Chronorama e l’evoluzione della posizione femminile nella società

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Chronorama è un un racconto corale composto da oltre quattrocento immagini pubblicate, nell’arco dei primi sette decenni del Novecento, dalle testate Condé Nast.

La pluralità di soggetti, tagli e intenti delle fotografie esposte concorre al raggiungimento di uno scopo comune: quello di comporre una narrazione sul tema della trasformazione estetica della società.

Muovendosi lungo le sale dell’esposizione, a Palazzo Grassi Punta della Dogana di Venezia, è inevitabile immaginare le suggestioni suscitate da queste fotografie ai lettori delle riviste per cui sono state concepite, in epoche in cui la diffusione delle immagini avveniva quasi in maniera esclusiva attraverso la stampa.

Si percepisce ancora chiaro il fruscio della carta patinata, l’attrito provocato dalle dita bagnate da un velo di saliva, il suono secco delle forbici che hanno reso le effigi di attori, modelli e artisti icone domestiche, appese a un muro, oppure riposte gelosamente in un cassetto.

Gli scatti di Adolf de Meyer, Margaret Bourke-White, Edward Steichen, George Hoyningen-Huene, Horst P. Horst, Lee Miller, Diane Arbus, Irving Penn, Cecil Beaton, Helmut Newton e degli altri fotografi esposti, sono forti, potenti. Racchiudono, nei pochi centimetri della loro stampa, un fascino senza tempo.

Dalla moltitudine delle immagini – che ritraggono le grandi personalità dell’epoca, mannequin, ballerini, attori, artisti, circensi e atleti – emerge un aspetto significativo. La cronaca icastica di Chronorama evidenzia soprattutto l’evoluzione della posizione femminile, concetto chiaro fin dalle primissime opere che aprono l’esposizione.

Le figure delle illustrazioni create da Frank X. Leyendecker per “Vogue”, rispecchiano la modernità portata, come una ventata di aria fresca, dall’arrivo del XX secolo. Sono donne giovani e già forti, indipendenti. I loro sguardi fermi suggeriscono la capacità di prendere delle decisioni in maniera autonoma.

Anche un altro ritratto esposto nelle prime sale ci parla, con tutt’altro linguaggio, di modernità e indipendenza. Si tratta de La dottoressa Mary Walker, la prima donna che ha indossato i pantaloni in pubblico di Paul Thompson.

L’unica chirurga che ha avuto il permesso di portarsi in prima linea durante la guerra di Secessione, attiva in favore dei diritti delle donne. Mary Walker, stringendo una bandiera tra le mani, posa come un padre della patria sullo sfondo di un edificio neoclassico, rivendicando il suo diritto di indossare abiti maschili.

Un insolito scatto di Adolf de Meyer, considerato il primo fotografo di moda, si distacca dalle consuete rappresentazioni del mondo infantile.

La piccola, acconciata e abbigliata secondo le ultime tendenze, che posa per Bambina seduta accanto a un mappamondo, ci osserva con serietà e determinazione. Il suo esile braccio cinge il globo terrestre, quasi a dimostrare un’ambizione di possesso.

I volti e i corpi allungati delle eleganti e sensuali flapper delineano l’estetica degli Anni Ruggenti. Joséphine Baker, ballerina e musa delle avanguardie che rivoluziona il mondo della danza e sostiene lotta contro il razzismo, e Ruth Saint Denis, pioniera della danza moderna americana, ne diventano le icone.

Gli indimenticabili scatti di Dora Kallmus, al secolo Madame d’Ora, fotografa molto richiesta dall’aristocrazia austroungarica, immortalano gli artisti e gli intellettuali che gravitano attorno a Parigi negli anni Venti.

Le fotografie degli anni Trenta, fortemente contaminati dalle influenze surrealiste, ci parlano della nuova posizione acquisita dalle donne a seguito dello scoppio della Grande Guerra, quando si è reso necessario sostituire in ambito lavorativo gli uomini partiti per il fronte.

La moda si adegua al desiderio di indipendenza di questo nuovo bacino di utenza. Vediamo gli abiti farsi più comodi e ampi, negli scatti di Margaret Bourke-White e di George Hoyningen-Huene. Quest’ultimo ritrae Katharine Hepburn stesa sull’erba senza reggiseno e gioielli e con poco trucco, in antitesi alla figurazione usuale delle dive dell’epoca.

L’immagine della donna che fuma diventa il simbolo di una nuova libertà, ma i retaggi del dominio patriarcale si scorgono ancora nello sguardo carico di preoccupazione delle quattro Debuttanti in abito da sera di Cecil Beaton, su le cui figure si allungano, inquietanti e minacciose, imponenti ombre maschili.

Durante gli anni del secondo conflitto mondiale anche gli scatti di moda si fanno più consapevoli e ricettivi. È il tempo dei grandi reportage di guerra.

Lee Miller, un tempo modella di “Vogue”, a seguito di un incontro fortuito proprio con monsieur Condé Nast in persona (n.d.R.: Condé Montrose Nast), si schiera in prima linea. Gira l’Europa in lungo e in largo con la sua automobile, inviando alle redazioni di “Vogue” e “Vanity Fair” rullini ancora da sviluppare, pregando i propri corrispondenti di credere che ciò che emergerà in camera oscura è tutto vero.

Miller riesce a raccontare con il suo stile inconfondibile, che conserva gli ascendenti  surrealisti dei suoi esordi accanto a Man Ray, la quotidianità in tempo di guerra. Interrogatorio di una donna francese con il capo rasato perché accusata di aver fraternizzato con il tedeschi ne è l’esempio perfetto.

Negli anni Cinquanta la seducente immagine della strega moderna incanta Hollywood e diventa presto un’icona femminista.

In Rex Harrison e Lilli Palmer sovrapposti agli occhi di un gatto siamese di Erwin Blumenfeld, fotografia, surrealismo e illustrazione si fondono in un’immagine magnetica che accompagna la critica di uno spettacolo sul tema.

Il magico, l’onirico e il bizzarro si ritrovano anche negli scatti di Lisette Model e della sua celebre allieva Diane Arbus, che mostrano l’insolita presenza di questi aspetti nella vita di tutti i giorni.

Ancora un riferimento all’affermazione femminile legata al futuro e alla stregoneria nella Modella fluttua in aria con un ombrello e un casco spaziale di David Attie, dove una giovane che indossa un casco da astronauta si lancia alla conquista di pianeti inesplorati, sotto lo sguardo severo di alcune streghe.

Durante gli anni Sessanta trionfano le icone: Jeanne Moreau libera e disinibita, Audrey Hepburn raffinata e gioiosa, Susan Sontag affascinante e intellettuale, Veruschka duttile e glamour, Liza Minnelli energica e vitale.

Con la nuova editor-in-chief Diana Vreeland, “Vogue” si apre alla cultura afro-americana, come testimoniano i ritratti delle star della black music Dionne Warwick e Roberta Flack.

La moda parla sempre più di liberazione del corpo della donna; gli abiti non costringono, ma si adattano alle sue forme.

Mentre Deborah Turbeville negli anni Settanta reinterpreta la classica tematica delle bagnanti, immortalando le modelle nelle piscine pubbliche di New York, Helmut Newton ci offre una nuova prospettiva sul mondo femminile con il suo scatto Lisa Taylor, Saint Tropez.

La famosa modella seduta in una posa spogliata di ogni grazia e contegno divora con lo sguardo un corpo maschile a torso nudo, di cui non si scorge la testa.

Con questo scatto Newton mette in atto un vero e proprio ribaltamento dei ruoli e apre finalmente un moderno dibattito figurativo sul rapporto tra i sessi.

Chronorama. Tesori fotografici del 20° secolo

  • dal 12 marzo 2023 al 7 gennaio 2024
  • Palazzo Grazzi
    Punta della Dogana
  • Informazioni generali +39 041 2401 308it
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Vive a Venezia, dove ha conseguito il diploma di laurea in pittura presso l’Accademia di Belle Arti con la tesi "Quod Corpus? – breve percorso nelle mutazioni anatomiche", che analizza il cambiamento della percezione del corpo umano nella storia dell’arte. Per molti anni si è occupata di pittura, con particolare attenzione allo studio del ritratto. Oggi scrive prediligendo tematiche legate al mondo dell'arte. Cura il blog "Storie di artiste straordinarie" dedicato alle pittrici e alle scultrici dimenticate dalla storia. Ha pubblicato i romanzi “La governante di madame de Lempicka” (2021), che narra la vita e la carriera della pittrice Art Decò Tamara de Lempicka, e Juana Romani' (2023), dedicato a Carolina Carlesimo, pittrice italiana famosa a Parigi durante la Belle Époque.

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