Contributo di Massimo Sgroi
Premessa: il fatto è accaduto il 14 ottobre, quando una coppia di giovani ecologisti ambientali facente del movimento Just Stop Oil ha eseguito un’azione dimostrativa alla National Gallery di Londra, gettando una… zuppa assai Pop-olare sul capolavoro di Vincent van Gogh (non danneggiato: il quadro è protetto da un vetro) I Girasoli.
Al di là delle (buone) intenzioni della performance – https://www.youtube.com/watch?v=MI12DypCVOE&t=54s -, ovvero ambientaliste e di sensibilizzazione relativamente all’inquinamento e all’emergenza climatica, in particolare agendo per garantire che il governo del Regno Unito “si impegni a porre fine a tutte le nuove licenze e consensi per l’esplorazione, lo sviluppo e la produzione di combustibili fossili nel Paese”, ebbene: nel mondo dell’Arte ci si è interrogati sulla correttezza della scelta dell’oggetto simbolico aggredito; l’Arte è davvero così mitizzata nella Società da meritare di essere considerata come uno Ststus Symbol e un Must Have qualsiasi?
Di seguito una breve riflessione di Massimo Sgroi:
Ciò che è imperdonabile è proprio l’atto di ridurre la ricerca della Bellezza, quella vera e non quella di plastica, ad oggetto. Non è il danno in sé che fa orrore è, piuttosto, l’obiettivo contro il quale si sono scagliate la due ragazze: Vincent Van Gogh.
Non posso perdonare l’atteggiamento borghese e reazionario di ridurre la ricerca della verità ad oggetto. È esattamente ciò che vuole questo potere, quelle multinazionali che loro dicono di combattere.
Vincent Van Gogh rappresenta proprio la purezza della ricerca umana, la capacità che solo le persone straordinarie hanno di restare fedeli a se stesse senza cedere al compromesso.
In questo le ragazzine ed i loro osannatori, sono caduti perfettamente nella trappola comunicativa del marketing diventando tutti funzionali al sistema. Come dire: vedete? Vi lasciamo pure imbrattare il vetro che si trova davanti ai Girasoli, vi diamo il vostro quarto d’ora di celebrità. L’importante è che vi teniate lontano dai veri luoghi del potere.
È ciò che il Post Modern definisce “la società dello spettacolo”. E, nel contempo, vi permettiamo, simbolicamente, di attaccare la ricerca della verità, perché voi avete dato ragione a coloro che considerano un quadro solo un oggetto. Hanno fatto lo stesso quest’anno con Dostoevskij, con Stravinskij, con Kandinskij. Ecco, non c’è cosa più reazionaria e borghese di contrapporre l’arte alla vita.
