Da Ulisse a Corto Maltese, viaggio nell’immaginario di Hugo Pratt

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“Se dovessi definire il mio lavoro direi che sono uno scrittore che disegna e un disegnatore che scrive”: queste parole di Hugo Pratt ci conducono nel cuore della mostra a lui dedicata, intitolata Da Ulisse a Corto Maltese, viaggio nell’immaginario di Hugo Pratt, accessibile attraversando le stanze di Villa Colloredo Mels, a Recanati.

Il solenne palazzo nobiliare apre il percorso sulla sezione rinascimentale, dove sono custodite quattro tra le più significative opere di Lorenzo Lotto, una sezione riguardante Giacomo Leopardi, per poi salpare verso la mostra su Hugo Pratt che parte proprio dal tema del viaggio, con 26 tavole integrali dell’Odissea realizzate nel 1963 per Il Corriere dei piccoli”, per procedere con il racconto animato da viaggi e da personaggi esotici che hanno caratterizzato la ricca produzione dei fumetti di Pratt.

In effetti, Milton Caniff, uno dei suoi maestri, afferma che nel lavoro di fumettista il termine più importante è “nel frattempo”, perché una nuova storia deve sempre iniziare anche quando quella precedente non si è ancora conclusa ed è proprio questa la sensazione che ho percepito districandomi tra le stanze del palazzo alla ricerca di un “pellegrino”, come amava definirsi Pratt.

Grazie a Marco Steiner, storico collaboratore del celebre disegnatore, che ha raccolto con estrema delicatezza la sua eredità, al grande giornalista Piero Melati, che con il suo spirito critico e la sua saggia sensibilità ci ha condotti dentro la trama della vita dell’artista e al marinaio Stefano Petrella, esperto “timoniere” di Corto Maltese, guida sagace, mi sono ritrovata “intorno al falò della nostra immaginazione” per comprendere l’immaginario di Pratt durante una conferenza dedicata alle sue 13 vite nelle interviste di Dominique Petifaux.

MA QUANDO INIZIA IL SUO VIAGGIO?

Quello vero, e cioè quello dell’immaginazione, inizia per lui a 5 anni, quando suo padre gli trasmette l’amore per i libri leggendogli le storie dei pirati, popolando i suoi sogni dei corsari Morgan e Drake e facendogli vedere come si disegna un palombaro, influenzato sicuramente da Jules Verne nel suo Ventimila Leghe Sotto i Mari. Proprio un palombaro sarà uno degli ultimi disegni realizzati 56 anni più tardi per la prima sequenza di un’avventura di Corto Maltese, Mū.

Ugo Eugenio Prat nasce il 15 giugno 1927 a Rimini, figlio di Evelina Genero e Rolando Prat. La sua famiglia è fascista, suo padre partecipa alla “marcia su Roma” nel 1922; l’unico in famiglia contrario al fascismo è suo zio Ruggero, marinaio della Marina Mercantile, un anarchico che in qualche modo ispirerà l’ideazione di Corto Maltese.

A suo nonno materno, Eugenio Genero, fondatore di una delle prime squadre fasciste veneziane ma anche poeta dialettale, deve l’amore per la scrittura e in particolare per la poesia; infatti ha affermato:

“Nella Letteratura quello che mi tocca maggiormente è la poesia perché la poesia è sintetica e procede per immagini. Quando leggo, vedo le immagini, le percepisco a livello epidermico. Dietro alla poesia si nasconde una profondità che riesco a percepire immediatamente e, come nella poesia, il fumetto è un mondo d’immagini, si è obbligati a coniugare due codici e, conseguentemente, due mondi. Un universo immediato attraverso l’immagine e un mondo mediato attraverso la parola.”

Pratt considera la poesia la forma più alta d’espressione artistica, la poesia vista come il ritrovamento nel fondo della propria memoria di un qualcosa che è comune a tutti gli uomini, e, in quanto tale, fissato all’inizio dei tempi in una formulazione linguistica e stilistica perfetta, quindi classica.

Non a caso, definisce il fumetto “Letteratura disegnata” e le sue tavole sono oggi esposte nella stessa città natale di Giacomo Leopardi, colui che intendeva prospettare davanti al poeta moderno una perigliosa operazione di recupero personale dell’antico: un viaggio all’interno di se stesso per scoprirvi possibili e probabili sintonie con la realtà esemplarmente trascritta nei modelli classici. Entrambi legati dall’archetipo del “mito” che rappresenta infatti l’eredità culturale fondamentale lasciata ai moderni dagli antichi e, al tempo stesso, sonda sensibilissima per penetrare negli abissi della natura umana.

Non è facile districarsi nel racconto della sua vita che ne potrebbe contenere altre 150, colma di viaggi e incontri che determineranno la sua arte. Citando Fernando Pessoa, Pratt diceva:

“Ognuno di noi ha due vite: quella che ci sembra essere reale e un’altra che appartiene ai nostri sogni, la vita che noi vogliamo veramente vivere e che, forse, è quella in definitiva più autentica”.

Un luogo che sarà per lui iniziatico è l’Etiopia, dove suo padre è un ufficiale dell’esercito abissino italiano, che lo vede a 13 anni arruolarsi nella polizia coloniale. In questo periodo sente parlare di G. D’Annunzio, conosciuto personalmente dal nonno e che inserirà anche nei suoi fumetti. Il padre nel 1942 morirà a soli 35 anni in un campo di prigionia in Etiopia. Poco tempo prima di lasciarlo per sempre, Rolando Pratt regala al figlio una copia de L’Isola del tesoro di R. L. Stevenson e gli dirà:

“Anche tu un giorno troverai la tua isola del tesoro”.

Nel febbraio del 1969 partirà per ricercare e trovare la tomba del padre, iniziando un viaggio diverso dagli altri, che lui definirà “sentimentale”, un gesto emblematico e necessario guidato dalla riconoscenza verso l’uomo che gli aveva trasmesso l’amore per l’avventura romantica.

Diventa disegnatore di fumetti nel dicembre del 1945, al suo rientro a Venezia, e fonda, con gli amici Mario Faustinelli e Alberto Ongaro, la rivista “Asso di Picche-Comics”, dal nome del fantomatico giustiziere in calzamaglia gialla. Sarà proprio in occasione della firma della sua prima pagina che decide di chiamarsi Hugo Pratt, aggiungendo una “H” al suo nome e una “T” al suo cognome.

Oltre a scrivere storie, a disegnare, a ridere, a bere e a suonare con gli amici al ritmo delle nuove musiche americane del dopoguerra, inizia a viaggiare. Cesare Civita, un editore italiano che si stabilisce a Buenos Aires, lo scopre e all’età di 22 anni Pratt parte per l’Argentina dove rimarrà per 13 anni.

In quegli anni tra feste, asado, Tango e amori, inizierà a suscitare l’interesse di appassionati di fumetti e dal 1953 al 1959 darà vita ad alcune tavole molto importanti: Junglemen,Sgt. Kirk, Ernie Pike e Ticonderoga, tutte scritte da Héctor Oesterheld.

Nel 1959 parte per l’Inghilterra, a causa della crisi economica in Argentina, dove però dice addio anche all’amore della sua vita, Gisela Dester, che definirà con due termini: “bellezza” e “indecisione”. Quell’addio sarà anche l’addio alla giovinezza. Lui riferirà che lasciando l’Argentina aveva “…perso un certo stile di vita fatto di trasporto e di spontaneità…”.

Negli anni ‘60 si stabilisce a Malamocco e in quel periodo, dal ’62 al ’67, lavora per “Il Corriere dei Piccoli”, realizzando i disegni per Le avventure di Simbad e Le avventure di Ulisse e, su sceneggiature di Mino Milani, capo redattore del giornale, disegna Billy James (1962), Le avventure di Fanfulla (1967) e due adattamenti dai romanzi di Stevenson, L’isola del tesoro e Il ragazzo rapito. In questo periodo farà moltissimi viaggi in America del Sud e a Salvador de Bahia conoscerà la cartomante Bocca Dorata che gli ispirerà le sorelle Dos Santos nei fumetti di Corto Maltese. Continuerà a viaggiare, andrà persino in Amazzonia e in Lapponia.

“Sono l’Oceano Pacifico e sono il più grande di tutti” è la prima frase di Una Ballata del Mare Salato. Nel 1967, anche grazie al sostegno di Fiorenzo Ivaldi, un imprenditore genovese che gli darà libertà espressiva, troverà luce per la prima volta il personaggio di Corto Maltese come coprotagonista insieme a Pandora, Il Monaco, Rasputin, Cain, il tenente Slütter e gli indigeni Cranio e Tarao.

In Italia, in quel periodo e in particolare nel 1968, i gusti letterari sono sempre in relazione diretta con le scelte ideologiche e, a confronto con gli “intellettualoidi” dell’epoca, lui è visto come un “marziano”. In quel preciso momento storico le ideologie vanno di moda, invece oggi l’ideologia di moda è quella di non averne. Inoltre il riconoscimento del fumetto e della cultura popolare è stata opera di una generazione, il risultato finale di un processo iniziato negli anni ’60.

Alcuni intellettuali, come Umberto Eco e Federico Fellini, faranno scalpore confessando la loro passione per i fumetti e soprattutto riconoscendone il valore letterario.

Nel gennaio del 1970 propone una storia nella quale Corto sarà protagonista. Quando lo disegna parte sempre dagli occhi perché prima di fissare il lettore, quel mitico personaggio fissa la persona che lo crea.

Hugo sogna di essere Corto, espressione di un anarchico libertario. Il suo fumetto esibisce i propri codici a cominciare dalle onomatopee. Le sue immagini sono contemporaneamente figurative e astratte. La sua figura d’eroe funge da trait d’union tra mondi e culture diverse.  Al di sopra di tutto ci sono i silenzi. Corto è un eroe riflessivo e pensoso, le brevi storie di appena 20 pagine sono costellate di pause, di respiro tra le linee. Con questo personaggio il fumetto scopre l’interiorità.

Disegnandolo, il suo autore disse:

“Quando mi trovo davanti a una tavola da disegnare per me è un momento di solitudine. Corto mi guarda e io guardo lui ed entrambi condividiamo un momento di grande intimità”

L’anno della sua consacrazione ufficiale sarà il 1986 quando le sue opere saranno esposte a Parigi, al Grand Palais, la prima volta che un autore di storie di fumetti viene ospitato in un museo nazionale.

Nel 1988 H. Pratt partirà per un lungo viaggio verso l’isola di Pasqua per contemplare il mistero delle statue moai, un luogo legato al mito di Atlantide dove raccoglierà la documentazione iconografica che gli servirà per la storia Corto Maltese, Mū.  In quei luoghi ritrova l’incantesimo di una civiltà perduta, di un luogo al centro dell’Universo dove si metterà disperatamente a cercare l’entrata di un tunnel che lo avrebbe condotto in un mondo sotterraneo, linea d’unione tra i continenti.

A CHI SI È ISPIRATO?

Dentro le sue storie ci sono tutti i suoi riferimenti: Milton Caniff, Rudyard Kipling, Rimbaud, Samuel Taylor Coleridge, William Butler Yeats, Chretien de Troyes, William Shakespeare, Jack London, James Oliver Curwood, Zane Grey, Kenneth Roberts etc.

La parola magica che lo ha sempre accompagnato per l’intera vita è ricerca; infatti, affermò:

“Sono costantemente alla ricerca della verità, ma so che non riuscirò mai ad afferrarla interamente. Chiunque creda di detenere la verità è potenzialmente pericoloso”.

Il nome Corto Maltese nasce dal gergo spagnolo “corto” che vuol dire “svelto di mano”, cioè ladro, inteso anche dal punto di vista sentimentale, e “maltese” perché originario dell’isola di Malta. Pratt vuole che il suo personaggio sia mediterraneo ma anche anglosassone, mentre la figura di marinaio gli dà la possibilità di creare numerose storie con risvolti romantici; è il discendente di Ulisse, che infatti Pratt disegna nellOdissea illustrata, comparsa la prima volta nel 1963 ne “Il Corriere dei Piccoli” con i testi di Franca Ongaro Basaglia

Corto Maltese è il dono più prezioso di Hugo Pratt e come il protagonista dei poemi omerici anche lui è un personaggio aperto, dal carattere indefinibile perché polítropos, e le cui avventure sono seriali perché rinnovabili.

Ciò che lo differenzia rispetto agli altri eroi epici è precisamente questa sua pluridimensionalità, versatilità e adattabilità. L’apertura del personaggio comporta l’esigenza del completamento: il lettore viene cioè invitato a intervenire per poter attribuire al personaggio un volto piuttosto che un altro, per poterlo definire in un senso piuttosto che in un altro.

Con Corto il lettore viaggia gratuitamente: Antille, mar dei Sargassi, Irlanda, Patagonia, Mongolia, Asia Minore…La sua stessa sete di conoscenza e di sapere può essere considerata una forma altissima di peregrinatio, di ricerca dell’Assoluto.

I viaggi, gli incontri, le prove, hanno lo scopo di rivelare chi è sempre stato: i suoi amori, le sue avventure non riescono a solcare la sua personalità o ad alterare il suo destino.
Pratt ci insegna che il viaggiatore, attraverso le sue fantasie, si muove in un universo creato da tracce e linee: “Il mio sogno è disegnare, un giorno, qualcosa che abbia una linea, che sia una successione di punti, e con questa linea, raccontare tutto”; ci riuscirà: nelle sue ultime tavole.

Per lui il viaggio non è solo mentale ma è anche quello materiale, dell’atto stesso del camminare, della “marcia”. Più volte definisce i suoi viaggi dei “pellegrinaggi” come se la propria vita fosse il cammino di un viandante in marcia.

Il marciatore, come Ulisse, Corto e lo stesso Pratt, è colui che si sente vivo con passione e “la marcia” permette di capire il corpo in relazione con il mondo, consente di muoversi e di uscire dalla propria routine. Il cammino della vita, la vita come una marcia, costituiscono una metafora, spirituale e filosofica, che chiede di porsi domande rispetto alla nostra stessa storia di vita.

Camminare vuol dire “prendere tempo per se stessi”. Jean-Jacques Rousseau nel suo Ritratto, rivelando la sua passione per la “marcia” dice:

“Mi piace camminare a mio agio e fermarmi quando mi aggrada. La vita ambulante è quella che fa per me. Camminare a piedi col bel tempo, in un bel paese, senza fretta, e avere per meta un oggetto piacevole: ecco fra i modi di vivere il più caro ai miei gusti […]. Mai paese di pianura, per bello che fosse, parve tale ai miei occhi. Mi ci vogliono torrenti, rupi, abeti, fondi boschi, montagne, scoscesi sentieri da salire o discendere, precipizi ai miei fianchi da farmi paura.”

È stato scritto moltissimo dei suoi numerosi viaggi, del suo amore per l’avventura, della sua ricerca di una dimensione diversa da quella che l’occhio nudo scorge; per Hugo Pratt, quindi, il camminare va oltre il cammino stesso, introduce a una dimensione metafisica, onirica, il fatto stesso di camminare in mezzo alla natura, di incontrare e scambiare esperienze con gente proveniente da tutti gli orizzonti, di solcare oceani, di ritornare a un cibo primitivo e all’acqua delle sorgenti, di dormire in abitazioni rustiche, di bruciare le scarpe, lo purifica, lo rimette davanti all’essenza, e gli permette di ritrovare “la nudità dell’essere”, per usare un linguaggio heideggeriano.

Pratt è sicuramente uno dei più grandi viaggiatori romantici che auspica di rubare tutte le emozioni che la vita può donare: l’uomo romantico scopre l’estremamente grande dentro ciò che è estremamente piccolo e l’eccezionale dentro il banale.

Scrive Morgan, la sua ultima storia, nel 1995, un’avventura romantica ambientata nell’Italia della Seconda guerra mondiale. Morirà nello stesso anno, nella sua casa in Svizzera, dopo aver rivoluzionato il mondo del fumetto.

“Mio padre aveva ragione, ho trovato la mia isola del tesoro. L’ho trovata nel mio mondo interiore, nei miei incontri, nel mio lavoro. Trascorrere la vita in un mondo di fantasia, questa è stata la mia isola del tesoro. Naturalmente, è vero che i mondi che mi capita di visitare seguendo le mie ricerche possono a volte venir giudicati puerili o inutili, tanto sono lontani dai problemi quotidiani, ma quando oggi ripenso a coloro che mi accusavano di essere inutile, e a quello che invece giudicavano utile, allora, a loro confronto, non solo provo piacere a essere inutile, ma sento addirittura il desiderio di essere inutile”.

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Barbara Caterbetti si è laureata in Storia e Conservazione dei Beni Culturali con una tesi in Museologia, ha conseguito diversi Master tra cui uno in ricerca storica e un altro in comunicazione e valorizzazione del patrimonio letterario, documentario e vocale. È critica d’arte, docente di Lettere e organizzatrice di eventi culturali. Ha contribuito come storica alla produzione di film-documentari. Redige cataloghi d’arte. Scrive di arte contemporanea e di cultura in generale. Collabora con alcune gallerie private e istituzioni museali. Cura il blog “Ipsumars” dedicato all’arte.

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