro l’altra in una struttura capace in qualche caso di dare le vertigini) coinvolge in modo differente ma ugualmente intenso chi la vive, chi la narra e chi la ascolta (o la legge); e ogni storia rivela una parte di colui che la racconta e del suo percorso; e la cosa bella è che non si tratta di comunicazione, ma di condivisione, e di puro desiderio di essere compresi (e forse perdonati) offrendo la propria esperienza parziale e incompleta, e luminosa, e dolorosa, ed eternamente in fieri.

O si vive o si scrive, recita un adagio: Williams sembra volerci dire che scrivere (ma anche leggere) è un modo di fare i conti con la propria esistenza, per capire che non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume (e che non si viene mai a contatto per due volte con la stessa storia, soprattutto se è una buona storia) e che una rosa è una rosa è una rosa.

Per concludere, I Capelli di Harold Roux è un libro pieno d’amore, di pietà, di vita, di dolore, di colpa, di vergogna, di ingenua e superficiale cattiveria, di crescita, di umorismo, d’infelicità, e di passione. Di tutte quelle cose, insomma, di cui vale la pena scrivere, e leggere.

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Sono toscana, ed ho sempre letto molto da quando ho imparato a farlo, ovvero a quattro anni. Oltre alla lettura ho una passione per gli sport da combattimento e le arti marziali, per il cinema e la birra.
L'indirizzo del mio blog è www.winteraubergine.it.
Il mio nick è, ovviamente, Winter Aubergine.

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