Giovanni Chiaramonte ci lascia luoghi di luce istantanea e metaforica.

immmagine per Giovanni Chiaramonte
Giovanni Chiaramonte, Gela 1985

Se la parola nomina, la fotografia mostra: così, in entrambi i casi, le cose esistono… e lo fanno, ovviamente, entro una nuova prospettiva, non conforme e personale, ovvero connessa strettamente sia a chi nomina, sia a chi mostra che, in ogni caso, a suo modo genera…

In questi termini Giovanni Chiaramonte (Varese, 1948 – Milano, 2023) ci ha restituito luoghi e realtà con i suoi scatti che, “foto dopo foto”, ci permettono di “comprendere che nulla rimane se non la memoria della luce, la verità dell’esistenza umana” (parole sue).

Estimatore di Paul Strand, conoscitore e ammiratore di Andrej Tarkovskij, della sua luce “istantanea e metaforica”, amico di Luigi Ghirri e con lui in quella seminale esperienza del “Viaggio in Italia”, il suo linguaggio visivo aveva e manterrà vivo un che di filosofico, spirituale e dunque metafisico, in un viaggio di conoscenza e liberazione dal peso esistenziale ma con una certa necessaria concretezza. Chiaramonte partiva dal sé in una rapporto quasi amorevole – pur se disincantato – con il resto del mondo; ci ha detto:

“i luoghi non chiedono mai un documento, i luoghi chiedono a chi li attraversa un riconoscimento d’amore. Un’immagine unica e irripetibile che nasca in te, persona unica e irripetibile ferma in quel luogo”.

Se n’è andato, all’età di 75 anni dopo una lunga malattia, lo stesso giorno dell’inaugurazione, all’Adi Design Museum di Milano, della mostra che aveva curato insieme a Michele Nastasi dal titolo Fotografia alla carriera. Omaggio della fotografia italiana ai maestri del Compasso d’Oro”

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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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