Peter Blake, la Pop Art britannica, Marilyn, Joseph Cornell e l’Amore

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Dire che Peter Blake (Dartford,1932), Sir dal 2002, sia uno dei fondatori della Pop Art britannica è quasi pleonastico, data la notorietà e grandezza non solo museale, nella storia della Cultura e dell’Arte ma anche a livello popolare di questo artista.

La sua copertina del vinile dei Fab Four, i baronetti The Beatles, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, album del 1967, con l’originale progetto a collage (con la collaborazione di sua moglie Jann Haworth e foto di Michael Cooper) che immortala 70 famosi personaggi della cultura popolare, lo ha infatti consacrato a livello esteso e condiviso (e lo ha premiato, con la moglie, con un Grammy Award).

La scelta di creare molte altre copertine per varie band, di avere usato tra i suoi soggetti gli acclamati Beach Boys nel 1964 e i campioni del wrestling (1961), testimonia l’interesse dell’artista per le icone popolari, peraltro derivanti dalla Fotografia – caratteristica della Pop Art e di molta ricerca visiva di quegli anni – e la sua volontà di entrare dentro la vita normale di un più vasto pubblico.

L’uso di linguaggi e materiali di riporto e riuso, tipico della generazione di artisti di quel periodo, non è solo connessa alla Fotografia: nel suo (non solo suo) caso affonda le sue radici pure fortemente nel Dadaismo; non a caso, Peter Blake – che, come Andy Warhol, aveva lavorato come grafico – ha avuto come insegnante Ruskin Spear (al Royal College of Art di Londra) grande conoscitore ed estimatore di Marcel Duchamp e Kurt Schwitters, artista che Blacke omaggia più volte nelle sue opere.

Ma anche altri artisti lo hanno, nel tempo, ispirato: Joseph Cornell (Nyack, New York 1903 – 1972) ad esempio, tra i primi ad avere usato l’accumulo e l’assemblaggio sperimentale in modo surrealista (pur se del movimento non fece ufficialmente parte).

A proposito di queste influenze e citazioni colte, Blake dirà:

“Non si può fare arte senza avere alle spalle la storia dell’arte e credo che se si chiedesse a qualsiasi artista, direbbe sempre di aver imparato dall’arte precedente. Forse io lo dimostro più di altri, perché spesso mi approprio dell’arte e la cito”.

Alla Mucciaccia Gallery di Roma – dove è in corso ancora per pochissimi giorni la mostra di Peter Blake, With Love. Peter Blake, a cura di Jonathan Watkins – possiamo vedere tutto questo come se fossimo in un piccolo museo o se sfogliassimo un manuale di Storia dell’Arte.

Così ecco radunati tanti collage, i volti di Elvis Presley, Marilyn Monroe, Brigitte Bardot, Kim Novak, dei lottatori di wrestling, clown, ritratti dipinti, i soldatini di legno fatti da palle da bowling, tappi, monete, mozziconi di sigari etc.; la serie di carte Joseph Cornell’s Holiday (2017 – 2019), un bellissimo omaggio a Schwitters, lo struggente, intenso Norma Jean Baker 1926 – 1962 (del 1988), con le date di nascita e morte dell’ormai mitica attrice, che compare in foto in bianco e nero come frame del film della sua vita fino alla tragica, ancora oggi oscura prematura dipartita (nell’immagine su fondo nero, in cui è coperta da un lenzuolo su una barella che la caricherà su un ambulanza purtroppo superflua).

Ci sono anche un paravento cut up Love e un coloratissimo I Love You – tra i tanti realizzati (mai quanti quelli di Robert Indiana!) – che campeggia, molto grande sul muro del primo livello della galleria, a ricordarci, l’uno e l’altro, come l’artista ha affermato, che:

“(…) si torna sempre alla parola amore”.

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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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