Prove tecniche per la primavera, stagione, dell’arte in Sardegna

Nico Vascellari, Preludio Ascesa
Nico Vascellari, Preludio Ascesa
Nico Vascellari, Preludio Ascesa

Il mio Focus, si sa, è spudoratamente e spietatamente orientato nel privilegiare le forme della ricerca artistica rivolte verso gli aspetti pubblici e sociali, anche perché queste pratiche, al contrario di altre, riescono a lasciare traccia nei territori, e non solo nelle pareti di una galleria o di un collezionista. La presenza di Nico Vascellari a Sassari nel progetto Candelieri Residencies Art Program conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, la capacità di certa arte contemporanea di saper interagire positivamente anche in momenti delicati, dedicati e consolidati dal rito e dalla tradizione popolare. Con l’operazione Ascesa (preludio) Vascellari ha cercato di mettere in relazione l’immateriale del bene sacro della tradizione con quello della sperimentazione performativa, del noise e della contaminazione fra ricerca visiva e ricerca sonora: il punto di partenza per la performance è stato infatti il ritmo musicale dei tamburi che accompagnano la discesa dei Candelieri. L’evento, legato alla vicende della Faradda (Festa) dei Candelieri, processione religiosa riconosciuta, come il canto a tenores, nella lista del Patrimonio Immateriale UNESCO, è stato preceduto da una serie di incontri e seminari che hanno contribuito a non isolare l’azione ai soli addetti ai lavori. L’intervento performativo sonoro, trasmesso in diretta da un broadcast radio, è andato in scena il 3 maggio presso il Teatro Civico, luogo di grande importanza storica e culturale dove i Gremi protagonisti della festa e il sindaco si scambiano il benaugurante brindisi “a zent’anni”. Il chiudersi in uno spazio protetto (anche se pubblico) come un teatro è forse l’unico punto debole della performance che così ha rinunciato ad un possibile confronto con il percorso all’aperto dei Candelieri, anche se il progetto proposto, una serie di “lampioni” portati in giro dai performer nella scenografica oscurità della sala, non avrebbe potuto funzionare nella strada a meno che non si fossero spente tutte le luci della città. Lo spazio teatrale è stato invaso da una musica ad altissimo volume, tipica di certe amplificazioni tecno dove il caratteristico ritmo dei tamburi dei Gremi ha assunto un valore ancestrale, trasformando la festa da religiosa a pagana. Il pubblico è rimasto fermo, silenzioso, incantato, come (appunto) in una rappresentazione teatrale, poi le luci si sono accese ma i performer sono scomparsi senza nessun rientro, sottraendo così agli spettatori il tempo convenzionale dedicato agli applausi. Spiazzante e vascellarizzante al punto giusto da ricevere i complimenti degli addetti ai lavori e lasciare spunti di riflessione al pubblico, non pagante. L’evento è stato affidato a due tra i più bravi, attenti e significativi curatori del panorama sardo, Micaela Deiana e Giangavino Pazzola, con la regia organizzativa di alcuni artisti sardi, Paolo Carta e Cristina Meloni che, insieme ad altri, sono gli artefici dell’associazione Progetto Contemporaneo ideatore della residenza.

Venticinquegradi
Venticinquegradi

Un’altra novità arriva da Cagliari (città candidata a Capitale Europea della Cultura 2019) con l’apertura, ed era ora, del primo spazio dedicato (nel capoluogo) alla ricerca artistica contemporanea, differenziandosi radicalmente dal palcoscenico di altre realtà che, anche se nella qualità di alcune proposte, hanno sempre cercato di imitare un mercato, da queste parti peraltro quasi inesistente. Venticinque gradi è la temperatura in cui il sale si scioglie nell’acqua e così si chiama lo spazio creato da due artisti, Alessandro Biggio e Marco Lampis, e una curatrice, ancora l’instancabile Micaela Deiana. Il 9 maggio per l’inaugurazione il protagonista è stato, come per Vascellari, il suono. Adam Asnan, Simon Balestrazzi, Francesco Cavaliere, Arrington de Dionyso, John Duncan, Donato Epiro, Jonathan Frigeri, Luciano Maggiore, Giorgio Mega, Claudio Rocchetti, Paolo Sanna, Francesco Serra, Monica Serra, Dominique Vaccaio, erano gli artisti coinvolti. La presenza di apparecchi di diffusione sonora, alcuni modificati come una gabbia per uccelli (cinesi?), di oggetti suonabili (che nessuno però ha osato toccare), di un computer con la play list, di un wolkman senza le cuffie, hanno denunciato una presenza fisica forse troppo ben definita finendo per far dominare il valore estetico dell’installazione, peraltro ben riuscita, sulla lettura sonora e musicale. Venticinquegradi si presenta quindi come un luogo aperto alla sperimentazione delle arti visive, performative e sonore, volto ad indagare le possibilità di ricerca che possono nascere nelle intersezioni fra le diverse discipline, ma la sua particolarità è sicuramente la location nelle antiche saline, in un locale industriale inserito nell’ecosistema del Parco Naturale del Molentargius, una delle aree umide tra le più estese d’Europa.

Cagliari, con la candidatura ormai prossima alla selezione finale che la vede favorita, ha dato vita ad una serie di eventi, residenze, incontri per la progettazione partecipata, forum, workshop, ecc., che hanno prodotto un clima estremamente vitale in grado di mettere in moto energie creative, culturali ed artistiche, inedite e inaspettate rispetto alla storica chiusura autodemolitrice e autoreferenziale. Per la verità, nell’aria si respira ancora una certa preoccupazione da parte di alcuni operatori culturali, i quali dimostrano una certa diffidenza verso il progetto dovuto alla presunta costituzione di eventuali cordate che hanno messo radici nella fase iniziale della candidatura, rilevando certi atteggiamenti che sembrano mirati a far desistere dalla partecipazione chi è ancora fuori dal progetto. Mi sento di non condividere in pieno questa paura, in quanto nessuno è escluso a priori, almeno per volontà politica, tutti possono, e dovrebbero, ancora partecipare. Certo che essere chiamati a lavoro svolto, alimenta il timore che alla fine possa vincere la pratica di tenere sollevato il ponte levatoio di un castello che, anche se di carta, può apparire ai più sprovveduti come una fortezza inespugnabile. Speriamo quindi che, insieme a Cagliari, vinca la percezione che la conquista di un obiettivo così prestigioso possa giovare a tutti, proprio a tutti. Alla fine essere nominati Capitale della Cultura dimostra solo di essere stati i migliori nell’aver partecipato ad un bando, le vere capitali saranno sempre quelle in grado di esserlo al di là dell’assegnazione di un titolo che a rotazione viene diviso tra gli stati membri.

Novità anche dal fronte Sulcis: Rabolli Pansera sembrerebbe non essersi arreso alla restaurazione messa in atto in quel di Calasetta e ormai sembra inevitabile lo scioglimento della Fondazione MACC (Associazione tra il Comune, il MACC e Beyond Entropy), quindi Mangiabarche potrà lavorare sotto la sua direzione in piena indipendenza, con l’appoggio della Conservatoria delle Coste, senza dover più legarsi al Museo d’Arte Contemporanea, il quale a quanto pare non vede l’ora di ricacciarsi nell’oblio e nella mediocrità in cui è vissuto per tutti questi anni. Il mese scorso Renato Leotta era a Calasetta, proprio su invito di Rabolli Pansera, per un sopralluogo alla galleria a cielo aperto in vista di un suo progetto site specific.

Scuola Civica Arte Contemporanea, Iglesias
Scuola Civica Arte Contemporanea, Iglesias

Intanto ad Iglesias, il mese prossimo dovrebbe finalmente prendere vita la prima Scuola Civica d’Arte Contemporanea in Italia, nata dalla collaborazione tra il Comune di Iglesias e il Collettivo Giuseppefraugallery. Un’occasione per la comunità, città e il suo territorio, per accedere ad un sistema di formazione e informazione sullo stato dell’arte più attuale, per poter contribuire attivamente alla rinascita culturale ed artistica dell’isola. Rinascita partita qualche anno or sono con il MAN di Nuoro grazie alla ormai mitica Cristiana Collu, e che oggi mette la nostra Isola tra le regioni più attive, soprattutto per le realtà indipendenti e per la ricerca artistica non vincolata a necessità e logiche legate al mercato.

 

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Pino Giampà vive e sopravvive nel Villaggio Minerario di Normann nel profondo Sud-Ovest della Sardegna, dove fa parte di GiuseppeFrau Gallery, www.giuseppefraugallery.com, uno spazio non-profit, un collettivo, una postazione di ricerca nel territorio più povero d'Italia. Progetta, realizza e scrive, collaborando per "art a part of cult(ure)" come occhio vigile sulle realtà culturali e artistiche in terra sarda

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