Performing media! Per agire e non subire il flusso mediale

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Mai sentito parlare di performing media? C’è anche un lemma Treccani a riguardo ed è qualcosa che può aiutarci ad affrontare in modo adeguato la grande ondata digitale che riguarda ormai la vita di tutti.

È un concetto evolutivo che comporta una nuova sensibilità che permette d’interpretare l’innovazione digitale come un’espansione delle possibilità di comunicazione, per agirle e non subirle.

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Si tratta di tutto un mondo di pratiche creative che trova origine nell’ambito delle culture digitali e ancora prima del teatro di ricerca affinato ai media, sia radiofonici sia video, in particolare con il videoteatro, una peculiarità italiana sviluppata nei primi anni Ottanta, con la Postavanguardia.

Un fenomeno che si è poi esteso alle più diverse articolazioni, tra performance e multimedialità, che si misurano con le trasformazioni dei linguaggi audiovisivi. Oggi il performing media riguarda sempre più lo sviluppo delle tecnologie dei nuovi media interattivi, mobili e geolocalizzati.

I media possono diventare così performanti in via direttamente proporzionale alle nostre azioni innestate da progettazioni culturali ed educative. Ciò sta creando un nuovo paradigma per ciò che definiamo cultura: il rapporto tra uomo e mondo non è solo mediato da tecnologie meramente intese come strumenti ma comporta un’integrazione sensibile tra il naturale e l’artificiale, creando nuove opportunità di evoluzione antropologica e culturale.

E’ intorno a questo fenomeno che si è svolto a Roma il progetto Performing Media! curato da Urban Experience per l’Estate Romana, svolto dal 14 al 20 settembre, con molti eventi e format diversi, tra walkabout, experience lab, performance e installazioni agite con sistemi di intelligenza artificiale.

Una di queste è stata attuata da Nuvola Project, nell’Antiquarium di via Lucrezia Romana, dove è apparsa una figura importante della storia romana: Lucrezia Romana che ha parlato, animando un quadro di Cranach, attraverso  i versi che Shakespeare le ha dedicato (recitati da Gaia Riposati) evocando il suo suicidio. Fu la catarsi dello stupro subito dal figlio del re etrusco Tarquinio il Superbo, una tragedia che provocò la rivolta che fece cadere il dittatore, determinando la nascita della Repubblica romana nel 509 a.c.

E’ un esempio emblematico di quel performing media, nell’impennata di una ricerca avviata quarant’anni fa con il videoteatro, e proiettata oggi, come indica Carlo Infante, curatore del progetto, verso l’innovazione adattiva:

 “comportando una nuova sensibilità nell’interazione con i sistemi digitali, battendo il ritmo di un’evoluzione culturale che comporta un salto di qualità che va ben oltre l’approccio della digitalizzazione (che comporta solo trasferimento tecnologico) per liberare nuovi linguaggi e nuovi comportamenti verso la digitalità. Trovando un’interazione sensibile con i sistemi di intelligenza artificiale che sanno apprendere dai nostri linguaggi naturali.”

Il progetto Performing Media! si è centrato quindi su come rendere più performante la narrazione attraverso i media digitali, andando oltre i walkabout con cui attraversiamo i territori con la “radio che cammina” producendo con i geopodcast una mappa parlante, presentando anche altri format, connotati da straordinarie competenze drammaturgiche, capaci d’innestare nelle coscienze l’intimità di percorsi ad alto tasso emozionale attraverso la dimensione immersiva dell’ascolto con radiocuffie.

Come è successo con  il perturbante The Walk di Cuocolo-Bosetti che ha solcato l’acquedotto Felice a Tor Fiscale (Roma), a pochi passi dal campo barbarico, dove tra i fornici sono ancora presenti i segni delle baracche che fino alla seconda metà degli anni Settanta hanno invaso tutta la zona, creando un “sottomondo” degradato. All’inquietudine di quel testo che evoca gli ultimi passi di un amico morto accidentalmente, lo stato d’animo degli spettatori viene così pervaso dall’inquietudine che quel luogo esprime in sé, come un sottotesto.

Altro modo, quello dei due silent play di Carlo Presotto che hanno un’impronta pedagogica, ludico-partecipativa, come dei giochi di ruolo di caratura emozionale, in una coinvolgente palestra d’empatia.

Il silent play che ha trovato luogo al Mandrione (area nel VII Municipio a Roma nota come borgata) è Sospesi e si basa su una modalità di performing media che esprime al miglior grado la condizione teatrale attraverso la partecipazione in un processo che simula la situazione complessa di un migrante che rischia di ritrovarsi ultimo tra gli ultimi.

L’altro silent play è Un altro sguardo, realizzato a Villa Lazzaroni (villa storica nel VII Municipio a Roma) con una partecipazione che ha travalicato le prenotazioni contingentate.

Qui la soluzione del gioco di ruolo diventa ancora più esplicita, dove si è invitati a guardarsi, rispecchiandosi nei gesti dell’altro, e a prendersi cura del partner occasionale, toccandolo (cosa che per molti è ancora un tabù, per via del paradosso pandemico).

E’ un’operazione che deriva dal progetto Il volto dell’Altro realizzata per Caritas international in collaborazione con l’associazione Non dalla Guerra in occasione della Giornata mondiale della gioventù 2019 a Panama.

Un altro format è stato quello messo a punto dalle azioni di Simona Verrusio che ha creato Vj Janus, un personaggio-dispositivo che con telecamere davanti (per riprendere il presente e rilanciarlo nel futuro) e uno zainetto-monitor per disseminare schegge di passato (trasmettendo repertori storici come alcuni estratti di documentari dell’Archivio LUCE) evoca la figura mitica di Giano bifronte.

È con questo personaggio-dispositivo, innestato ai walkabout di esplorazione radionomade, che si sono interpretati i luoghi con una visione ulteriore, nella Capitale.

Alla Romanina evocando le prime espressioni di Decentramento Culturale di Carlo Quartucci e Carla Tatò negli anni Settanta e l’innovazione tecnologica di Italo Radio negli anni Venti e nell’area di Via Lucrezia Romana con estratti di film ambientati tra quelle rovine romane, in un’esplorazione condotta con gli studenti della Scuola Nazionale di Cinema.

I ragionamenti degli experience lab diffusi in streaming webradio (su www.radiowalkabout.it ) sono stati processati  secondo una “emotianalysis”,  elaborata da Nuvola Project con un sistema di intelligenza artificiale che ha permesso di distillare alcuni dei concetti chiave messi in campo.

Come è successo nell’incontro all’interno del mondo virtuale di MoveIn VR: coreografia di Ariella Vidach-AIEP in ambiente 3D immersivo su Mozilla Hub dove ci si è confrontati con Claudio Prati (regista-mediamaker di AIEP) e con Maria Grazia Mattei (presidente del Digital Culture Center).

In un videoreport viene ripercorsa tutta la manifestazione, seguendo proprio la voce della “radio che cammina”. Buona fruizione!

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