Limbo dopo la fuga. Grecia moderna e migrazioni in mostra a Fondazione Fotografia di Modena.

Lying in Between - Hellas 2016 - foto di Federica Casetti

Quanto è distante, da noi, la Grecia? Una faccia, una razza, è risaputo e vero come non mai.
Eppure se dobbiamo raggiungerla per un viaggio di piacere, sono sufficienti alcune ore di navigazione, in aereo anche meno.

Ma se cambia la prospettiva e il discorso verte su crisi economica, politica, flussi migratori, allora aumentano difficoltà e paure, come quando guardandosi allo specchio, l’immagine riflessa non corrisponde alle aspettative: il primo impulso è distogliere lo sguardo.

Secondo logica, al passare del tempo dovrebbe conseguire una costante evoluzione positiva data dallo sviluppo delle nuove conoscenze, ma nel caso dell’Antica Grecia, considerata la culla della civiltà occidentale per cultura e sapere, si fatica a riconoscere lo stesso Paese che ha subito una sorte simile ad altre grandi civiltà (pensiamo ad Egitto, Mesopotamia, Babilonia, Siria, Libano, Creta). Quelli che erano i luoghi da cui provenivano  scienziati, intellettuali, architetti, eroi mitici, regni ricchissimi, allo stato attuale si sono trasformati, per lo più, in terreno di scontri sanguinosi, povertà, arretratezza, perdita dei diritti fondamentali, desertificazione, sfruttamento e di conseguenza, in punto di partenza di grandi masse migratorie, mosse dal desiderio di sopravvivere allo stato delle cose. In Italia assistiamo al verificarsi di situazioni estreme, disumane, che non possiamo ignorare e quotidianamente sulle isole greche più vicine alla costa turca, sbarcano centinaia di persone, arrivando in alcuni casi a superare per numero la popolazione in esse residente.

Molti tra giornalisti, medici e artisti, si occupano di documentare le condizioni di vita del popolo greco e di chi raggiunge il Paese Ellenico per fuggire dalla guerra e dalle persecuzioni.

Sette fotografi italiani, con un progetto promosso da Fondazione Fotografia di Modena, hanno soggiornato nei mesi di maggio e giugno scorsi, in nove diversi luoghi tra isole e continente greco, per cercare di ritrarre l’emergenza umanitaria nell’epoca della crisi economica. Ne è risultata una mostra, ora in corso nella sede di Foro Boario, dal titolo Lying in between. Hellas 2016, ad evidenziare lo stato di ‘giacenza’ in cui si trovano i profughi, costretti a sostare nei campi per periodi illimitati, in un’attesa logorante. Inoltre, il verbo ‘to lie’ ha in sé un richiamo alla menzogna e all’opacità di questa condizione, frutto dell’ambiguità in cui operano le istituzioni deputate a regolare gli accessi in Europa.

Le immagini sono la conferma dell’importanza e della responsabilità che il linguaggio artistico può assumere anche quando si tratta di temi inerenti la situazione sorico-politica generale. Hanno partecipato Antonio Biasiucci, Antonio Fortugno, Angelo Iannone, Filippo Luini, Francesco Mammarella, Simone Mizzotti e Francesco Radino.

I luoghi prescelti, note mete turistiche, sono oggi emblema dell’ampio divario esistente fra il mondo occidentale che tenta di preservare le proprie certezze e quello mediorientale, lacerato da guerre civili e di religione. Ogni artista ha documentato e restituito la propria esperienza in tempo reale attraverso una cronaca fotografica quotidiana, condivisa attraverso i canali web e social di Fondazione Fotografia; al rientro in Italia, il materiale raccolto è stato rielaborato rispettando le ben distinte cifre stilistiche. In parallelo, due diversi team di professionisti (Andrea Cossu, Daniele Ferrero, Mara Mariani e il direttore di Fondazione Fotografia Filippo Maggia) hanno prodotto un’installazione video a tre canali incentrata sulla situazione attuale, per raccontare la Grecia contemporanea.

Spiega Maggia:

 “Uno dei cardini della missione è stata la necessità di non limitarsi alle finalità artistiche, ma di portare avanti anche un’opera di sensibilizzazione del pubblico rispetto al tema dell’immigrazione. Abbiamo cercato di imprimere un carattere marcatamente sociale alla missione e alla mostra, che è ad ingresso gratuito, così come tutti gli eventi collaterali”.

Il video non segue una sceneggiatura, ma registra lo scorrere lento del quotidiano e dà voce ai migranti, alle forze dell’ordine che provano a regolare il flusso ininterrotto degli arrivi, ai volontari, ai greci che generosamente danno il loro aiuto benché prostrati da una crisi economica ancora in corso e a quanti invece, per la medesima ragione, protestano, offesi da un’Europa che sembra averli abbandonati. L’intensità delle narrazioni arriva allo spettatore intercalata al blu del mare, alla natura, alle antiche rovine, alla quiete immobile dei monasteri ortodossi e dei villaggi medievali.

Nel mese di ottobre, poi, Filippo Maggia e Daniele Ferrero, sono tornati a Lesbos, Chios, Samos e Kos con il duplice obiettivo di confermare solidarietà e impegno agli interlocutori incontrati precedentemente e di aggiornare la documentazione raccolta con ulteriori riprese video e immagini che riportano un notevole peggioramento, tanto da spingere il governo greco ad espulsioni di massa, a fronte dei gravi disordini all’interno dei campi, sempre più affollati.

Ma vediamo nello specifico, i temi trattati da ogni artista:

Nell’Isola di Chios, Andrea Biasiucci ha potuto proseguire la propria analisi dei codici comunicativi dell’uomo, dai gesti delle mani alle espressioni del volto alla postura dei piedi, nel tentativo di dare un valore di universalità spirituale al singolo essere.

Antonio Fortugno al nome dell’Isola di Kos (italianizzato in Coo) ha fuso la formula chimica del monossido di cobalto, CoO, elemento con il quale l’artista costruisce in un video l’immagine geografica dell’isola e via via la dissolve, a rappresentare il processo temporale dell’attesa, del viaggio e dell’abbandono.

Angelo Iannone intitola la propria opera “Nulla che già non sappiate”, focalizzando l’indagine sulle mistificazioni e le errate percezioni che spesso si registrano a proposito di migrazione.

Filippo Luini ha incontrato sull’Isola di Lero un gruppo di giovani profughi afghani, ospitati in un centro di accoglienza allestito in una vecchia caserma italiana. Con il loro aiuto, usando i pochi oggetti a disposizione, ha ripercorso l’esperienza del viaggio e del quotidiano dei ragazzi, mettendo in scena dei tableau vivant, una vera e propria performance, asciutta e veritiera.

Francesco Mammarella con “Paura Secondo Grado” esplora questa reazione profondamente umana, troppo spesso manipolata ad uso e consumo di una ben specifica parte politica per la costruzione di muri, simbolici e reali, innalzati attorno ai centri di “accoglienza”, simili in modo inquietante alle protezioni che appaiono intorno alle abitazioni di noi occidentali.

Simone Mizzotti fotografa aree di servizio, porti, ferrovie e altri luoghi che via via perdono la loro intrinseca identità per divenire aree di ricovero per immigrati, stravolgendo anche in modo surreale, il territorio urbano e rurale.

Concludiamo con Francesco Radino, a Lesbos, anticamente culla della cultura occidentale, della folosofia, dell’arte, dell’architettura, da sempre teatro delle grandi  tragedie rappresentate e ora di una, purtroppo tristemente reale e straziante, come testimoniano le distese di salvagente: se ne ritrovano a migliaia abbandonati sulle spiagge o arrivati con le mareggiate, inutili, perchè di pessima qualità seppure ottenuti a caro prezzo, negazione paradossale dello stesso nome che portano.

Ad accompagnare la mostra, un programma di eventi collaterali con gli artisti e giornalisti (Nico Piro, Michele Smargiassi, Gad Lerner, ospite del Foro Boario in occasione del finissage sabato 7 gennaio 2017) e incontri con esponenti del mondo del volontariato, come quello che ha visto protagonista Andrea Belardinelli, Responsabile del Progetto Italia di Emergency, l’associazione che dal 2006 è presente con interventi anche nel nostro Paese: in Sicilia, a Palermo, un Poliambulatorio offre assistenza sanitaria gratuita ai migranti e a tutti coloro che ne abbiano bisogno. Successivamente, nel dicembre 2010, un secondo Poliambulatorio ha iniziato le attività a Marghera (VE) , poi a luglio 2013 è stata la volta del Poliambulatorio di Polistena (RC) e nel 2015 il Programma Italia si è ampliato con l’Ambulatorio a Castel Volturno (CE) e l’Ambulatorio a Napoli.

Tra gli altri progetti, da metà dicembre 2012 Emergency ha dato il via a Sassari ad uno Sportello di orientamento socio-sanitario, divenuto poi Ambulatorio nel gennaio 2016.

Sul territorio, inoltre, sono presenti ambulatori mobili  che portano assistenza sanitaria e offrono Informazione e prevenzione per le prostitute nel casertano (dal 2014) e servizi di orientamento socio-sanitario a Bologna (dall’estate 2015).

Di questi giorni è anche la notizia della firma da parte del Sindaco di Milano Giuseppe Sala e del Direttore Esecutivo di Emergency Gino Strada, del protocollo d’intesa per realizzare un Posto di Assistenza Socio Sanitaria (PASS) gratuita da impiegare in contesti di emergenza, iniziando col supportare il sistema sanitario territoriale per le popolazioni colpite dal terremoto in Centro Italia. In tempi più lunghi, lo scopo sarà quello di predisporre una struttura operativa da attivare nel caso di eventi calamitosi e di qualsiasi altra causa che possa determinare la riduzione o l’interruzione dei servizi di assistenza sanitaria di base e sociosanitaria in un territorio.
Emergency garantirà uno staff composto da medici, infermieri, mediatori culturali e psicologi, mente il Comune di Milano fornirà professionalità tecniche specifiche e le strutture campali necessarie all’allestimento del PASS.

Da notare che, ad eccezione di alcune figure necessarie per la continuità e l’organizzazione del servizio, lo staff del Programma Italia opera a titolo gratuito.

Afferma Andrea Belardinelli:

“I temi trattati dalla mostra  sono molto attinenti con l’operato di Emergency. L’Associazione è nata nel 1994, con interventi in zone di guerra e proprio questa è alla base di molte storie di migrazione. Usata per la soluzione dei conflitti, ha invece causato le grandi tragedie delle quali siamo testimoni e temo che, fino a quando non ci accorgeremo dell’enorme errore commesso, dovremo far fronte non solo ad un aumento degli arrivi dalle zone in cui è presente, ma anche di chi fugge dalle conseguenze che questa porta, come povertà e cambiamenti ambientali. Nelle nostre realtà sono impegnati medici, infermieri, mediatori culturali, operatori del sociale e sempre più alta è la necessità di psicologi.

Con Programma Italia, dopo la Siclia, abbiamo dovuto allargare i punti di erogazione delle nostre prestazioni ad altre regioni, dove i braccianti stagionali impiegati nei campi sono quasi del tutto privi di assistenza sanitaria, collaborando con le istituzioni per supportare il diritto fondamentale alle cure sancito anche dalla Costituzione. Il nostro Sistema Sanitario, messo a dura prova da tagli di spesa e ricerca di profitto personale, sovente deve affrontare richieste troppo alte.

Siamo presenti anche nelle zone di sbarco dei migranti e nei centri di prima accoglienza dove il problema non è strettamente sanitario, dato che le malattie riscontrate derivano per lo più  dalle privazioni e dalle violenze subite prima e durante la navigazione. Ma è l’arrivo che dà l’avvio ad un nuovo viaggio, spesso altrettanto doloroso e traumatico, causato dal vuoto normativo conseguente ai numeri del fenomeno. Inoltre i dati evidenziano l’aumento preoccupante dei minori non accompagnati (fino ad ottobre 2016 il numero è raddoppiato rispetto al 2015), ragazzi estremamente vulnerabili e sofferenti.

Con Programma Italia cerchiamo di dare cure e cultura, valore alle realtà che funzionano bene; crediamo sia necessario sgombrare l’informazione dai dati imprecisi e fuorvianti, che invece, spaccano la società, creando paura, rifiuto, violenza. I rifugiati hanno diritto all’accoglienza e l’esercizio di cure gratuite e di qualità fa bene a tutti noi, visto che una parte importante  degli accessi alle nostre strutture è di connazionali per i quali è ormai impossibile seguire i canali convenzionali.

Tornando al tema della mostra, nel gennaio scorso abbiamo attuato un sopralluogo in Grecia, a Lesbos, per valutare la realtà dei fatti ed eventulamente offrire supporto. In un anno, nel paese ellenico c’è stato un flusso di circa un milione di persone, che si sono impiantate su un tessuto economico già pesantemente compromesso. La distanza tra costa turca e greca, di circa 4 miglia, viene quotidianamente coperta da diverse decine di piccole imbarcazioni, con a bordo gruppi di siriani, spesso intere famiglie, straziate da situazioni gravissime. Tale condizione è molto difficile da gestire se non si ha disponibilità di molto personale e molte attrezzature. Ho visto tanta volontà di aiuto spontaneo nella società civile, negli abitanti, nel volontariato, ma il tutto è decisamente sproporzionato alle richieste. Al momento, come associazione, teniamo alta l’attenzione nei confronti della situazione greca e se sarà necessario, valuteremo un intervento.”

Alla mostra Lying in Between. Hellas 2016 è stata abbinata un’operazione di charity: tutti i fotografi che hanno preso parte alla missione destineranno in beneficenza i proventi della vendita di alcune delle loro opere esposte, ristampate in un’edizione speciale, a tiratura limitata. Il ricavato sarà devoluto al gruppo di volontari indipendenti SamosVolunteers Group, che accoglie i profughi sbarcati sull’isola di Samos e sostiene la popolazione locale impegnata nell’assistenza.

Le edizioni speciali saranno in vendita al bookshop del Foro Boario di Modena e sull’e-store di Fondazione Fotografia. Info: 335 1621739 – bookshop@fondazionefotografia.org

Lying in Between. Hellas 2016.

  • 15 settembre 2016 – 8 gennaio 2017
  • Foro Boario – Modena, Via Bono da Nonantola, 2
  • Mostra promossa da Fondazione Fotografia Modena e Fondazione Cassa di Risparmio di Modena con il patrocinio di Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), Ambasciata di Grecia a Roma, Regione Emilia-Romagna
  • orari di apertura mercoledì-giovedì-venerdì 15-19 sabato-domenica 11-19 chiuso lunedì e martedì
  • biglietteria@fondazionefotografia.org – mostre@fondazionefotografia.org
  • ingresso libero
  • catalogo Lying inBetween. Hellas 2016 – Skira Editore

Emergency ong onlus è un’organizzazione indipendente e neutrale, che offre cure medico-chirurgiche gratuite e di elevata qualità alle vittime delle guerre, delle mine e della povertà. In più di 20 anni di attività, Emergency ha curato oltre 7 milioni di persone. Emergency promuove una cultura di pace, solidarietà e rispetto dei diritti umani. www.emergency.it

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Vive a Bologna, dove lavora come logopedista al Servizio di Neuropsichiatria Infantile occupandosi prevalentemente di disturbi della comunicazione, del linguaggio e dell'apprendimento, è appassionata da sempre di Arte, in qualunque forma si presenti. Da alcuni anni ha iniziato un percorso nel campo della fotografia

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