Second Sight – Un invito a guardare oltre le apparenze. New York, Paul Booth Gallery

Paul Booth, uno dei più famosi tattoo artists al mondo, dopo aver esplorato sia il mondo del disegno, della pittura e della grafica, che quello della musica e perfino della scultura, ha infine deciso di voltare pagina e dedicarsi all’arte contemporanea con un approccio più disincantato: “Sono sempre stato affascinato dal cosiddetto dark surrealism.”, ha dichiarato Paul durante un’intervista esclusiva per Art a Part of Culture. “Come artista e proprietario di Last Rites Gallery ho sempre voluto esplorare idee correlate alla condizione umana attraverso la pittura e l’illustrazione. Con la mia nuova galleria, Booth Gallery, vorrei continuare a dedicarmi alle arti figurative, ma in maniera diversa, dando voce agli stessi contenuti in una dimensione meno “tetra”.

Quando guardo indietro agli esordi della mia carriera, mi rendo conto che, all’inzio, non avevo ancora dei goal precisi,  a parte il desiderio di esprimermi e seguire i miei interessi concernenti pittura, avventure imprenditoriali, musica e mondo dei tatuaggi. Booth Gallery e Second Sight rappresentano, quindi, una sorta di “lente d’ingrandimento” puntata sul mio ennesimo outlet creativo, ma anche su un nuovo capitolo della mia vita in cui certi obiettivi sono ben definiti.“

La nuova galleria di Paul, denominata Booth Gallery (www.paulboothgallery.com),  è stata da poco inaugurata nella sua location di NYC al primo piano di un edificio fra la 38esima ed 8th Avenue. Second Sight è il titolo della prima mostra collettiva organizzata dal team della Booth Gallery, che si propone come un tentativo di esplorare i simboli e significati che potrebbero scaturire dalla memoria e dalle esperienze estetiche dell’osservatore a contatto con il lavoro degli artisti. L’obiettivo principale della mostra, consiste nell’affrontare diversi argomenti, fra cui le ambivalenze di natura visiva, psicologica e culturale che intercorrono tra informazione, percezione e interpretazione.

Gli artisti selezionati vedono la Booth Gallery come un’opportunità per trasmettere contenuti elevati, e ottenere ulteriore visibilità e presenza mediatica:

Chad Wys, che vuole raccontare il “percorso degli oggetti” che utilizza come punti di riferimento pr i suoi ready made e collage; Jesse Draxler, conosciuto per il suo immaginario “interrotto” caratterizzato da volti anonimi e trasfigurati; Ekaterina Panikanova, che in Italia è rappresentata da Sara Zanin; Jade Townsend, il cui lavoro nasce dall’esigenza di analizzare e criticare la società contemporanea; Todd Lim, il cuo lavoro verte principalmente sulla psicologia sociale; Mike Cokrill, che dalle tematiche a sfondo sessuale dei primi lavori quali The White Papers è passato ad argomenti di natura socio-politica; Joan Barrios, il cui linguaggio “portante” é un mix di suggestioni sonore, gesti controllati e portali che conducono ad altri mondi; e Ryan Hewitt, i cui ritratti a sfondo psicologico obbligano ad un doppio focus, cromatico ed emozionale.

Le opere in mostra sono legate da un sottile fil rouge ad andamento concettuale: nelle opere Trinity di Todd Lim e Box No. 79 di Ekaterina Panikanova, ad esempio, il desiderio di affermare e negare determinate informazioni si confonde col punto di vista dell’osservatore, invitato a leggere fra le righe e decifrare i crittogrammi che si celano dietro le parvenze di un anti-decorativismo volto all’interazione più che all’interpretazione; l’opera The Offering of Ears to Free Will and Fate di Jade Townsend fa pensare alle scenografie del film Dogville di Lars Von Trier, in cui le dinamiche freudiane prevalgono sull’estetica delle ambientazioni teatrali; rimandando al concetto di identità le opere Untitled di Jesse Draxler e Untitled di Johan Barrios si richiamano a vicenda come in una danza visiva fatta di associazioni mentali in(de)finite dal retrogusto noir.

La mostra costituisce un esperimento curatoriale ben riuscito in cui gli aspetti narrativi di opere quali Olympia di Mike Cockrill e Untitled di Ryan Hewitt si antepongono agli stratagemmi concettuali di Chad Wys, Todd Lim e Jade Townsend in un perfetto equilibrio fra racconto da voce fuori campo e facoltà intuitive da terzo occhio dell’osservatore.

 

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Deianira Tolema è nata a Salerno. Fin da bambina si è dedicata all’arte e alla poesia, facendo del disegno e della scrittura i suoi principali strumenti espressivi. Dal 2008 collabora con artisti, curatori e direttori editoriali occupandosi principalmente di testi e traduzioni. Attualmente vive e lavora fra Italia e Stati Uniti.

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