La parola al Teatro #99. Il Tango delle capinere. Emma Dante illumina di spettacolo le vite comuni

immagine per La parola al Teatro #99. Il Tango delle capinere. Emma Dante illumina di spettacolo le vite comuni

Emma Dante è una grande regista e i suoi spettacoli riescono sempre ad indurre alla riflessione, ma, sopattutto, emozionano e scaldano il cuore. Quest’anno l’artista ha portato al Teatro Sociale di Como un’opera di teatrodanza, dove la comunicazione avviene soprattutto attraverso il corpo.
Il tango delle capinere, con Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco, una coppia che sembra essere nata per recitare insieme. Una coppia di sposi ha trascorso la vita insieme: quando uno dei due muore, i ricordi del passato sono la sola risorsa che l’altro ha per sopravvivere in solitudine, rivelando un’esistenza ricca e spensierata.

immagine per Il tango delle capinere, Emma Dante

I due personaggi sono un uomo e una donna qualsiasi, ordinari nelle loro peculiarità e nella loro comicità. La loro storia d’amore è piuttosto banale, scandita dalle tappe dell’esistenza della maggior parte di noi italiani: il corteggiamento adolescenziale, il matrimonio, la passione, la gravidanza, la genitorialità, la maturità e l’invecchiamento.

Sono persone talmente ordinarie che chiunque può immedesimarsi in loro; sono i simboli dell’uomo e della donna qualunque, tanto da non aver nemmeno diritto a un nome.

La vicenda è narrata come un confuso susseguirsi di ricordi, costituiti da tante scene sconnesse tra loro, che si materializzano sul palcoscenico avvolte da una nube di nostalgia.

immagine per Il tango delle capinere, Emma Dante

La recitazione è prevalentemente muta e quindi il corpo diventa il grande protagonista, attraverso la gestualità e la danza, in nome della comicità e della carnalità.
Sì, perché i due protagonisti sono palermitani sanguigni, travolti da una vivace energia persino quando sono anziani, perciò i loro movimenti sono sfrenati, appassionati ed estremamente espressivi: più comunicativi di mille parole.

Le poche battute consistono in frasi grottesche in dialetto verace, oppure in versi assai vari: urla, grugniti, sospiri, pernacchie, starnuti… Se consideriamo i versi l’espressione più carnale della voce, persino la comunicazione orale diventa fisica in questo spettacolo.

La danza compare anche all’interno della narrazione, in quanto i protagonisti sono appassionati di ballo da sala e da giovani partecipavano alle competizioni amatoriali. Per raccontare questo, Emma Dante sceglie di non portare sul palco la perfezione e privilegia, invece, la spontaneità, la vivacità, l’impetuosità e lo slancio dei ballerini amatoriali la cui danza è forse un po’ grottesca ma sicuramente  spontanea.

Una spontaneità solo apparente poiché gli interpreti sono danzatori professionisti che hanno meticolosamente lavorato alla costruzione di ogni scena.
La danza unisce due personaggi radicalmente differenti tra loro: un falegname ripetente e una secchiona. La danza è l’atomo che crea l’attrazione e la passione che unirà i due sposi persino quando saranno piegati da artrite e demenza senile. Verrà ricordata dai due in particolare una gara amatoriale di capodanno, di cui sono stati il re e la regina.

immagine per Il tango delle capinere, Emma Dante

L’alternarsi dei ricordi è scandito soprattutto dal cambio dei costumi. Indumenti coloratissimi, vistosamente costumi di scena, perfetti per valorizzare la fisicità dei movimenti e vistosi ed eccentrici come la personalità dei personaggi. Gli oggetti vengono estratti da due bauli e si accumulano sul palcoscenico in un allegro horror vacui.

Investito da una miriade di emozioni, lo spettatore si sorprenderà ad invidiare i due sposi e la loro esistenza che appare così semplice, vitale, priva di difficoltà particolari (eccetto l’alcolismo dell’uomo che verrà menzionato solo al termine dello spettacolo) e, soprattutto, ricca d’amore.

Una vita come quella di gran parte di noi, dalla quale vengono omessi i momenti morti, il rumore bianco della noia e della fatica di vivere.

Ma, in fondo, non si ricordano solo i momenti piacevoli?

+ ARTICOLI

Laureata in Lettere Moderne presso l'Università degli Studi di Milano, ha intrapreso la carriera di insegnante per passione, o forse per follia. Il teatro, come attrice e come critica, è una vocazione, il latino e il greco sono invece la sua religione. Ama viaggiare, visitare musei, la musica dal vivo e collezionare Funko Pop. I suoi amici la descrivono come un po' pazza, e forse hanno ragione.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici. Cliccando su "Accetta" autorizzi tutti i cookie. Cliccando su "Rifiuta" o sulla X rifiuterai tutti i cookie eccetto quelli necessari per il corretto funzionamento del sito. Cliccando su "Personalizza" è possibile selezionare quali cookie attivare.