Illusione, un’installazione ambientale di Alberto Timossi nel marmo delle Cave Michelangelo di Carrara. Preview

Cave Michelangelo - 2014

Un’illusione è una distorsione di una percezione sensoriale, causata dal modo in cui il cervello normalmente organizza ed interpreta le informazioni che riceve. Le illusioni possono coinvolgere tutti i sensi, ma quelle visive sono le più famose e conosciute, dal momento che la vista spesso prevarica gli altri sensi.

Da questo input prende vita un ciclopico progetto concretizzato da Takeawaygalery, che da galleria si sta sempre più configurando, ci pare, come una piattaforma per le arti visive attuali. Stavolta ha gestito addirittura un’ILLUSIONE: di Alberto Timossi, con un grandioso tubolare, segno rosso sul luminosissimo chiarore del marmo delle Cave Michelangelo nel bacino del Ravaccione a Carrara.

Nato a Napoli nel 1965, l’artista vive e lavora a Roma e si è formato all’Accademia di scultura di Carrara, città dove è di casa e dove è stato naturale, per lui, proporre questo intervento ambientale.

Questa sua opera modifica lo spazio, collega Natura e Cultura, è traccia allo stesso tempo perentoria e leggera, che racchiude in sé la fatica dell’uomo, quella atavica e quella di oggi, che si allarga ad altri uomini, che riassume la ricerca dell’artista ed esalta le qualità della materia e del luogo.

Dal 24 luglio e sino al 30 agosto, un enorme tubo color vermiglio – un tono più fiammeggiante del comune arancione vivo – si staglia sui gradoni bianchi illuminati dalla luce naturale delle Alpi Apuane, visibile di notte e di giorno; un’installazione ambientale che sembra perforare l’anfiteatro roccioso creato dall’estrazione lapidea ragionata dei cavatori.

Corredata da un dialogo con l’artista portato avanti in maniera approfondita e arguta da Achille Bonito Oliva, con un testo scientifico di Giovanni Carrada, affiancata da un testo critico di Carlotta Monteverde, interna a Takeawaygallery, la mostra si poggia fortemente anche sull’impegno e il  coordinamento di Luciano Massari, sensibile nell’incentivazione e promozione dell’arte contemporanea.

Ci dice Stefano Esposito, patron della Takeawaygallery:

“Questo progetto ha una gestazione lunga e complicata ma un’avventura magnifica.

Molto dobbiamo anche all’aiuto di un team magnifico, che abbiamo saldato intorno a questa mole di lavoro: per il montaggio, con la supervisione dello stesso Franco Barattini, dobbiamo ringraziare  Costantino Conte, grande coordinatore, Riccardo e Damiano Bertola, il caporeparto Stefano, e Francesco; e poi Arimonte, che ci ha portato e ci porta con la jeep su e già dalla base al posto del montaggio – e nell’incredibile territorio intorno -, Claudio con il suo camion, e, naturalmente, Gianni, sapiente gruista.

Le persone con cui si condividono le fasi di creazione di una mostra, di un evento, di un progetto come questo, sono tante e importanti e tutto ruota intorno all’opera, al prodotto dell’artista che in questo caso guarda e soppesa il luogo e vi si interfaccia… L’Arte Pubblica è anche questo, no?”

Lo è, e considera il cambiamento come elemento fondante della pratica artistica: non solo di spazio e territorio ma della percezione dei fruitori che sono portati a diventare partecipi dell’opera/progetto e a modificare anche il proprio punto di vista emotivo… Timossi calcola tutto ciò da tanto: ha una carriera quasi trentennale e l’opera pubblica che si rapporta con lo spazio connota il proprio percorso in maniera insistita; ha una lunga serie di mostre alle spalle, allestite in luoghi sperimentali o istituzionali, che lo hanno portato a rinnovare il linguaggio scultoreo in senso minimale, caratterizzato dall’uso del tubo in pvc colorato, vera e propria costante della sua ricerca negli anni.

Ci dicono Esposito e Monteverde:

“Dopo i cicli di Innesti e Flussi (dal 2003 a oggi), dove vi è una progressione verso il ritorno alla manipolazione della materia ed alla scala misurabile del corpo umano, questa ILLUSIONE sembra riallacciarsi simbolicamente alle riflessioni di fine anni ’90, alle spinte utopiche di trasformazione radicale della percezione urbana ma con uno spirito del tutto nuovo, investendo la scultura di una funzione esclusivamente allusiva.”

Non a caso, Illusione è una titolazione fortemente metaforica; e lo sono anche i precedenti: oltre ai citati Innesti e Flussi, ecco Tracciare il vuoto, Tratto Virgola, o Parti del discorso…

“Sì: sono come minuti indizi di interpunzione nell’aria, la cui misurazione e traiettoria è puro sforzo intellettivo di ricostruzione.”

Aria, spazio, traiettoria, dunque soprattutto vuoto, o meglio: vuoti…

“Vero: l’illusione di bucare una montagna, di creare un canale energetico sotto la pelle durissima del marmo si innesta su un approccio visivo in cui è – appunto – il vuoto a dominare, l’ambiente stesso a parlare…”.

Info:

  • Film d’Arte di Tobia Pescia
    Prodotto da Fondazione Sistema Toscana
    Trailer in proiezione il giorno del vernissage
  • Ufficio Stampa Monica Zanfini
    Foto: Claudio Abate, Stefano Esposito
    Traduzioni Andrea Viviani
    Progetto Grafico Aurelio Candido
  • Presentazione Catalogo e Film: Ottobre 2015

Patrocini:

  • Regione Toscana
  • Comune di Carrara
  • Agenzia per la Coesione Territoriale
  • Sensi Contemporanei
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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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