Fotografia e Pittura in dialogo per Cielomare. Intervista a Carmelo Cipriani

Fotografia e Pittura in dialogo per Cielomare. Intervista a Carmelo Cipriani

Matera, alla galleria Momart Gallery è in corso Cielomare, doppia personale di Ilaria Abbiento (Fotografia) e Giuseppe Ciracì (Pittura).
Chiediamo al curatore, Carmelo Cipriani, di raccontare come nasce, si articola e si sostanzia il progetto, quale è la più ficcante relazione tra due linguaggi differenti, uno fotografico l’altro pittorico, e la scelta della Città dei sassi, Capitale europea della cultura nel 2019, per mettere in campo questa mostra.

La mostra ha origine da un precedente incontro tra i due autori durante una residenza, nel 2015 a Cosenza. Da allora come è proseguita quella connessione? Cosa ha portato all’attuale mostra, che mi sembra di percepire come un confronto tra poetiche differenti?

Percepisci bene, poetiche differenti ma complementari. Su questa complementarità si fonda la scelta di una bipersonale. Giuseppe Ciracì e Ilaria Abbiento si sono conosciuti a Cosenza, durante la residenza ai Bocs, scelti da Alberto Dambruoso.

Entrambi già lavoravano sul tema della natura e sulle possibili interazioni con essa. Non è stato un caso dunque che poi si siano ritrovati a riflettere sulle acque del Crati e del Busento, i due fiumi cosentini.

Da allora non si sono più persi di vista. Hanno continuato a lavorare per vie autonome ma tenendosi sempre d’occhio. Pur nella diversità di linguaggio e di mezzo espressivo, il lavoro dell’una ha trovato riscontro in quello dell’altro.

L’azzurro con tutta la sua scala cromatica che dal bianco va al blu profondo, tendente al nero, è avvenuta la loro comunione. Una comunanza che nel colore ha la sua evidenza massima ma non unica.

Anzi la condivisa scelta cromatica, compiuta per vie distinte ma parallele, rivela, a livelli di lettura meno superficiali, analoghe scelte concettuali e stilistiche che la mostra materana mette in luce.

Tu scrivi, a proposito del tema portante di questo binomio espositivo: “Il cielo e il mare sono dimensioni tanto sensibili quanto oniriche.” Ma avete pensato anche alle questioni ecologiche, e climatiche, sottese?

L’intento dei due artisti è innanzitutto lirico, per questo nel mio testo critico accenno alla dimensione naturale in senso “romantico”. Entrambi guardano alla natura con intento celebrativo e non di denuncia.

Nelle loro opere la natura assume il ruolo, non di soggetto passivo, ma di coautore. Ne deriva che l’intento ecologico è sotteso al lavoro ma non è unico né prioritario. Abbiento e Ciracì non agiscono sulla via della commiserazione e dell’accusa ma su quella antica, altrettanto virtuosa, degli exempla.

Agendo non sulla ma con la natura testimoniano la possibilità della coesistenza pacifica a cui necessariamente si deve tendere per riconquistare l’equilibrio perduto. È questo il messaggio ecologico insito nelle loro ricerche.

Non è facile sostanziare l’abbinamento Fotografia-Pittura: come lo motivi dal punto di vista critico e curatoriale?

Personalmente non credo nella difficoltà di abbinare i diversi linguaggi, anzi sono fermamente convinto che l’associazione tra essi sia sempre foriera di interpretazioni originali del reale e di inediti stimoli creativi.

La nostra quotidianità è ormai ipermediale e a questa stessa condizione l’arte, espressione del presente, deve tendere. Ciò che mi preoccupa in verità sono le assimilazioni tra tematiche o maniere assai divergenti, di fatto per nulla integrate o integrabili, associate in progetti espositivi in modo pretestuoso e forzato, non di rado puramente utilitaristico.

Nel caso della mostra “Cielomare” il dialogo tra i due mezzi espressivi è reso possibile da un modo di guardare alla natura complementare che nel predominio del colore azzurro ha il suo massimo – ma non unico – punto di convergenza.

Nel caso specifico – preferisco evitare un discorso generale che ritengo non solo difficile da formulare ma anche dannoso – è su questo punto che si sostanzia l’abbinamento fotografia-pittura.

Abbiento usa la fotografia, mezzo per eccellenza idoneo alla riproduzione del reale, per guardarsi dentro e astrarre da essa, Ciracì invece si affida alla tecnica pittorica di estrazione classica e all’interazione con gli agenti atmosferici per riacquisire la natura alla pittura, ammesso che la prima abbia mai abbandonato la seconda.

La mostra si intitola “Cielomare”, tutto attaccato, rimandando l’idea di una (immaginaria) continuità. Ci argomenti meglio questa intrigante interpretazione?

La continuità che riflette il titolo è quella che immaginificamente unisce cielo e mare all’orizzonte (il pensiero è ancora una volta di tipo romantico, a Monaco in riva al mare di Friedrich), ma è anche quella che lega Abbiento e Ciracì.

La mostra lo testimonia attraverso un allestimento ragionato, che affianca e raffronta le opere dei due artisti. Ne emerge una continuità cromatica ma anche concettuale, imperniata nel modo di rapportarsi alla natura.

E tale idea di continuità – di cui sopra – la intendi anche tra gli specifici diversi della Pittura e della Fotografia?

Come ho già detto non credo nei discorsi in generale che assumono valore assoluto. Tuttavia tra i due mezzi specifici – tra loro più che tra altri – la continuità è rintracciabile nella superficie bidimensionale intesa come specchio di una realtà interiore che infonde in quella sensibile. Nel caso della mostra “Cielomare” la continuità tra i due mezzi si basa sulla contiguità delle due ricerche.

Matera: un luogo straordinario, che è cresciuto anche turisticamente e culturalmente molto, ma con gravi inspiegabili mancanze, come quella di un moderno collegamento ferroviario. Ci dai una tua lettura di questo territorio, delle sue criticità e dei suoi punti di forza?

Non sono materano e nel rispondere a questa domanda potrei cadere in inesattezze. Ad ogni modo credo che Matera più di ogni altra città italiana ci abbia insegnato come le criticità possano diventare punti di forza.

Da “vergogna nazionale”, come la definì Palmiro Togliatti, nell’arco di pochi anni è passata ad essere capitale europea della cultura. Il suo centro storico, giustamente celebrato dal cinema in più occasioni, da Francesco Rosi a Pierpaolo Pasolini, è unico e funge oggi da straordinario attrattore turistico.

La sua bellezza intatta, punto di forza su cui oggi puntare per sviluppare un turismo virtuoso, è direttamente collegabile al suo essere “decentrata”. Se la città fosse stata nota e frequentata da tempo probabilmente oggi non sarebbe come la conosciamo.

Il turismo selvaggio l’avrebbe cambiata radicalmente, e non necessariamente in meglio. Certo qui come altrove nel Mezzogiorno d’Italia carenze infrastrutturali e la mancanza di una programmazione culturale coordinata e sinergica costituiscono dei punti di debolezza che frenano la crescita della città, ma al suo interno operano realtà come il Musma, il Circolo La Scaletta, la Fondazione SoutHeritage, di grande interesse e spessore culturale.

Tra queste, da qualche anno e con impegno crescente, opera anche Momart Gallery che ad una programmazione di qualità unisce la bellezza di luogo espositivo con pochi eguali.

Info mostra

Cielomare | Ilaria Abbiento/Giuseppe Ciracì

  • a cura di Carmelo Cipriani
  • catalogo Sfera Edizioni
  • fino al 21 agosto 2022
  • Momart Gallery, Matera
+ ARTICOLI

Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici. Cliccando su "Accetta" autorizzi tutti i cookie. Cliccando su "Rifiuta" o sulla X rifiuterai tutti i cookie eccetto quelli necessari per il corretto funzionamento del sito. Cliccando su "Personalizza" è possibile selezionare quali cookie attivare.