Tutti pazzi per Malevič

Era tempo che si prestasse maggiore attenzione alle opere e al percorso artistico di Kazimir Severinovič Malevič  (Kiev, 23 febbraio 1878 – Leningrado, 15 maggio 1935), il grande artista russo fondatore ed esponente di spicco del Suprematismo, la più radicale tra le avanguardie pittoriche del Novecento.

A cento anni da questo evento la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo gli dedica una fondamentale retrospettiva, ben curata da Evgenija Petrova – Vice Direttore del Museo Russo di Stato di San Pietroburgo, e Giacinto Di Pietrantonio – Direttore della GAMeC  e coprodotta dalla stessa GAMeC.

Attraverso una cinquantina delle sue opere più importanti si cerca di ricostruire il percorso artistico di Malevič, artista poliedrico e multiforme che partendo dal Simbolismo, attraversa poi una fase Cubo-futurista per approdare alle avanguardie dell’Astrattismo e collocarsi, a ragione, tra i pionieri dell’arte del XX secolo, accanto a figure del calibro di Duchamp e di Picasso. Un percorso iniziale comune ad altri artisti russi suoi coetanei, tra i quali c’è Kandinskij, con cui partecipò alle prime collettive d’avanguardia derivandone un’originale commistione di elementi tipici del Cubismo e del Futurismo: Malevic è uno dei firmatari del famoso Manifesto… Nel 1915 Malevič afferma infatti, con piglio futurista:

“Abbandonate l’amore, abbandonate l’estetismo, abbandonate il bagaglio di conoscenza, per la nuova cultura , il vostro sapere è ridicolo e insignificante. Noi, Suprematisti, vi apriamo la strada. Sbrigatevi!”

Nell’esposizione di Bergamo, efficace nel percorso espositivo ed informativo e supportata da interessanti iniziative, si possono ammirare la maggior parte dei suoi capolavori, che rispondono alla volontà di affermare il predominio della pura sensibilità dell’arte: quadri come Quadrato Rosso (1915) e i coevi Suprematismo (1915-1916) o, ancora, la sua opera più conosciuta a livello internazionale, cioè il Quadrato nero.  Quest’opera in particolare, tanto discussa (suscitò e continua a suscitare impressioni contrastanti…), rappresenta la dichiarazione d’indipendenza di Malevič dalle norme pittoriche allora vigenti e il suo abbraccio del Suprematismo, a favore di un’arte basata sul primato delle forme e dei colori, destinati a prevalere sulle rappresentazioni del mondo reale.

Una pittura in fieri, accomunata ad opere di formazione giovanile, come i paesaggi simbolisti che evolveranno in successivi celebri dipinti, quali Mucca e violino, Ritratto perfezionato di Ivan Kljun e Composizione con la Gioconda.  Alcune di queste opere vengono messe a confronto con icone russe e tele e disegni degli stessi anni, sempre provenienti dal corpus del museo di San Pietroburgo,  come Piccoli russi di David Burljuk, Ciclista di Natalija Gončarova e altre ancora.

Posto che la pittura di Malevič anteriore alla caduta del Comunismo è essenzialmente epigona  e testimonia gli effetti dei nuovi stili francesi dal primitivismo al cubismo attraverso il fauve, è indubbio che, a partire da Quadrato Nero in poi, l’artista russo abbia esplorato a fondo le possibilità e le varietà dell’arte geometrica. Il suo pregio è stato quello di dimostrare come basti un piccolo assortimento di forme, attraverso le variazioni di composizione e di colore puro, per esprimere armonia o conflitto, riposo o movimento, in tutte le sue variazioni contrappuntistiche.  Il suo primato artistico non appartiene né allo sperimentalismo autocelebrativo di alcuni modernisti russi, né all’insistenza degli ideologi di partito sull’applicazione delle leggi del materialismo scientifico all’Arte in genere. Alle costrizioni di regime, Malevič, obbligato a rimanere in Russia, ha risposto con il figurativo astratto, mettendo insieme parti geometriche di colore puro che tratteggiano uomini e donne-manichino, le cui le teste ovali e senza volto, simboleggiano palesemente la spersonalizzazione dell’individuo, causata dal regime e ricordano, in parte, i manichini di De Chirico.

A conferma di quanto la sua pittura continui a mostrare una potenza espressiva innovativa, troviamo infine una serie di oli su tela dell’ultimo periodo, i cui temi  spesso raffiguranti la classe operaia e contadina e soprattutto il ritratto e l’autoritratto, sono stati centrali nel suo percorso artistico. Accanto ai quadri di Malevič,  nella mostra bergamasca sono presenti anche esempi della sua creatività legata al design e all’architettura: smalti su porcellana, plastici e bozzetti di abiti suprematisti.

A titolo informativo sappiate che la collezione permanente del GAMeC è costituita da pezzi importanti d’arte moderna, tra cui si annoverano alcune opere di Manzù e le collezioni Spajani e Stucchi e che quasi di fronte alla Galleria troverete (con i suoi Lorenzo Lotto, Donatello, Pisanello, Mantegna, Botticelli, Raffaello, Tiziano…) la famosa Accademia Carrara, riaperta dopo sette anni di restauri e visitabile con biglietto cumulativo a piccolo sovrapprezzo. Val la pena, no?!

Info mostra

  • MALEVIČ
  • 2 ottobre 2015 – 17 gennaio 2016
  • Bergamo, GAMeC, Via San Tomaso, 53
  •  da martedì a venerdi: 9:00-19:00; giovedì: 9:00-22:00; sabato e domenica: 9:00 – 20:00;  lunedì chiuso; aperto per le scuole (su prenotazione)
  •   http://www.gamec.it/it/mostre/malevic
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Studia Giurisprudenza e si diploma in Criminologia Generale. Collabora con quotidiani, riviste e portali pubblicando numerosi articoli per riviste come Mystero,Giornale dei Misteri, FENIX e X-TIMES. Come soggettista e sceneggiatore esordisce con fumetti storici e poi con il pluripremiato film di Carmine Amoroso “COVER BOY” con Luca Lionello, Chiara Caselli e Luciana Littizzetto. Ha pubblicato la piece teatrale "E.A. POE: IL TEATRO DELLA FOLLIA" e con S. Ratti il romanzo epico/fantasy “GILGAMESH: due parti dagli dei e una dall’uomo”, Zona editrice. Come copywriter e art-director della 7Hart di Milano, ha realizzato il pre-quel a fumetti dell'horror film "SHADOW", diretto da Federico Zampaglione e “IL MANUALE DEL CACCIATORE DI FANTASMI”, Mursia editore.

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