I conti di Brera sono da brividi: 10 milioni di spese l’anno scorso, di cui 8 solo per il personale

Cerano, Procaccini, Morazzone Martirio delle Sante Rufina e Seconda
Cerano, Procaccini, Morazzone Martirio delle Sante Rufina e Seconda
Cerano, Procaccini, Morazzone Martirio delle Sante Rufina e Seconda

Dalla mancanza di spazi sufficienti alla convivenza non facile con gli altri “inquilini”. E ancora: pochi visitatori in confronto a quanti ne potrebbe ospitare, costo del personale troppo elevato, un’autonomia gestionale che ancora non si vede. Tutti i conti di Brera (compresa la Soprintendenza ai Beni Storico-artistici che gestisce la celebre Pinacoteca) sono adesso riportati in un Rendiconto gestionale che è stato recentemente presentato a Palazzo Mezzanotte in Piazza Affari, sede della Borsa. Il documento, che ha per sottotitolo Individuazione delle opportunità di miglioramento, è frutto di un lavoro collettivo coordinato dall’associazione Civicum con il personale della Soprintendenza e della direzione della Pinacoteca, con i rappresentanti della Ragioneria Generale dello Stato e con la collaborazione tecnica di The Boston Consulting Group. Scopo, pubblicare numeri e cifre di un ente pubblico all’insegna della massima trasparenza.

Si tratta del primo documento del genere in cui vengono messi nero su bianco tutti i conti del museo. “Per quanto possa sembrare strano, non era mai stato fatto. Eppure la Soprintendenza è un ente pubblico, un organo ministeriale – hanno ammesso la soprintendente Sandrina Bandera e il presidente di Civicum, Ferruccio Sassoli de Bianchi –. È come dire che lo Stato non conosce i conti delle proprie attività”. Da un loro incontro l’anno scorso è nata l’idea di mettere ordine a questi conti. E le sorprese non sono mancate.
Per fare qualche esempio: in media circa 250mila persone l’anno visitano Brera, che ha invece una capacità stimata di 600mila visite (anche se quest’anno c’è stato un aumento del 25%). E il volume della spesa l’anno scorso è ammontato ad oltre 10 milioni e mezzo di euro, di cui 8 milioni per il costo del personale. Peccato che manchi personale specializzato: “Quattro ore di lavoro di una ditta esterna per lo spostamento delle opere ci costano 4mila euro più Iva”, aggiunge Bandera. Nel 2013, Brera ha avuto un ricavo lordo di 2,3 milioni di euro, che al netto diventano 800mila euro. Lo Stato, a sua volta, finanzia la pinacoteca con 8,6 milioni. “Non possiamo parlare di perdita – ha spiegato Riccardo Monti di The Boston Consultin Group – perché si tratta di un contributo che lo Stato giustamente dà per preservare questo importante patrimonio. Però è importante migliorare i ricavi”.

Essenziale resta l’aiuto dai privati. L’anno scorso i principali contributi sono stati, per citarne alcuni, da Van Cleef&Arpels (70mila euro) donati per il progetto Mantegna e Bellini con il nuovo allestimento firmato dal regista Ermanno Olmi, di 25mila euro donati da due privati e di 20 mila euro dalla Fondazione Cariplo. Per il 2014 lo stilista Giorgio Armani, tramite la società Armani spa, ha donato 300mila euro per la mostra dedicata a Bramante a 500 anni dalla morte, che aprirà il 2 dicembre. Infine in previsione di Expo 2015, altri 70mila euro arriveranno dall’associazione “Amici di Brera” ed Eni per migliorare l’illuminazione dei saloni napoleonici della Pinacoteca.

Non mancano gli aspetti surreali. Uno di questi riguarda il pagamento delle utenze: ci sono contatori comuni con i vari enti, per cui si arriva al paradosso che la Soprintendenza paga le bollette della luce mentre l’Accademia di Belle Arti quelle dell’acqua. Da qui il discorso passa subito ad altri, annosi problemi come la necessità di liberare l’attiguo Palazzo Citterio per ampliare il museo e trasferire l’Accademia nella caserma di via Mascheroni. Se ne parla da tempo, tra mille polemiche. L’ultima è accaduta proprio alla presentazione del rapporto. “Diciamola tutta: il progetto ‘La grande Brera’ non esiste, l’Accademia non sa dove andare e la caserma è ancora dei militari” ha tuonato Aldo Bassetti, presidente degli Amici di Brera, alla presentazione del Rendiconto. “Uno dei problemi principali è la presenza dell’Accademia, con quattromila studenti che utilizzano le sale del pianterreno e che stazionano sempre nel cortile centrale. E finisce che quando arriva un turista non sa da che parte si trova l’ingresso al museo; vede solo un grande disordine e una scarsa informazione”.

Napoleone
Napoleone

Ma soprattutto, quello che emerge dal rapporto è la necessità di eliminare la pesante burocrazia che rallenta le attività, come pure di aumentare la defiscalizzazione per i soggetti che vogliono aiutare il museo (che oggi c’è, ma solo per i restauri). Passi in avanti se ne stanno facendo: a gennaio dovrebbe essere operativa la riforma del ministro Franceschini, che darà maggiore autonomia gestionale a Brera. Previsto anche un bando pubblico per un punto ristoro che ancora manca, mentre per l’Expo il calendario delle mostre è pronto e prevede, tra le tante, un’esposizione dedicata al confronto tra Raffaello e Perugino, una sul Bacio di Hayez (uno dei capolavori-simbolo della Pinacoteca) e una sul collezionismo lombardo (al posto di una sull’arte orientale). Altro aspetto surreale: per il costo dei biglietti bisogna infatti attendere il parere positivo della Direzione regionale ai beni storico artistici. Anche per questo è stato annunciato che dal 2 dicembre 2014 fino a metà gennaio 2016 sarà possibile visitare Pinacoteca e mostre con un unico biglietto da 10 euro.

Si dirà: in altre soprintendenze o grandi musei pubblici le cose non sono diverse. Tuttavia, il merito di questo rapporto è di evidenziare, nero su bianco, tutti questi problemi, con un conteggio chiaro e trasparente. Tanto che verrà portato al Mibac – è stato consegnato a Gianni Bonazzi, delegato del ministero – per essere analizzato e discusso (con la speranza che non finisca nel dimenticatoio). Uno dei modelli da seguire potrebbe essere quello di Palazzo Strozzi a Firenze, che in un anno raccoglie circa 5 milioni di euro di contributi da privati.
Alla fine della conferenza stampa, Bandera ha tirato un sospiro di sollievo. “Per fortuna il nuovo sito web sarà pronto a breve”. Quanto è costato? Non è dato saperlo, se non che sono stati utilizzati i ricavi di un maxi prestito che Brera ha concesso a Hong Kong: La cena in Emmaus del Caravaggio…..

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Andrea D’Agostino (Roma, 1978), si è laureato in Lettere all’Università Roma Tre con una tesi in Museologia sull’Ara Pacis Augustae e sul contestato museo di Richard Meier, argomenti su cui è tornato più volte con articoli e ricerche. Ha frequentato master in Management pubblico e comunicazione di pubblica utilità e in Beni culturali e ha svolto svolto stage negli uffici stampa di enti pubblici (Cnr, Ministero della Funzione pubblica), agenzie di comunicazione (Argon Media), associazioni onlus (Smile Train Italia onlus, Il Telefono d’Argento) e nella Soprintendenza del Comune di Roma. Giornalista professionista, dal 2007 lavora nella redazione di Avvenire occupandosi di cronaca. Dal 2008 al 2009 ha curato l’ufficio stampa del concorso Premio Claudio Accardi. Collabora con riviste e siti web di arte e spettacolo. Ha collaborato all’allestimento della mostra La Trinité-des-Monts redécouverte - Trinità dei Monti riscoperta, 1502 – 2002. Dal 2009 si occupa di arte contemporanea, curando le mostre Piero Boni. Mondi partecipativi e Carlo Previtali. Vizi capitali (galleria della Biblioteca Angelica, Roma) e collaborando alla personale di Salvatore Scafiti, Corpi riscritti (spazio AB23, Vicenza). Vive e lavora tra Roma e Milano.

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