La Mail Art è viva, lotta, si muove, viaggia insieme a noi

Mail Art di Samuel Montalvetti, Buenos Aires, Argentina

La Mail Art o Arte Postale è una pratica d’avanguardia che consta di invii di lettere, cartoline, buste e simili elementi extra-artistici innalzati al grado di artisticità da intenzionalità autoriale e/o da manipolazioni ad hoc e recapitati a uno o a più destinatari tramite posta. La rielaborazione artistica avviene scrivendo, dipingendo, decorando graficamente etc. tali materiali, in ogni caso costruendo delle speciali versioni di cartolina e missiva e successivamente spedendole, prevedendo un’interazione con i fruitori riceventi.

Il cursore diretto sulle immagini visualizzerà le didascalie; cliccare sulle stesse per ingrandire.

La narrazione romanzata vuole che uno dei primi semi della Mail Art fosse incarnato da… Cleopatra, che si fece letteralmente recapitare, come dono d’amore, nascosta avvolta in un tappeto pregiato, al suo amato Giulio Cesare. Come la storia andò a finire è cosa nota…

Leggenda a parte, il vero principio della Mail Art è concentrato nell’ottocento inglese, in procedimenti popolari e nel concetto che oggi chiameremo di Brand, tutto riassunto nelle illustrazioni dell’artista William Mulready, fatte per la riproduzione a mezzo stampa del primo nucleo di buste pre-affrancate create per il lancio della Penny Post e utilizzati a partire dal 6 maggio nel 1840; esse, per qualche strano motivo, non furono apprezzate e per questo caricaturate da altri autori, generando una mole notevole di altro materiale simile, basato sul servizio postale e proto-Mail Art…

Da allora, tanti artisti perseguirono quest’arte, spesso pionieristicamente: i Futuristi, con le cartoline e le epistole anche ludiche di Giacomo Balla, di Fortunato Depero, Francesco Cangiullo e i collage spediti da Ivo Pannaggi; o i Dadaisti, con le cartoline rettificate di Max Ernst e George Grosz oltre che alcune risoluzioni di Marcel Duchamp; ecco, anche, Paul Klee: in particolare, ci è nota una sua cartolina disegnata indirizzata a Gabriele Munter nel 1913; altro attore importante di tale arte è stato Yves Klein nel 1959, quando appose un bollino del suo peculiare colore blu ricoprendo i francobolli ufficiali delle Poste francesi e spedendo, proprio con tali francobolli modificati, inviti delle mostre. In pieno clima Fluxus, esemplare è The Postman’s Choice, 1965, di Ben Vautier, una cartolina con indirizzi diversi su ognuna delle sue due facce…: il recapito, insomma, era a discrezione del postino, come titolazione premetteva; Robert Watts, a sua volta, progettò una serie di francobolli e, nel 1966, George Maciunas creò il Fluxus-Kit postale, un multiplo di scatole contenenti cartoline, francobolli e buste da lettera.

E che dire della post card calda del popartista Robert Indiana, che generò le varie formulazioni della famosa LOVE, opera Pop per eccellenza, oltre che simbolo della generazione del Peace&Love? E’ il 1964 e nacque prima in forma di cartolina al suo amante di allora, l’astrattista Ellsworth Kelly. Ma Fuck, questa era la scritta contenuta nel messaggio-opera postale, era una parola troppo poco opportuna per riproporla nella cartolina natalizia richiestagli poco dopo dal MoMA di New York, così l’artista ne scelse una alternativa e popolarmente accettabile: Love, appunto; nel tempo si tradusse in tante opere diverse senza dimenticare il francobollo da otto centesimi emesso dal Servizio postale degli Stati Uniti, il primo della loro serie regolare di “love stamps”.

Ray(mond) Johnson è da molti considerato un padre forte della Mail Art; l’artista morì suicida il 13 gennaio 1995 gettandosi nelle acque ghiacciate dal ponte di Sag Harbor (Long Island) e nuotando fino ad affogare, a 67 anni, avendo raggiunto una sorta di “notorietà antispettacolare”; nei primi anni ’60 aveva fondato la New York Correspondence School, embrione di ciò che sarebbe divenuto lo sterminato network della Mail Art. Quello che è stato definito  “il più famoso artista sconosciuto di New York”, grande praticante del collage, mise fine alla sua vita con una terribile, drammatica performance che fu celebrata da una cartolina postale.

Invece, avvisava di “essere ancora vivo” On Kawara, che negli anni Settanta inviò telegrammi che, testimoniando la sua analisi e l’ossessione connessa al Tempo, davano conto, concettualisticamente, del suo “Still Alive” – appunto – dopo avere dettagliato su cartoline di viaggio ora e minutaggio, oltre che il giorno esatto dei suoi inizi della giornata (I got up).

L’elenco è davvero lungo, e si amplia nelle controculture e nelle tante esperienze diversificate di Mail Art e simili rese, di cui non si contano gli autori che, inltre, aumentano con l’avanzare dei decenni.

Anche in Italia si distinguono protagonisti connessi a tale configurazione artistica: non dimenticando un episodio più politico-utopistico (l’Isola delle Rose, autoproclamatasi Repubblica Esperantista e Stato indipendente nel 1968 in acque Adriatiche, editò propri francobolli-capolavoro),  molti si cimentarono, sia sporadicamente ma strepitosamente – Alighiero Boetti, Giosetta Fioroni, Mario Schifano, tra i vari – sia più in linea con un’idea di scambio artistico libero dai condizionamenti commerciali – Enrico Baj, Pablo Echaurren, Prof. Bad Trip –, sia noti per portare avanti questa forma d’arte in maniera netta: Anna Boschi, ad esempio, oltre ad avere organizzato molti progetti di Mail Art, ha creato un ampio archivio del genere (Mailartmeeting Archives) e archivi e analoghe realtà sono il M.I.M.A. Museo Internazionale Mail Art, l’A.I.M.A. Archivio Internazionale Mail Art, e l’International Union of Mail Artists – IUOMA); altri artisti hanno scelto di portarla avanti  in maniera insistita (Ruggero Maggi, Marcello Diotallevi etc.) atri più giocosa (Anna Banana)  o prioritariamente, come Guglielmo Achille Cavellini, Piermario Ciani e Vittore Baroni, che editò per trent’anni libri e anche una rivista specializzata (“Arte Postale!”, ottobre 1979 – dicembre 2009). Questi sono solo alcuni dei tantissimi esempi di una scelta che coniuga istinto e progetto…

Molte e varie sono le operazioni di guerriglia culturale e visiva parte della Mail Art, molte legate al Punk e alle sue articolazioni anni Ottanta, con la scena CyberPunk, elettronica, del Luther Blissett Project, dei Rave e digitale dagli anni Novanta in poi. Persino un artista non irreggimentabile né agilmente classificabile come Pino Boresta si può, per alcune sue opere, ascrivere alla sensibilità mailartistica.

Questa è arte-azione ed è qualcosa di attivissimo. Gli artisti della Mail Art hanno spedito negli anni una mole inimmaginabile di queste loro elaborazioni via corrispondenza; hanno affidato e affidano al viaggio postale il proprio messaggio estetico-elegiaco in liaison con la comunicazione e dando all’atto della ricezione un’ulteriore aggiunta di significato, come ci siamo detti; così, infatti, si allontana la prassi più passiva della fruizione solo espositiva di tali lavori per una sollecitazione partecipativa; si provoca la sorpresa, in chi li riceve, la meraviglia di poter rigirare tra le mani qualcosa che solitamente è vietato toccare nei musei e nelle gallerie.

Si genera, insomma, con queste missive artistiche, un circuito etico e positivo, potenzialmente infinito, che regala occasioni per possedere un capolavoro facilmente, gratuitamente e inaspettatamente, ripagandolo, semmai, contraccambiando con un’altra creazione di Arte postale destinata al mittente che per primo ha omaggiato della sua opera: e così via, come in una catena di Sant’Antonio virtuosa dove lo spettatore diventa protagonista e compartecipe dell’esperienza artistica; del resto, non fu Marcel Duchamp ad aver dichiarato che il pubblico, nel “processo di visualizzazione” dell’opera o dell’evento estetico “aggiunge il suo contributo all’atto creativo” (Marcel Duchamp in una lettera del 1956 di Jean Mayoux, in: M. D., La Liberté et une divisibile: Textes critiche et politiques, Ussel, 1979)?

La legge della Mail Art è poi mutata nel suo meccanismo standard e, con l’avvento di nuove tecnologie ha visto i suoi protagonisti tra i primi a servirsene creativamente; così, alla spedizione delle opere in maniera tipica, ovvero imbucandole e affidandosi all’ufficio postale, si è affiancato prima l’uso creativo del Fax, poi l’invio tramite email (ed oggi condiviso anche nei Social-Network): a questo punto, la comune, classica modalità della prima Mail Art si rinnova, accetta di aprirsi alla tecnologia e si modernizza. L’invio, da tangibile si fa immateriale ma non per questo meno presente e reale. Le opere-cartoline, o le opere-buste, si possono così godere sui computer, le si possono stampare, volendo, a proprio uso e consumo; il piéce unique accetta, così, la sfida della sua possibile proliferazione… Più condivisione di così…: multipla, liquida, inarrestabile e gioiosa…

Già:  poiché come scrisse un esperto in materia, l’autore HR. Fricker, “Mail Art (…) it is the artist who is fine” e da questo dato si parte come imprescindibile mission che dà corpo – cartaceo o più liquido, come abbiamo dettoa piccoli lavori preziosi nella loro semplicità, belli e fortemente comunicativi a ogni livello e per tutti: come nel più puro spirito della Mail Art.

E’ in siffatto universo cangiante, di alternativa all’oggetto-opera più usuale, che è ascrivibile il lavoro di Sandro Rinaldi. Egli ha preferito una strada molto individuale, più autonoma,  mettendo grande attenzione alla formalizzazione compositiva, essenzialmente astratta, molto luminosa, segnica e pittorica oltre che emozionata. Sono, le sue, opere frutto di impressioni ed emozioni che ha sempre condiviso, come artista-mittente, con amici-riceventi. Le sue opere minute – miniaturizzate, diremmo –  adottano come superficie espressiva medium uguali e ripetuti nel tempo: buste di carta di vario tipo – più leggera, più spessa, ornata, neutra, a colori, stampata, di formato quadrato, rettangolare etc. – e di alberghi nei quali egli ha soggiornato. Importantissimo nel suo lavoro, come nella pratica della Mail Art, il concetto del viaggio, che egli ha puntualizzato realizzando molte opere-buste legate, appunto, ai diversi alberghi dove egli ha risieduto [segnaliamo la mostra alla Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte, sala della Crociera, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Via del Collegio Romano 27 a Roma, dal 17 giugno 2013 (ore 17:30; conversazione inaugurale ore 18,30 – interventi della curatrice, della responsabile della Crociera e di Patrizio Roversi, oltre che dell’artista) e sino al 27 giugno 2013 (orari: lunedì 14:00 – 19:00; mercoledì 9:30 – 17:00; giovedì 9:30 – 13:30)].

Dalla cassetta della posta a quella email il passo è stato lungo ma importante; così Rinaldi ha diffuso anche nel web la sua pratica postale.

Qui la segnaliamo come ulteriore declinazione dell’opera d’arte di siffatta tipologia che raggiunge quindi anche via Messanger e Whatsapp i suoi destinatari, come qualcuno fece già utilizzando il Fax. Il cammino della Mail Art è quindi ancora lungo, trasformabile e fertile…

+ ARTICOLI

Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici. Cliccando su "Accetta" autorizzi tutti i cookie. Cliccando su "Rifiuta" o sulla X rifiuterai tutti i cookie eccetto quelli necessari per il corretto funzionamento del sito. Cliccando su "Personalizza" è possibile selezionare quali cookie attivare.