Meglio TAM che MAI – Un Museo e la potenza di certi materani incerti

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Questa è una di quelle storie che piacciono ai bambini e ai grandi. Una storia di coraggio, sana ingenuità e visione che, condite di utopia e speranza, quando hanno un lieto fine ci riconciliano con questo mondo di burocrati senza empatia.

Una storia di avanguardia che, arrivata a maturazione, spinge per nascere e contagiare il mondo con la sua intelligenza laterale mentre il mainstream, seduto comodo sul presente degli altri, inventa narrative retoriche e accattivanti che portano futuro solo a loro e tolgono la naturale evoluzione agli altri. Perché questo è, e non è opinabile: siamo esseri neurobiologicamente evolutivi e se non andiamo avanti la mente e il corpo si ammalano.

Meglio studiare le ricerche dei neuroscienziati che condannare e condannarsi alla vecchiaia prima del tempo con opinioni prive di sostanza. Guardate cosa succede ai passatisti che vivono di Rinascimento e turismo; non capiscono il proprio tempo, i propri sogni, i propri bisogni e quelli degli altri. Una vita in poltrona che gli ferma lo sviluppo. Il Modernismo, veleno contemporaneo.

Invece i ragazzi di Matera di cui voglio parlarvi hanno scritto una storia stupenda proprio mentre cercavano il futuro, usando uno slogan geniale e ironico di quelli che ti spiegano tutto in cinque parole: Volevo solo aprire un museo. Li chiamano ragazzi invece di chiamarli professionisti, che è quel che sono, perché sono giovani: si può essere più retrogradi?

La storia dunque comincia 6mila anni fa ma, in realtà, inizia molto prima, tra le grotte del Paleolitico di cui ancora sappiamo pochissimo anche se, con certezza, sappiamo che la forma urbis rupestre ha generato architetture a regola d’arte. Geometrie auree trasformate in abitazioni traducono una cosa che gli esperti conoscono bene: il genio delle forme ha inoculato intelligenza emotiva, tanto che i Sassi sono nati con una forma urbis di alveare accogliente, seducente e funzionante memorabile, mica un banale presepe da selfie dimenticabile.

Tra le case dei Sassi di Matera si cela una torre, non è dato sapere di quale epoca e nemmeno ci interessa interrompere il flusso emotivo con informazioni da scuola dell’obbligo: l’ordine non è armonia e l’umano non è ordine, come recita Pitagora nell’opera Rapporti progettata da Filippo Riniolo per Matera Alberga, visibile e vivibile per sempre.

Questa torre è molto vicina alla zona di Via Ridola, nella città nuova, ma è anche nel cuore dei Sassi e i ragazzi, nel 2017, decidono di farci un museo, convinti che Comune ed enti preposti gli daranno le autorizzazioni necessarie in pochi mesi. Visti i proclami, i comizi, le dichiarazioni, gli articoli, le interviste e le promesse quotidiane di fare di Matera una capitale della Cultura da parte della politica, tronfia di trionfi d’apparato non dovuti qualche anno prima quando, nel 2015, Matera viene scelta come Capitale europea della Cultura 2019, i ragazzi sono sicuri che quella del museo sarà una notizia bellissima per tutti.

Ma non è così.

Il museo apre nel 2022. Non avrei voluto dirvelo subito ma so che state soffrendo. Chi mi legge spesso sa bene cosa penso dei burocrati e dei brand che portano la parola “cultura” nelle proprie ragioni sociali: sono la morte della ricerca. La cultura, participio presente del verbo coltivare, cambia ogni attimo come cambiano ogni attimo le sinapsi, e chi crede che cultura sia sinonimo di sapere è orfano di sapienza. Cultura vuol dire comprendere, risolvere, evolvere, vedere oltre lo sguardo fisico e l’arte è da sempre l’urgenza espressiva più profonda insieme al teatro e al gesto. Cosa vuoi che ne sappiano i burocrati che devono vivere, poveri loro, arginati da procedure e interessi di politici poco interessanti.

Insomma Mauro Acito, uno dei fondatori, chiede questa torre ai proprietari i quali, con amore e gioia, la conferiscono in uso al TAM che diventa Tower Art Museum, un museo che oggi esiste, recita il primo slogan del loro bellissimo sito web. Le mostre sono sempre legate al genius loci e comprendono lo spirito degli abitanti, per quel che è possibile, anche se qualche pratica di partecipazione andrebbe affinata e portata fino in fondo. Ma sono grandi professionisti e ragazzi dentro, perciò ce la faranno. Soprattutto se li supporterete e andrete a trovarli attivando il TAM TAM, visto che tutti vi lamentate di politica vecchia e muffa legislativa.

Date l’esempio e parlate con loro, sono accoglienti, vi mostreranno i percorsi in cui i nostri avi hanno segnato le pietre con il loro passaggio da cui si imparano arte, arti e attitudini artigiane dell’antica città, come dice Dario Carmentano che, nella sua nota genialità da artista rupextre, ha eletto i tratturi dei pastori neolitici che si vedono sulla Murgia a opera d’arte della città.

Matera era la città dei mulini, non a caso, e qualche politico sprovveduto ha provveduto a distruggerli per farne residenze pacchiane e senz’anima per turisti inconsapevoli di quanto si possa imparare dai nostri ragazzi. Solo per fare del grano che non si può mangiare, buono solo per chi lo fa, non per chi se lo merita davvero, avendo mantenuto intatto il mondo che ci hanno tramandato attraverso la peculiare identità materana della parsimonia e della sostenibilità ante litteram.

Guardateli bene quei mulini, vedrete il museo che ora esiste.

Don Chisciotte a volte vince, abbiate coraggio anche voi.

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Nato Matera, laureato in Scienze politiche nel 1989, dal 1990 al 2000 è Direttore delle Risorse Umane in tre diverse multinazionali (Montedison, SNIA e Ace Int.l). Oggi è un Contemporary Art Consultant e Cultural Projects Curator e si occupa di arte da parete e arte da processi: arte da collezione a beneficio di privati, appassionati e collezionisti, arte come pratica e approccio progettuale art thinking oriented per imprese di ogni genere, istituzioni e rigenerazione culturale, urbana e territoriale.

Come Art Consultant in_forma e supporta le scelte di collezionisti, acquirenti e appassionati di arte contemporanea nella selezione di opere d’arte di ricerca e di alta qualità, nell’analisi del miglior rapporto qualità prezzo e nella progettazione di intere collezioni, in Italia e nel mondo.

Come Cascino Progetti si occupa di strategie, ideazione e realizzazione di contenuti, interventi temporanei, installazioni permanenti, inserimento di arte e artisti a monte dei processi di ogni tipo di azienda e attività, di rigenerazione culturale e urbana di città, borghi, territori e paesaggio (insieme al mio Advisory Board e ai miei Partner che si occupano di heritage management digitale, architettura, design, economia della cultura e diritto societario).

È stato ideatore, promotore e co-autore del Manifesto Art Thinking siglato al MAXXI a Giugno 2019 insieme a scienziati, artisti, imprenditori, architetti, ingegneri e professionisti di ogni genere. Tra le altre cose ha ideato e curato la prima e la seconda edizione del Premio Terna per l’arte contemporanea con Gianluca Marziani (2008-2009). È stato membro della Commissione dei quattro esperti della Regione Puglia per il Piano strategico per la cultura (2016-2017: riallocazione di 480 MLN di Euro), ideatore e curatore del progetto Matera Alberga per Matera Capitale Europea della Cultura 2019, curatore di diversi progetti culturali per ENEL, Deutsche Bank, Helsinn, SAS Business Intelligence, UBI Banca, Bosch Security System, Fiera Milano, Macro Roma, MAXXI, Comune di Roma, Comune di Matera e altri.

Ha insegnato Organizzazione del Mercato dell’Arte e Progettazione culturale per i Master del Sole24Ore e della RUFA (Roma University of Art), e visiting professor di alcune università italiane e americane. Infine si occupa anche di education & edutainment; progetta e realizza workshop e webinBar sull’arte e la sua relazione con la psiche, sui benefici per l’intelligenza degli individui e la crescita e lo sviluppo di sistemi, territori e imprese. Scrive per Art a Part of Cult(ure), magazine on line inserito nel Codex dell’ADI (Associazione Design Industriale) per le valenze culturali del format, dove cura una sua rubrica su arte, evoluzioni ibride e mostre nel mondo, chiamata I racconti del Cascino.

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