Daniele da Volterra alla Galleria Corsini

Madonna con il Bambino, santa Barbara e san Giovannino

Racconta il Vasari, in uno dei profili biografici del suo ponderoso trattato sulle vite degli artisti, che “tornato finalmente Daniello a Roma, avendo Papa Paolo IV volontà di gettare in terra il Giudizio di Michelagnolo per gl’ignudi, che gli pareva che mostrassono le parti vergognose troppo disonestamente, fu detto da’ Cardinali e uomini di giudizio, che sarebbe gran peccato guastarle, e trovaron modo che Daniello facesse lor certi panni sottili e che le coprisse, che la tal cosa finì poi sotto Pio IV”;  dove il Daniello di cui si scrive è Daniele Ricciarelli da Volterra (1509-1566).

Madonna con il Bambino, Santa Barbara e San Giovannino
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Pittore, scultore, decoratore, allievo e sodale di Michelangelo, si guadagnò l’epiteto impietoso di Braghettone proprio in seguito all’episodio menzionato nella cronaca vasariana. Di lui si sa che lavorò a Roma con Baldassarre Peruzzi e con Perino del Vaga, il raffinato seguace di Raffaello; che intorno al 1550 si avvicinò a Michelangelo e ne divenne discepolo devoto e amico fedele.

In una limpida e invitante mattina romana, ci rechiamo per un anteprima stampa – carichi di buoni auspici- in visita alla Galleria Corsini, l’unica quadreria romana settecentesca giunta pressoché intatta fino ai nostri giorni. Il cuore della piccola mostra, curata da Barbara Agosti e da Vittoria Romani, comprende due dipinti di Daniele da Volterra appartenenti alla collezione privata senese dei Conti Pannocchieschi d’Elci: Elia nel deserto e la Madonna con il Bambino, San Giovannino e Santa Barbara: tra le rare opere mobili dell’artista pervenuteci, realizzate a Roma sotto il pontificato di Paolo III Farnese (1534-1549). Non possiamo non notare, per la loro asettica presenza, le riflettografie associate ai due quadri. Si tratta di immagini infrarosse che consentono un’analisi tecnica approfondita di un’opera d’arte: dal procedimento esecutivo, allo stato di conservazione, alla rilevazione di eventuali pentimenti. Il clima estetico della sala espositiva, risente della presenza di altri due dipinti- di impianto accademico- appartenenti alla mostra permanente, un austero omaggio  alla storia della nobile famiglia fiorentina dei Corsini: il ritratto di Sant’Andrea Corsini di Agostino Masucci, un pittore gravitante nell’orbita dell’Accademia di San Luca e un mosaico di Pietro Paolo Cristofari (da un cartone sempre del Masucci) che ritrae il Papa Clemente XII Corsini assieme al  nipote, il cardinale Neri Maria, mecenate e committente, la cui ricca collezione costituisce la gran parte della storica quadreria che ci ospita. Ma torniamo ai dipinti d’Elci, testimoni dialogici di due diversi momenti del magistero michelangiolesco: la volta Sistina (1508-1512) e il Giudizio finale (1536-1541). Ci soffermiamo sulla tela dell’Elia nel deserto, realizzata nei primi anni quaranta: la patente simbologia eucaristica risente dello spirito del tempo segnato dal conflitto con la Riforma luterana; e poi, quei volumi scultorei che disegnano il profeta biblico ci rammentano una lettera del Buonarroti a Messer Benedetto Varchi… a me soleva parere che la scultura fussi la lanterna della pittura. Qui Daniele si confronta inevitabilmente con il Michelangelo della volta sistina oltre che con il Raffaello delle Stanze e delle Logge filtrato dalla retina di Perino del Vaga. Sono questi gli anni – ricordiamolo – in cui il Ricciarelli, appena giunto a Roma, è impegnato nella cappella del Crocifisso di San Marcello al Corso, dove già tre lustri innanzi, aveva lavorato Perino. Nella tavola raffigurante la Madonna con il Bambino, San Giovannino e Santa Barbara, risalente alla fine del quarto decennio, Daniele si misura invece con la nuova possente visione michelangiolesca: la parete del Giudizio finale. Ed ecco quindi l’impiego audace dello scorcio e la composizione metafisica, astratta dello spazio saturato dall’intreccio dei corpi. Uno stile che avvicina il dipinto alla Deposizione di Cristo dalla Croce nella Cappella Orsini di Trinità dei Monti che Daniele realizzò avendo negli occhi il ricordo della Deposizione che Rosso Fiorentino dipinse nella sua Volterra.

Veniamo invitati a visitare la sala attigua dove sono stati collocati per l’occasione due quadri della collezione permanente, ad allacciare un ideale dialogo con i dipinti d’Elci: L’Annunciazione di Marcello Venusti (1510- 1579) e la Sacra Famiglia di Jacopino del Conte (1515- 1598), due artisti transitati entrambi dalla bottega di Perino e attratti, come Daniele da Volterra, dal vigore demiurgico della fucina michelangiolesca.

Info mostra

  • Daniele da Volterra. I dipinti d’Elci
  • A cura di Barbara Agosti e Vittoria Romani
  • Dal 17 febbraio al 7 maggio 2017
  • Gallerie Nazionali di Arte Antica – Galleria Corsini
  • Via della Lungara 10, Roma
  • tel. 06 68802323 | email gan-aar@beniculturali.it
  • www.barberinicorsini.org

 

 

 

 

 

 

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