La lunga vita del MAST

Ingresso del MAST

Dal 2013 il MAST si è affermato come una delle realtà fotografiche più interessanti a livello internazionale. La fondazione è nata dalla volontà dell’imprenditrice Isabella Seràgnoli che, tra le varie attività, ha fortemente promosso la formazione di una collezione di fotografie sul mondo dell’industria e del lavoro realizzate dai maggiori fotografi internazionali. Oggi sono ben seimila le immagini conservate e la mostra, curata da Urs Stahel, ne presenta ben cinquecento.

È un viaggio sorprendente nei molteplici aspetti in cui il lavoro coinvolge la nostra vita e la fotografia si rivela uno strumento straordinario per sottolineare la complessità del nostro rapporto con la produzione di beni e servizi.

La mostra è organizzata in 53 capitoli dedicata ad altrettanti concetti illustrati nelle opere rappresentate. La scrittura espositiva di Stahel si articola in un vero e proprio alfabeto visivo del lavoro, dell’industria e della tecnologia e si snoda sulle pareti dei tre spazi espositivi (Photogallery, Foyer e livello 0). Questo consente di evidenziare un sistema concettuale che dalla A di Abandoned e di Architcture arriva fino alla W di Waste, Water e Wealth.

Urs Stahel dice:

“L’alfabeto nasce per mettere insieme incroci tra lo sguardo lontano e quello vicino, testi e momenti dello scatto, portando l’attenzione all’interno delle opere. Lo stesso accade con le immagini ed i fotografi coinvolti.”

 Il percorso inizia con un’albumina di Roger Fenton del 1855 a cui seguono molte immagini ottocentesche tra cui una di Mattew Brady. Vi sono tre stampe alla gelatina all’argento di Jacob Rijs realizzate a New York, uno dei primi reportage della storia della fotografia. Emozionante è la serie con nove fotografie di Man Ray intitolata Élecricité del 1931.

Una foto simbolo del Novecento è la Migrant mother di Dorothea Lange, una delle dieci foto più famose al mondo e realizzata per conto della Farm Security Administration al fine di sensibilizzare gli americani sulle problematiche della crisi economica. A queste serie appartengono molte altre immagini presenti in mostra di Walker Evans.

Vi è un meraviglioso originale di Tina Modotti che mostra la fascinazione per l’elettrificazione ed un fotomontaggio di El Lissizky, esempio della propaganda comunista in Russia. Bellissima la serie ritratti di fabbrica di Gabriele Basilico e la serie dei coniugi Becher che aprì la strada ad uno dei movimenti artistici più influenti del Novecento, quello della Scuola di Düsseldorf.

I campi arati di Mario Giacomelli, le miniere di Eugene Smith, le vedute di Don McCullin sono altri motivi di interesse. Curiosa la foto di Ugo Mulas realizzata per mostrare la tenuta di strada dei pneumatici Pirelli. Poi, si segnalano, ancora, foto di Erich Lessing, Albert Renger-Patzsch, Henry Cartier Bresson fino a Thomas Struth.

La fotografia di documentazione diventa ricerca visiva e ci immerge nella lotta che l’umanità svolge per produrre e per dare dignità al proprio esistere. Essa stessa è un prodotto seriale e di massa e come afferma Urs Stahel:

“La fotografia è figlia dell’industrializzazione e al tempo stesso ne rappresenta il documento visivo più incisivo, fondendo in sé memoria e commento”

 

Leggi anche: https://www.artapartofculture.net/2022/05/02/la-collezione-mast-e-lalfabeto-della-fotografia/

Info mostra

  •  10 febbraio – 22 maggio –  PROROGA al 28 agosto 2022.
  • Orari: dal martedì alla domenica dalle 10:00 alle 19:00
  • Per altre informazioni consultare il sito www.mast.org

 

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Luca Sorbo è un fotografo esperto in storia e tecnica della fotografia. Insegna dal 1994 e nel 2006 ha avuto la seconda cattedra in Italia in Archiviazione e conservazione della fotografia all'Accademia di Belle Arti di Napoli, dove ha insegnato anche Storia della fotografia. Ha tenuto seminari anche alla Federico II e alla Luigi Vanvitelli. Indaga le relazioni tra tecnica e linguaggio e le potenzialità creative della fotografia. Ha avuto esperienze come fotogiornalista, fotografo di scena e di moda. E' vice-presidente dal 2014 del Gruppo Namias, la principale associazione italiana sulle stampe alternative. Ha pubblicato numerosi libri e saggi come autore e curatore. In particolare "Segni di guerra, sguardi di pace" edito dall'Università L'Orientale e "Napoli e la fotografia" e "Saggi e riflessioni sulla fotografia e Napoli" editi entrambe dalla ESI, "Italia inedita di un secolo fa" edito da Intramoenia. Nel 2013 organizza e cura un convegno sugli archivi fotografici a Villa Pignatelli. Ha curato numerose mostre tra cui una su Rodolfo Namias alla Biblioteca Marciana di Venezia nel 2018. Sempre nel 2018 è membro del comitato scientifico per la mostra di Bernoud al Museo Nazionale di San Martino e pubblica un testo nel catalogo. Ha avuto oltre mille allievi con cui ha avviato dei progetti di ricerca e che aiuta e segue sia nel loro percorso professionale che autoriale.Nel 2019 alla galleria NEA di Napoli ha organizzato un ciclo di incontri con fotografi di fama nazionale. È consulente per numerose gallerie per la promozione di giovani autori.

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