Alex Pinna. Mirrors per meditare e ritrovarci

“Quello che gli uomini chiamano l’ombra del corpo non è l’ombra del corpo, ma è il corpo dell’anima.”
Oscar Wilde

Un equilibrio squilibrato risuona dalle opere di Alex Pinna nella sua personale Mirrors alla galleria SaracenoArtgallery di Roma, a cura di Marilena Saraceno.

Vi si percepisce una tensione di energie in bilico: o sul nulla o su elementi che lanciano le figure. Il limite è sempre sul punto di esplodere ma è armonico, il limite è trattenuto ed espande la percezione sul filo di una narrazione che alberga nel mistero dell’esistenza, per cercare di interrogarsi sul momento della scelta che ci coinvolge tutti.

La realtà instabile di Pinna, che ci induce a tale mistero, lavora proprio sulla capacità di fermare l’attimo senza sapere ciò che è accaduto prima e ciò che accadrà dopo, mantenendoci in un limbo che ci porta alla riflessione.

In queste figure sembra di scorgere un istinto che trattiene il loro momento clou per renderlo universale così che ci si possa perdere nei tanti interrogativi che attraversano i momenti esiziali della vita, ma anche la quotidianità: è per questo che l’artista ci coinvolge, perché parla a quella zona d’ombra che egli sottolinea e stimola.

Dalle parole di Pinna:

“Le mie figure sono colte nell’attimo prima che tutto inizi, ma dentro c’è già tutto, probabilmente anche il dopo: come delle bacchette di un direttore d’orchestra prima che inizi il concerto… Né maschi, né femmine, né alti né bassi, né magri né grassi: i miei personaggi sono delle idee, delle idee di una figurazione…perché l’uomo è costretto a raccontare la sua storia.”

L’incertezza, la fragilità, l’equilibrio, l’attesa, l’ironia e il coraggio sono solo alcune delle caratteristiche che contraddistinguono il lavoro dell’artista e sono sensazioni che egli cerca di suscitare nel momento in cui ognuno viene a contatto con le sue opere, lasciando la libertà di rispecchiarsi in ciascuna scultura secondo le proprie inclinazioni.

I materiali utilizzati sono lamina di piombo, corda e bronzo. Ad un primo sguardo appare lampante il riferimento a Giacometti, per le figure allungate, essenzializzate, ma Pinna leviga le sue sculture creando tutt’altra formalizzazione e poetica.

La Transavanguardia è stata molto importante per la formazione dell’artista, nato come pittore, che ha guardato e guarda a Cucchi e Paladino.

Ma le sue figure sono poi altro…: alter ego dell’umanità, sono accolte in loro mondi, i supporti su cui vivono alludono a mondi molto simili ai nostri, a quelli che ognuno di noi si crea. Appoggiate dinamicamente, si mostrano e si espongono alla comprensione con un sentimento a volte nostalgico, ma poi quello che ognuno prova al loro cospetto è del tutto soggettivo.

Tutte le configurazioni sembrano anime sospese che fluttuano nello spazio, che aggiungono meditazione, che trapassano lo spirito.

L’allestimento della mostra, curato nei minimi particolari, crea un effetto silenzioso in cui si percepisce un puro raccoglimento, intimo.

La prima sala racconta di questo suo mondo con una scultura a parete sulla destra e una scultura realizzata con due anime: mentre sulla sinistra si proietta una silhouette in corda, sulla destra un’ombra in lamina di piombo prosegue sulla parete: essa racchiude in sé il discorso profondo. Subito all’entrata, sulla sinistra tre pugili colti nel momento in cui perdono l’incontro, perché, per un vincitore, vi è sempre un perdente, secondo la filosofia di Pinna.

A separare l’altro ambiente, sotto l’arco, figure in corda raccontano del bilico costante in cui siamo immersi e una scultura in bronzo si ispira al libro Pinocchio di Collodi: potrebbe essere l’immagine del protagonista del romanzo, ma anche di Lucignolo, personaggio amato dall’artista. Nell’ultima sala varie sculture che proseguono in un viaggio verso la trascendenza.

È l’eleganza che colpisce, insieme ad un vuoto da riempire; le ombre che si generano dalle sculture creano una forte tensione. Le figure sono disposte in alto, ma non per questo sono meno umane, anzi, ed il fatto che il volto sia reso in modo astratto le riporta ad una dimensione altra, universale, dove ognuno si può specchiare. Ecco trovato il significato del titolo della mostra: Mirrors.

Info mostra

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Claudia Quintieri, classe ’75, è nata a Roma, dove vive e lavora. Si è laureata in Lettere indirizzo Storia dell’arte. È giornalista, scrittrice e videoartista. Collabora ed ha collaborato con riviste e giornali in qualità di giornalista specializzata in arte contemporanea. Nel 2012 è stato pubblicato il suo libro "La voglia di urlare". Ha partecipato a numerose mostre con i suoi video, in varie città. Ha collaborato con l’Associazione culturale Futuro di Ludovico Pratesi. Ha partecipato allo spettacolo teatrale Crimini del cuore.

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