P.D. Athanas: Hidden Intentions. Intenzioni nascoste. Contributo di Barbara Martusciello

PAUL ATHANAS, Hidden Intentions

L’americano P. (Paul) D. Athanas propone scatti che fermano quella normalità cittadina che si rivela, allo sguardo del fotografo, con quel qualcosa in più che la eleva a protagonista speciale dell’immagine immortalata.

In generale, che si tratti dell’Italia, della Francia, del Messico, degli Stati Uniti o di altre tappe dei suoi spostamenti e dei suoi momenti di vita, ognuna delle sue foto ferma la quotidianità, quasi sempre metropolitana, rintracciandone la sua peculiare bellezza.

P. D. Athanas ha iniziato a fotografare sin da bambino e racconta che la madre se ne preoccupava un po’, notando quanti rullini quel suo ragazzino riusciva ad usare: “sprecare”, credevano in molti; in quei tempi dell’analogico, ogni scatto era definitivo, meno prontamente manipolabile di oggi, ed essenzialmente manualmente, e stampare era più laborioso e costoso. Il giovane Paul fotografava tutto: strade, palazzi, e persone che nemmeno conosceva; questo provocava nella madre perplessità e stupore. A quale fine immortalare realtà casuali, uomini e donne per lui anonimi, che lo sfioravano appena? A molti sfuggiva il senso di questa abitudine apparentemente onnivora e predatoria: che del tutto casuale non era; infatti, i provini dimostravano che solo una minima parte di quella mole di dati si trasformava in riproduzione cartacea finita, segno di una preferenza più mirata a seguire una propria grammatica interiore. Questa è via via evoluta e quella voracità della vista si è fatta mirata e P. D. Athanas ha smesso di “sperperare pellicola”: anche grazie all’avvento del digitale. Di quelle prime prove è restata costante anche una sua regola aurea: la fotografia deve essere catturata direttamente ed esclusivamente nella fotocamera – di qualsiasi tipo, anche un iPhone –, senza passaggi successivi, ritaglio o Photoshop. Così, la porzione di realtà da lui fermata sarà più autentica e il suo sguardo pulito.

Le immagini che si palesano sono dominante da riflessioni, rispecchiamenti, riverberi e caratterizzati dalla presenza di finestre, vetrine, schermi, componenti architettoniche o elementi urbani geometrici che l’inquadratura rende fondamentali della composizione visiva. I soggetti vi si inquadrano dentro e danno corpo a un rapporto tra interno ed esterno, originale e speculare, uno e il suo doppio… Tale particolarità attua a una sorta di misteriosa narrazione, indirettamente esaltando un pensiero laterale evidenziato anche nel titolo della mostra: Hidden Intentions (Intenzioni nascoste). E’, questa, un richiamo a Oblique Strategies (sottotitolo: Over One Hundred Worthwhile Dilemmas), un’opera-congegno di Brian Eno e Peter Schmidt volta a facilitare negli artisti (in particolare i musicisti), la rimozione di ogni blocco creativo per una liberazione espressiva e della propria singolarità.  Superfici riflettenti in cui il soggetto immortalato raddoppia, o si fa evanescente, si sovrappone ad altri elementi della scena, o aperture da cui si intravedono figure, e, ancora, panoramiche di sguincio, che sono caratteristiche delle fotografie di PD Athanas e che potrebbero apparire come un disturbo per la purezza fotografica, per la nettezza  del punto di vista, si palesano, invece, caratteristica distintiva dell’autore e dispositivo che rivela “un’intenzione nascosta”, secondo la strada suggerita da Eno e Schmidt nel 1975 (“Honor your mistake as a hidden intention” ). Infatti, se la modalità sequenziale non necessariamente porta a risultati rilevanti – come l’esperienza insegna – è pertanto necessaria una variazione di posizione, di punto di osservazione sulla realtà che incornici inesplorate angolazioni: qualcosa che Paul sa fare benissimo e ci fa vedere in questa sua mostra italiana. De resto, sembra leggersi, quasi come un sotto-testo di questa personale, che la verità non la conosciamo che di riverbero, un po’ come intendeva Franz Kafka (in Quaderni in ottavo – III quaderno –, 1914-1917, editati postumi):

L’unica capace di giudicare è la parte in causa, ma essa, come tale, non può giudicare. Perciò nel mondo non esiste la vera possibilità di giudizio, ma solo un riflesso”.

Paul porta proprio questo nel suo immenso lavoro fotografico: una relatività, che è, poi, anche dialettica, che – come nell’impianto di Eno e Schmidt – è libera e libera a sua volta, totalmente; e lascia entrare tanti possibili significati che si possono intuire in quelle sue panoramiche; e apre a una poetica del quotidiano nella quale ognuno di noi può rispecchiarsi e (ri)scoprire la bellezza e la capacità di empatia. Questa sorta di Reflective Frames  fanno questo piccolo, grande miracolo. Che è poi quello dell’Arte.

La prima mostra italiana di P. D. ATHANAS | Hidden Intentions _ Intenzioni nascoste è in questi giorni in corso a Roma. Curata dall’autrice, e in collaborazione con Rotarian Gourmet, è proposta in occasione di Roma Art Week 2016. Dal 24 ottobre (inaugurazione: dalle ore 17,30) al 7 novembre 2018 da EVASIONI Studio,  via dè delfini 23, Roma. Solo giovedì 27 ottobre una selezione di altre sue opere è nella mostra-evento nell’ambito dell’Electonic Art Cafè a cura di Umberto Scrocca da Camponeschi, Piazza Farnese 52 Roma (dalle ore 19.00)

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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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