Fotografia per Roma. Francesco Zizola chiama Olivia Arthur, Antonio Biasiucci, Max Pinckers, Alfred Seiland

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Fotografia Per Roma è un’esposizione mostra bellissima, pulita, senza sbavature ma calda, intensa, persino affettuosa…

Rappresenta “un atto di restituzione al pubblico di un progetto di più ampia portata, che prevede residenze a Roma per fotografi di fama internazionale e che l’amministrazione capitolina persegue da tempo con l’impegno di valorizzare la fotografia e dotare la città di Roma di un patrimonio di immagini in grado di mostrare la sua identità attraverso sguardi diversi”

La Capitale è stata restituita nella sua realtà non solo urbana, ma anche storica e culturale.

Un fotografo per i fotografi: Francesco Zizola ha infatti curato questa collettiva e il progetto (nato nel 2019) che, per questa edizione, ha coinvolto a Roma quattro autori noti nel mondo della produzione artistica e fotografica internazionale – Olivia Arthur, Antonio Biasiucci, Max Pinckers, Alfred Seiland che:

“si sono misurati con condizioni del tutto eccezionali, quelle create dalla pandemia di Covid-19.

Lavorando durante il lockdown nel corso del 2020, e immediatamente dopo, hanno affrontato una realtà inedita sviluppando pensieri e ricerche che hanno al centro i temi del tempo e dello spazio, dei corpi e delle relazioni, dello spazio urbano e di quello interiore.

Le stesse tematiche che contraddistinguono i dibattiti più avanzati sulle immagini e sulle loro modalità di funzionamento.”

Non ce ne accorgeremmo nemmeno, se non ce lo dicesse Zizola, dell’occasione che ha mosso questi sguardi degli operator, dell’evento-accidente che li ha orientati: il virus e il confinamento, infatti, si percepiscono ma non si mostrano, e non sono certamente il punctum, per dirla alla Roland Barthes.

Semmai sono evocati attraverso l’effetto silente, una necessità compositiva essenziale, un carattere di intima introspezione e lo straniante congelamento di spazio e tempo che la Fotografia per sua natura attua ma che in queste immagini è ancora più caratterizzata.

Anche considerando la rumorosa, affollata vitalità e la rutilante quotidianità della Capitale che in tutte le foto sono stranamente rallentate, spazzate via dall’allora comune timore di contrarre il virus, dai divieti per arginarlo, da una situazione assolutamente aliena, imprevista, terrorizzante.

Eppure, tutte le foto portano una loro poetica bellezza, un barlume di empatia, un certo carattere intimo, un registro talvolta edificante e un’umanissima traccia di esistenza e resistenza della città e dei suoi abitanti. Nonostante tutto.

Ne siamo usciti, da quel periodo tremendo e alienante, che le immagini, tutte, diversamente, hanno trasformato in un racconto altro e alto. In questo, c’è anche la riflessione sul linguaggio fotografico, sulla forza del suo specifico.

“Le opere presentate rinnovano il linguaggio fotografico e allo stesso tempo ne approntano una chiara critica”.

Così:

Olivia Arthur (Londra 1980) si fa coraggiosamente carico della Roma più invisibile.

Durante il lockdown riesce a farsi accogliere nelle case di alcuni romani e ne dipinge un ritratto che trasforma i segni della pandemia in una metafora del tempo, di fatto storicizzandolo dentro il contesto della città millenaria culla e intreccio di popoli, etnie e storie diverse.

Antonio Biasiucci (Dragoni, Caserta 1961) si immerge nelle evanescenti tracce di una Roma pagana che rintraccia nella folta vegetazione che ha ripreso spazio e presenza in città durante la pandemia.

Quello che la sua fotografia, presentata in forma di polittici, esprime è una tensione continua verso un passato lontano ma visibile, la cui memoria emerge assumendo forme magiche e sacre suggerite dalle nuove entità organiche rappresentate dalle pietre e dalla natura.

Max Pinckers (Bruxelles 1988) utilizza la macchina fotografica per offrirci una riflessione sulla molteplicità e soggettività delle immagini in relazione al reale, qui inscenato con lo scopo di echeggiare i miti della Roma rappresentata dal cinema neorealista.

Le sequenze che ci propone possono essere lette come dei piccoli pamphlet filosofici sulla relatività di spazio e tempo, del punto di vista e della credibilità delle immagini fotografiche.

Alfred Seiland (St. Michael, Austria 1952) ripercorre il tema a lui caro del confronto tra il passato antico dell’Impero Romano e le sue vestigia con le forme del contemporaneo.

La novità dello spazio del confronto modificato dalla realtà pandemica è l’occasione per arricchire un progetto già consolidato con immagini inedite e originali.

Attraverso la varietà di approcci visuali e concettuali, queste nuove produzioni offrono uno sguardo sfaccettato e profondo sulle molteplici anime della Città e rappresentano un nuovo e ulteriore importante lascito per la collezione dell’Archivio Fotografico del Museo di Roma”.

Info mostra Fotografia Per Roma

  • Olivia ArthurAntonio BiasiucciMax PinckersAlfred Seiland per Roma
  • a cura di Francesco Zizola
  • Padiglione 9a, ex Mattatoio, Piazza Orazio Giustiniani, Roma
  • www.mattatoioroma.it
  • fino al 19 novembre 2023
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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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