Giuseppe Peppino De Nittis, la pittura e le lasagne

Un vero parigino, anche se battezzato a Barletta. Così il critico d’arte Diego Martelli – vicino all’Impressionismo e ai Macchiaioli italiani – definiva Giuseppe “Peppino” De Nittis, interprete delle due correnti nella seconda metà dell’Ottocento con uno sguardo denso di modernità aperto sul paesaggio e le figure, precursore della temperie stilistica e culturale del nuovo secolo.

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Una mostra lo celebra a Padova, negli spazi dello storico Palazzo Zabarella, seguendo cronologicamente il suo percorso di uomo e di pittore, pronto ad emigrare per inseguire la precoce passione per l’arte portando con sé i colori e le sfumature della dorata terra di Puglia.

Prima la scuola di pittura a Napoli, poi a Firenze e quindi appena ventenne a Parigi, dove arriva senza nessuna certezza e trova i due grandi amori della sua vita: la moglie Leontine – l’adorata “Titina”, protagonista di molte sue tele – e Parigi, travolgente e brillante capitale del nuovo corso dell’arte europea. Un doppio matrimonio felice, un sentimento bruciante ricambiato senza mezze misure dalla capitale francese che consacra il talentuoso giovane artista, interprete dell’Impressionismo ma incapace di rimanere entro i confini della definizione, esprimendo nelle sue tele tutta la tensione visiva che di lì a poco esploderà nell’invenzione del cinematografo e che si intravede già in un’opera come Dall’alto della diligenza, progettata come una soggettiva che offre allo spettatore il punto di vista del personaggio, assente dalla composizione.

I fermenti vanno oltre la forma, così anche la materia pittorica viene investita dal nuovo con la numerosa serie di pastelli dipinti da De Nittis, unico, insieme a Manet e Degas, a respirare il cambiamento nella parigina primavera dell’arte. La gioia, il colore, i profumi del Sud tornano prepotenti e conquistano la comunità culturale d’oltralpe, che osanna Peppino sublime pittore e animatore di allegre serate al chiaro di luna, nella sua villa di rue de Viète, al sapore tutto mediterraneo di una lasagna alla barlettana. Una vita en plen air, condivisa attimo per attimo con l’inseparabile Titina, presenza amata e ispiratrice nell’eterno ritorno verso la città natale, Barletta, mai abbandonata definitivamente. Insieme a lei, negli anni Settanta, De Nittis torna a Napoli producendo dal vivo la serie di piccoli oli su tela dedicati all’eruzione del Vesuvio, ma anche Il foro di Pompei, dove la luce spezza la malinconia delle rovine riportando l’artista alle calde tonalità mediterranee, assenti nelle ambientazioni parigine. Diventa francese, senza mai smettere di essere italiano, dipingendo nei paesaggi impressionisti le dame a cavallo, alle corse sportive e sulle rive della Senna in compagnia dei cagnolini.

Nel 1874 la storica esposizione degli Impressionisti nello studio del grande sodale, il fotografo Nadar, si accompagna alla sua parentesi londinese, raccontata in grande formato da Westminster a Piccadilly, consegnando ancora una volta allo spettatore l’atmosfera definita dal grigio incombente sulle figure che abitano le tele insieme al paesaggio. L’ambiente e i volti – le figure di donne, con la costante presenza di Leontine, con il gusto orientale nel colore e nella pennellata – consegnano allo sguardo contemporaneo la stessa percezione intima e profonda del sentimento, insieme privato e collettivo, catturato dall’artista.

Viva Peppino”, urlavano Zola, Wilde e Degas all’amico e collega mentre sfornava le sue divine lasagne, nell’aria della sera parigina profumata d’Italia, immersa nella luce gioiosa e vibrante di un giardino impressionista.

  • La mostra De Nittis è visitabile sino al 26 maggio 2013
    a Palazzo Zabarella, in via san Francesco 27, Padova
  • Per informazioni: www.zabarella.it
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La Sicilia non solo terra d'origine ma luogo dell'anima, culla del teatro e fonte di ispirazione dove nasce l'amore per la scrittura. Dopo una laurea in Comunicazione e una specializzazione in Discipline dello spettacolo, scelgo di diventare giornalista e continuare ad appassionarmi alla realtà e ai suoi riflessi teatrali e cinematografici.

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