Donna Haraway – dal Cyborg al Compost – Staying with the Trouble.

Staying With The Trouble – Making Kin in the Chthulucene

“We are all lichens; so we can be scraped off the rocks by the Furies, who still erupt to avenge crimes against the earth. Alternatively, we can join in the metabolic transformations between and among rocks and critters for living and dying well.”
Siamo tutti licheni; per questo possiamo essere spazzati via dalle rocce dalle Furie, che ancora esplodono per vendicare i crimini contro la terra. In alternativa, possiamo unirci alle trasformazioni metaboliche tra e fra rocce e creature per vivere e morire bene.

“We are at stake in each other in every mixing and turning of the terrancompost pile. We are compost, not posthuman; we inhabit the humanities  not the humanities. Philosophically and materially, I am a composts  not a posthumanist. Critters—human and not—become-witheach other, compose and decompose each other, in every scale and registerof time and stuff in sympoietic tangling, in ecological evolutionary developmental earthly worlding and unworlding.”
Siamo in gioco gli uni con gli altri in ogni mescolanza e rivolgimento della pila compost terrestre. Siamo compost, non postumani; abitiamo humusities, non humanities. Filosoficamente e materialmente, sono compostista, non un postumanista. Le Creature— umane e non — diventano le une con le altre, si compongono e decompongono, in ogni scala e registro di tempo e cose in grovigli simpoietici, in mondi terrestri di sviluppo evolutivo ecologici e disordinati.

Probabilmente siamo spacciati e non c’è nulla da fare. Il pianeta è ormai danneggiato, e non c’è rimedio. La natura, che sta per riprendersi tutto quello che l’uomo ha devastato con lo sfruttamento sconsiderato delle risorse minerarie, il danno inflitto alle specie animali e vegetali, i disastri causati dai disordini politici e dal capitalismo globale, non concederà sconti. A questo punto due domande vengono spontanee: che faremo noi umani? Quali strategie di sopravvivenza metteremo, o dovremo mettere, in campo?

Donna Haraway (Denver, 6 settembre 1944), zoologa, filosofa, biologa, docente e teorica del femminismo, autrice della teoria Cyborg, illustra l’imminente futuro di convivenza con The Trouble.

immagine per Donna Haraway
Cover

Una corposa raccolta di citazioni, storie, congetture ed elucubrazioni provenienti da discipline distanti ma tuttavia connesse come la sociologia, biologia, filosofia, arte e fantascienza, viene ordinata ed elaborata in un unico, denso insieme di supposizioni, delucidazioni e rivelazioni che arrivano a delineare il nebuloso tempo in cui ci accingiamo a vivere.

Il messaggio appare chiaro in ogni storia: ora che si è fatto il deserto dei sistemi complessi basati sulla biodiversità occorrono forti alleanze tra gli esseri, per un veloce recupero del passato ed una sana ricostruzione del futuro.

Se vogliamo migliorare la capacità di sopravvivenza in ambienti contaminati, ”tra le rovine”, è necessaria una evoluta presa di coscienza dell’importanza della diversità per riuscire a sviluppare pratiche di convivenza collaborativa.

Per questo motivo anche il pensiero deve evolvere, abbandonare la sua forma binaria,  basata su coppie di categorie in antitesi (come uomo/donna o corpo/mente),in favore di una modalità più tentacolare e multiforme, che individui velocemente complessi rapporti, cause, effetti.

Ai concetti già noti di Antropocene (Stoermer, Crutzen) e Capitalocene (Moore), Donna Haraway affianca quello nuovo dello Chthulucene, il periodo storico in cui ci accingiamo ad entrare. Il termine si rifà al greco Chtonios (sotterraneo, submarino) ma c’è anche lo PimoaCthulhu (sì, il termine in questo caso è di ispirazione lovecraftiana), ragno che vive nel Centro-Nord della California, non lontano da dove dimora l’autrice, ad ispirare il nome.

Dato che “Siamo humus, non Homo, né Anthropos; siamo compost, non‘post-umani’”, lo Chtulhucene prevede la comparsa di multispecie in evoluzione ed il dipanarsi di storie e pratiche in/con divenire, mentre un senso di totale precarietà accompagna l’esistenza di ogni creatura.

E’ il tempo in cui “il mondo non è finito e il cielo non è ancora caduto”. Il concetto del troppo tardi delle precedenti epoche è stato superato: lo Chthulucene si libera delle scorie dell’Anthropocene, si affranca dagli stermini compiuti durante il Capitalocenee, “spaccando, triturando e stratificando come un giardiniere folle, realizza una pila di compost molto efficace, volta a garantire ancora un possibile passato, presente e futuro”.

Andranno recuperate ed evolute le capacità di Sim-Poiesi [fare con], attività in cui esseri di diverse specie interagiscono e si assimilano, le une con le altre; i corpi diventano Olobioni, creature integre, sane, per una produttività senza limiti né confini, per un’evoluzione più coerente con l’ecosistema. Animali, virus, batteri, piante sono tutti coinvolti in interazioni e simbiosi complesse.

Ma non è tutto: “Staying with the Trouble” vuol dire vivere ma anche morire bene, e nello Chtulhucene il concetto di morte e di estinzione appartiene al presente. L’impegno è quello di vivere, di morire bene, di avere una responsabilità, una compartecipazione, nella morte.

“Con intenso impegno, lavoro e gioco di gruppo con altri abitanti del pianeta, sarà possibile il fiorire di ricchi apparati  multispecie che includano persone”: lo slogan di tale pratica è Make KinNot Babies! Fondamentale infatti in questa epoca è il riconoscere e costruire linee di parentela e “sciogliere la presunta naturale necessità di stabilire legami tra sesso e genere, razza e sesso, razza e nazione,classe e razza, genere e morfologia, sesso e riproduzione, riproduzione e fare persone”. Stringere linee di parentela equivale ad ‘assemblare’ persone, che non siano necessariamente individui, o esseri umani.

Dato che esistono già linee di parentela, anche con il Cyborg, è necessario rafforzarle tra le varie specie, tra umani e non umani, tra ormoni, batteri, virus. Per essere sempre più in grado di cercare e trovare i semi più adatti aduna sempre più evoluta terraformazione si recuperano l’arte e l’attivismo, sia nell’arte sia nella scienza. Si ritrovano ed evolvono così la creatività e la sensibilità nei confronti di un mondo sempre più in mano a poliedrici Ricercatori-artisti-ingegneri.

E nell’ipotesi in cui in natura esista un’arte “vegetativa e non comunicativa”, andranno ripensati “gli elementi stessi della nostra scienza” per “apprendere un insieme completamente nuovo di tecniche, (…) per [riuscire a] capire e sostenere l’arte della sequoia o delle zucchine”.

L’obiettivo è quello di dar vita ad animali che nutrono umani e umani che nutrono animali, in un ecosistema abitabile ad libitum, in cui le persone non sono pericolose le une per le altre,senza limiti tra luoghi, generi, razze, specie, o pratiche.

L’autrice infine segue l’evoluzione di questo modello con un racconto favolistico che accompagna per cinque generazioni un’ipotetica Camille, Child of Compost, dal 2025 fino al 2425. Camille vive in comunità multi-specie in un’esistenza dedita al viaggio, al confronto, alla condivisione di esperienze, all’interazione, alla libera scelta, in un percorso evolutivo che vede gli umani in netta diminuzione anno dopo anno, portando avanti la curiosa pratica di essere-con-gli-altri,verso un mondo sempre più vivibile e florido.

Ragni, rinoceronti, licheni, barriere coralline, orchidee, urine, cani, accompagnano il lettore in una serie di storie insolite e a tratti straordinarie; la natura sembra proprio dare l’ordine di smetterla di costruire muri, di alimentare guerre. Dopo che l’umano avrà abbandonato la sua comfort zone e dato fuoco al suo private idaho potrà finalmente volgersi a sperimentare nuove forme di felicità e libertà. Una ricetta semplice, quella per cui l’essere umano abbandona la sua intima natura di bestia feroce mantenendo le sue caratteristiche di intelligenza e curiosità, e lo fa mentre si… estingue.

Resta il dubbio su quanto questa creatura dalle sembianze umane che convive con The Trouble abbia a che fare con l’uomo, e quanto possa essere accattivante la visione di un futuro in cui usciamo umilmente di scena per lasciare spazio a un mondo multi specie pacifico e colorato, in cui la natura torna finalmente a mostrare il suo lato incontaminato.

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Ha fondato e gestito lettera.com, una delle maggiori riviste online di recensione di saggistica e narrativa in Italia, ed ha portato avanti studi di genere in modo approfondito sulle sottoculture urbane e l’underground musicale degli anni '80 e '90. Appassionata di arte d'avanguardia, vive soprattutto a Roma.

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