Ron Galella il paparazzo d’America e il fotografo preferito da Andy Warhol

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 “Una buona foto deve ritrarre un personaggio famoso che sta facendo qualcosa di non famoso. Ecco perché il mio fotografo preferito è Ron Galella”.  

Questo affermò Andy Warhol parlando dell’amico e grande fotografo d’origini italiane.

Ron Galella, nato nel 1931 a New York e figlio di immigrati (il padre era un falegname di Muro Lucano, in Basilicata, borgo di cui oggi è cittadino onorario), si è fatto la nomea di “king of paparazzi” – in America, perché in Italia l’appellativo qualifica ancora Rino Barillari! – sin da giovanissimo, quando tornava la notte a casa nel Bronx per sviluppare le foto che scattava fuori dai locali più famosi, alle feste, alle inaugurazioni di club e mostre o alle anteprime cinematografiche.

Ma Galella ha anche un passato da reporter di guerra nell’esercito americano, una formazione accademica con una laurea in fotogiornalismo e padrinati esemplari (Eugene W. Smith ed Henri Cartier Bresson), pur se la notorietà e la specializzazione avvenne sul campo… urbano, per  strada.

Come tanti paparazzi, ma anche più di tanti, egli andava all’assalto della realtà e dei personaggi da fotografare e per farlo non esita a travestirsi, nascondersi, depistare e a tendere agguati riuscendo a rubare l’attimo con quei personaggi “da aggiungere al proprio archivio” fatto di oltre 3 milioni di foto di volti, storie, inaugurazioni, concerti, vita notturna fatta di feste e di locali (tra i quali il mitico Studio 54. lo Xenon-Disco, il Palladium e Area a New York); e di stars.

Le ha eternate tutte: Elvis Presley, Louis Amstrong, Frank Sinatra, Marlon Brando, Maria Callas, Miles Davis, Sza Sza Gabor, Sophia Loren, Richard Burton con e senza Liz Taylor (e viceversa), Gina Lollobrigida, Gregory Peck, Ava Gardner, Raquel Welch, Steve McQueen, Clint Eastwood, Julie Christie, Liza Minelli, Ben Gazzarra pizzicato con le sue diverse amanti e fidanzate; e Bette Davis ancora intensa e tostissima, con la sigaretta in bocca, negli anni ’90.

C’è Cassius Clay e c’è nella scelta del cambiamento, in Muhammad Ali; c’è il mondo della politica e del potere, della celluloide, della nobiltà vera o presunta, degli scandali e degli eccessi (non possono essere assenti, quindi, il Duca e la Duchessa di Windsor!), della New York by Night, del Fashion: da Yves Saint Lauren a Diana Vreeland, da Pierre Cardin a Gianni Versace, dai von Furstenberg a Paloma Picasso, da Marisa Berenson alle Top model degli anni ’90 Naomi Campbell, Linda Evangelista, Christy Turlington fino a Cindy Crawford e Kate Ann Moss.

Non manca Jackie Kennedy (poi Onassis), una presenza costante negli infiniti fotoreportage street di allora: Galella la segue ovunque, anche a Capri, mentre fa shopping, mangia, si ferma in Piazzetta, oltre che per le vie di New York: memorabile la foto di lei, a passeggio, vestita in modo informale, che si volta con i capelli al vento, oppure tallonata dallo stesso Galella che si fa immortalare dal tassista a cui diede la sua macchina fotografica per testimoniare quell’attimo (geniale!).

Poi le si arrabbiò, lo denunciò e lui fu costretto a osservare la misura cautelare del divieto di avvicinamento a più di 50mt da lei e i suoi familiari; lui, un po’ per cautelarsi, ma più per ironizzare, dopo la sentenza, per tornare a fotografare “la sua ossessione” (perché pubblicabile sempre e comunque: un successo per ogni paparazzo) gli si presentava non troppo vicino e con un… metro in mano.

Negli album di quei decenni d’oro ci sono Frank Zappa, i Beatles, separatamente, Diana Ross, Sonny Bono & Cher Allman, Tina Turner, Art Garfunkel e Paul Simon, Billy Joel, Boy George, Elton John; Bruce Springsteen, Mick Jagger, Bob Dylan: bella la foto dei tre insieme, Dylan più lontano, quasi distratto, mentre gli altri due si fronteggiano come guasconi davanti al microfono (1988); e tanti scatti di Mick Jagger: con Bianca Jagger prima, con Jerry Hall, poi, quando, in entrambi i casi, formavano una delle coppie più belle del mondo; e di John Lennon, con e senza Yoko Ono; e di Lennon e Jagger amichevolmente insieme, nonché di David Bowie: anche eternato con quello che Bowie stesso definì un mentore, poi divenuto suo sodale: Lennon.

C’è il rutilante mondo delle mostre, la Pop e la Factory con Andy Warhol, Basquiat, Haring, Truman Capote, Twiggy; ci sono le iconiche Nico, Grace JonesDebbie Harry (di Blondie), Cyndi Lauper e la professionalmente longeva Madonna, che in quegli anni stava con Basquiat e poi con Penn, ed era agli inizi della sua carriera e incarnava un ribellismo per il quale la stampa è andata a… nozze; e in quella scena c’è spesso la scatenata Divine, regina trans delle feste, feste che Galella ha praticamente fotografato tutte, in quelli che furono definiti The Disco Years.

Vediamo John Travolta, Sylvester Stallone, Mr.T, dei fascinosi e talentuosi Jack Nicholson e Warren Beatty; c’è la triade Al Pacino, De Niro, Dustin Hoffman; ci sono Michael Douglas, l’emergente Julia Roberts; i Fonda: non solo Jane, ma il padre e il fratello, stirpe di grandissimi attori; e c’è Michael Jackson, anche con la bellissima Brooke Shields, nella testimonianza di un’amicizia che manager dello Star System e dei due vollero trasformare in un’improbabile love-story; e troviamo, nelle sue carrellate sulla vita glam di allora, Sean Penn, intemperanze comprese, come quando tirò un pugno al fotografo Vinnie Zuffante (New York, 1986).

Non mancano rampolli di leggendarie, potenti famiglie: giovanissimi e bellissimi.

Ecco la Principessa  Caroline di Monaco, o John John Kennedy; o gli altrettanto potenti e allora assai mondani Donald e Ivana Trump negli anni ’80 e poi Trump più recente, con Melania; oppure la coppia del momento, pure  degli anni ’80, Ryan O’Neal e Farraw Fawcett; e ci sono via via tutti o quasi, Lady Diana compresa, fino a Taylor Swift (“tra le migliori, oggi”, sostiene Galella, dispiaciuto che lei non lo abbia mai ringraziato per un suo omaggio), Beyonce (bella ma “sempre in ritardo”), Rihanna, le prezzemoline Kardashian, Jared Leto, Victoria Beckham; e Lady Gaga di cui è entusiasta perché è “sempre fantastica e creativa”. 

C’è un avvenimento divertente che chiarisce la personalità del grande fotografo: di quando Marlon Brando, prima di entrare in un ristorante di Chinatown a New York, si accorse di lui e gli sferrò un potente pugno che gli face saltare i denti e gli ruppe la mascella, determinando l’uso di un… casco da football da parte di Galella ogni qualvolta seguiva, per paparazzarlo, l’attore!

Una foto  scattata da Paul Schmulbach lo testimonia: è del 26 novembre 1974, al Waldorf Hotel, e vede in primo piano Brando, piuttosto supponente e scocciato, tallonato proprio da Galella con il casco in testa.

Marlon Brando e Ron Galella, Waldorf Hotel – Ph. Paul Schmulbach, NYC 26 novembre 1974

 

“Oggi i media sovraespongono le celebrità. Non c’è nessun mistero”

Questo ha affermato Galella (se ben ricordo, su “Vanity Fair”) dispiaciuto per la mancanza di verità nella comunicazione mediale di oggi, per la combine tra divi e divetti con i fotografi e i giornali che propongono, quindi, scoop falsi e poca o nulla verità… Per  lui, invece, quel lavoro era ed è altra cosa, così come la Fotografia: autenticamente rubata alla vita!

Fu egli stesso a spiegare la sua metodologia fotoreportagistica:

“Non ho mai guardato nell’obiettivo. Ho sempre scattato fissando la mia preda. A raffica, come un pazzo per riuscire a catturare la normalità, una smorfia spontanea, un gesto che smonta la presunta perfezione della loro immagine prefabbricata”.

Le sue foto sono state (e sono) pubblicate ovunque, oltre che su Vogue, su The Rolling Stone, sul The New York Times e su Life; fanno parte di collezioni e archivi importanti, sono battute in Asta e oggetto di mostre celebrate… e portano il ricordo delle denunce subite per molti di quegli scatti, le botte, le fughe precipitose, gli appostamenti e pure le mimetizzazioni per riuscire a carpire un accadimento ritenuto memorabile (e anche monetizzabile).

  • Ron Galella. Exclusive Diary è il titolo della mostra fruibile in modalità virtuale dal 1° settembre al 31 dicembre 2021 su Photology Online Gallery (a cura di Davide Faccioli);  molto altro del noto fotografo si può apprezzare su Exclusive Diary (306 pagine con 157 fotografie in bianco e nero stampate in tricromia) edito da Photology nel 2004 e ridistribuito.
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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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