La passione di Artemisia

Santa Cecilia che suona la spinetta e un angelo Orazio Gentileschi 1622 | Olio su tela

Il romanzo La passione di Artemisia di Susan Vreeland, Neri Pozza Editore – 2009, ci offre un ritratto intimo di una delle prime artiste della storia ad essere ricordate per i propri meriti professionali: Artemisia Lomi Gentileschi.

La pittrice, nata Roma nel 1593, si formò grazie gli insegnamenti del padre Orazio, artista pisano di stampo caravaggesco, attivo nella capitale a partire dal 1576.

Dopo aver a lungo supportato il padre nel suo lavoro, Artemisia Gentileschi, a circa diciassette anni, dipinse “Susanna e i vecchioni”, che segnò il suo esordio nel mondo dell’arte.

Successivamente, Orazio Gentileschi affidò la formazione della figlia all’amico e collega specializzato nella prospettiva in trompe-l’œil Agostino Tassi, da cui la ragazza venne stuprata dopo averne respinto le attenzioni.

A distanza di qualche mese dalla violenza, il padre di Artemisia decise di portare il collega in tribunale, dopo che questi aveva rifiutato di salvaguardare l’onore della ragazza chiedendola in moglie (n.d.R.: come si usava non solo, purtroppo, in tempi antichi), o provvedendo a fornirle una dote adeguata che le avrebbe consentito di contrarre un buon matrimonio riparatore.

Durante il processo, la giovane pittrice venne sottoposta alla sibilla, una tortura inflitta alle mani, che rischiò di comprometterne la mobilità, oltre che ad una visita ginecologica, condotta in pubblico, per comprovare la perdita della verginità.

È con questo fatto tragico che ha inizio il romanzo di Susan Vreeland, che evidenzia quanto la violenza subita abbia influenzato la vita e l’arte di questa coraggiosa artista.

Dopo il processo, Artemisia Gentileschi dipinse diverse versioni della decapitazione di Oloferne da parte di Giuditta, identificando Tassi nel condottiero assiro e se stessa nella figura dell’eroina ebraica, manifestando così un desiderio di rivalsa nei confronti del suo aggressore.

Fin dalle prime pagine, la prosa scorrevole di Vreeland trasporta il lettore nelle atmosfere fastose della Roma barocca e lo accompagna lungo gli spostamenti che la Gentileschi compie, prima per stringere il tanto atteso matrimonio riparatore procuratole dal padre e poi per via delle importanti commissioni che le vengono affidate.

A Firenze, tornata ad essere una donna rispettabile, grazie alle nozze con il modesto pittore Pierantonio Stiattesi, Artemisia Gentileschi riscuote successo e ottiene importanti commissioni.

Intrattiene rapporti fruttuosi con Cosimo de’ Medici, Galileo Galilei e Michelangelo Buonarroti il giovane, nipote del famoso artista.

L’unione con Stiattesi non offre però alla Gentileschi più di quanto ci si sarebbe potuto aspettare da un matrimonio di pura convenienza e la sua vita si vota sempre con maggior impeto all’arte, tanto che nel 1616 diviene la prima donna ad essere ammessa alla prestigiosa Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, dando inizio a una carriera ricca di soddisfazioni e emancipazione personale.

Susan Vreeland delinea a tinte vivide la genesi delle opere più famose dell’artista, che ritraggono eroine bibliche forti e intraprendenti; donne consce della propria forza e del proprio coraggio.

Oltre a raccontare i progressi della carriera artistica di Artemisia Gentileschi, l’autrice riesce bene nell’intento di rivelare la donna dietro la pittrice, scandagliando gli aspetti travagliati dei suoi rapporti più significativi, in prima battuta, quello con il padre, colpevole di aver posto la sua carriera davanti all’amore genitoriale.

Poco dopo il processo, infatti, Orazio Gentileschi si riappacificò con Tassi e ricominciò a lavorare insieme al lui come a un tempo.

Il rapporto tra padre e figlia è complesso; è fatto di amore, astio e profonda ammirazione, che peserà in maniera profonda la vita della pittrice fino alla sua maturità, risolvendosi, secondo la visione dell’autrice, soltanto poco prima della morte del pittore.

Vreeland analizza anche la complicata relazione della Gentileschi con Stiattesi e con Palmira, l’unica dei figli della pittrice ad essere citata nel romanzo, raccontando le preoccupazioni e le aspettative di una madre nei confronti dell’avvenire di una giovane donna.

Un altro rapporto messo in evidenza è quello che la pittrice intrattiene dall’adolescenza all’età matura con due monache; si tratta di una relazione basata sul supporto spirituale, ma anche sulla confidenza e l’apertura mentale, che aiuta la protagonista a crescere e a fare a patti con il travagliato passato.

Il lettore non può fare a meno di seguire con interesse sempre vivo le vicende – che si snodano tra Roma, Firenze, Genova, Napoli, Venezia e Londra – narrate da Vreeland, che dà voce all’artista in prima persona.

Attraverso gli spostamenti della Gentileschi nei centri più importanti per la cultura dell’epoca, possiamo ammirare un vivido affresco dell’ambiente artistico del XVII secolo e osservare da vicino la pittrice muovere, con sicurezza sempre maggiore, gli audaci passi che la porteranno a diventare una delle artiste più indimenticabili di sempre.

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Vive a Venezia, dove ha conseguito il diploma di laurea in pittura presso l’Accademia di Belle Arti con la tesi "Quod Corpus? – breve percorso nelle mutazioni anatomiche", che analizza il cambiamento della percezione del corpo umano nella storia dell’arte. Per molti anni si è occupata di pittura, con particolare attenzione allo studio del ritratto. Oggi scrive prediligendo tematiche legate al mondo dell'arte. Cura il blog "Storie di artiste straordinarie" dedicato alle pittrici e alle scultrici dimenticate dalla storia. Ha pubblicato i romanzi “La governante di madame de Lempicka” (2021), che narra la vita e la carriera della pittrice Art Decò Tamara de Lempicka, e Juana Romani' (2023), dedicato a Carolina Carlesimo, pittrice italiana famosa a Parigi durante la Belle Époque.

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