Arte Compressa #29 – Per un antimemoriale. Massimo De Giovanni al Quadraro

Invitato ad intervenire da Spazio Y, al Quadraro, quartiere del quadrante sud-est di Roma, Massimo De Giovanni ha esteso il proprio progetto all’abitato circostante. Ripensando lo spazio espositivo come uno spazio permeato dalla vita del quartiere, l’artista ha immaginato un percorso che si sviluppasse a partire dallo spazio espositivo per poi disseminarsi nello spazio pubblico.

Partendo, infatti, dall’idea di rendere omaggio all’identità popolare del quartiere, l’artista realizza un itinerario di ascolto e trascrizione di microstorie comuni tra i residenti del Quadraro.

Ma alla dimensione retorica della monumentalistica tradizionale, De Giovanni ha preferito un piano labile, temporaneo e parziale in grado di interpretare la fugacità dei pensieri e dei ricordi raccolti nel suo percorso. Di questi frammenti discorsivi, nostalgie o leggende urbane, De Giovanni ha realizzato dei frammenti lapidei incisi.

Memorie rubate, segreti o aneddoti vengono trasferiti dall’artista dal piano orale alla pietra in maniera arbitraria, di fatto cambiandone il significato, facendoli diventare moniti involontari o inciampi di senso per il passante ordinario.

L’artista attua quindi un rovesciamento semantico del materiale adottato, la pietra, destinandolo ad ospitare significati transitori e frammentari.

Le cinque lapidi diventano così domande aperte sullo spazio urbano, suggestioni che conducono chi le guarda ad immaginare un paesaggio sonoro diverso da quello attuale, precedente alle trasformazioni urbane e sociali. La commemorazione in atto, dunque, ricorda i suoni e la dimensione del quartiere attraverso i racconti degli abitanti, in un rimando continuo tra passato e presente in cui i tempi si accavallano e si confondono.

La pietra come materiale lapideo destinato ad assumere la forma di monumento, targa commemorativa, depositario di una memoria permanente di un evento, diventa il luogo di una celebrazione dell’impermanenza, della provvisorietà di una testimonianza.

La dimensione del frammento diventa l’elemento minimo di una moltitudine che sfugge ad ogni possibilità di rappresentazione.

Memoriale temporaneo è un progetto per un’archeologia della quotidianità in cui ricreare una dimensione di ascolto e attenzione alle storie minime, una collezione di ricordi ancora da scrivere. All’interno di Spazio Y, Massimo De Giovanni presenta un’installazione in cui il rapporto tra parole e pietre è invertito e che compone sulla parete una frase plurale, evocativa, che suggerisce la dimensione aperta e orizzontale del quartiere – “Qui sono tutte case basse. C’è sempre il sole”.

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Marco Trulli è operatore culturale presso Arci Viterbo e curatore di progetti d'arte contemporanea tra i quali: Cantieri d’Arte, piattaforma di arte pubblica attiva a Viterbo, Disorder, progetto internazionale tenutosi a Nottingham e Milano nel 2012; Mediterranea 16. Young Artists Biennial, Ancona 2013. Collabora attivamente con il Giardino di scultura La Serpara di Paul Wiedmer e coordina il programma internazionale di arte pubblica promosso La Ville Ouverte. Cura inoltre Librimmaginari, festival di illustrazione e disegno, e la residenza d'artista Fuoco project.

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