La parola al Teatro #75. Eracle, l’invisibile: non di solo pane vive l’eroe

immagine per Christian Di Domenico, Eracle, l’invisibile

È La città dei Miti del Teatro dei Borgia ad inaugurare a Padova la diciannovesima edizione della Rassegna Arti Inferiori, realizzata dal Circuito Multidisciplinare Arteven /Regione del Veneto con il contributo dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova e il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.

Una Rassegna dedicata al teatro contemporaneo che incontra con la Trilogia del Teatro dei Borgia un luogo simbolo della città, le Cucine economiche popolari, storico punto di riferimento per l’accoglienza di chi vive in condizioni di disagio socio-economico per trovare un pasto caldo e l’assistenza sanitaria grazie a un ambulatorio gestito da medici volontari.

Uno sguardo accogliente, quello dei volontari che portano avanti il progetto, per riempire non solo lo stomaco ma anche l’anima spesso umiliata dalla vita e spogliata di un senso per andare avanti, uno sguardo che si posa su di te e che ti ricorda che esisti ancora, nonostante per il mondo sei invisibile.

Con Medea per strada e Filottete dimenticato, Eracle riporta nel qui ed ora la storia di un eroe forte ma spezzato da sofferenze e continue prove cui lo sottopone Era, moglie di Zeus, furibonda per l’adulterio da cui Eracle è nato, un tormento che lo porterà alla follia omicida.

Eracle oggi accoglie il ristretto gruppo di spettatori – una scelta, quella di riservare alla messa in scena una piccola cerchia di pubblico, dettata dalla volontà di creare una comunità e una comunione con l’attore – mentre impasta il pane, che poi inforna (e una volta cotto lo distribuirà al pubblico alla fine dello spettacolo) e mentre prepara i cestini da distribuire a chi viene a chiederli.

immagine per Eracle l’invisibile

Cosi inizia a raccontare di sé, dalle umili origini familiari alla fatica per studiare e laurearsi all’incontro con la moglie con cui riesce ad assicurarsi un futuro ottenendo un posto di ruolo a scuola. Ma i soldi non sono mai abbastanza, per il mutuo, per la figlia che è nata e allora ci si fa in quattro per arrotondare lo stipendio da insegnante e sempre con grande vigore e ottimismo si superano gli ostacoli soprattutto con l’obiettivo di far quadrare i conti.

Un racconto molto orientato sull’esigenza contemporanea di arrivare a fine mese, di risparmiare anche per il futuro dei figli, una dimensione esistenziale condizionata dal denaro in cui il vero eroismo è riuscire a rimanere a galla, finché non arriva un evento imprevisto, un dilemma impossibile da risolvere che distrugge tutto quello che si è cercato faticosamente di costruire.

Con le mani e le braccia impegnate a distribuire acqua, pane, frutta nelle borse inizia a rompersi la linearità e la vivacità della narrazione: una denuncia per presunti abusi, la stima dei colleghi e degli studenti trasformata in sdegno, la gogna mediatica, il licenziamento, i soldi che non bastano più e il divorzio che fa precipitare nell’abisso.

Un’analisi ansiosa e puntuale mostra come sia impossibile vivere a Milano, pagare un affitto e intanto il mantenimento alla moglie che è rimasta nella casa per cui si deve ancora pagare il mutuo, ora non ci sono più vie d’uscita, c’è la strada in cui nascondersi per la vergogna di incontrare qualcuno della vita di prima, c’è l’unico pensiero di trovare 20 euro per la pizza e il karaoke la domenica con la figlia, una sola pizza perchè “papà è a dieta” e il gioco di togliere i bordi per mangiare almeno quelli. E quando anche questo momento, l’unica ancora di salvezza rimasta, viene a mancare, la mente salta in aria e fa saltare in aria tutto l’amore di cui si è stati privati.

Christian Di Domenico, interprete e autore del testo originale insieme a Fabrizio Sinisi, costruisce il suo Eracle a partire da una ricerca sul campo che, come per gli altri due spettacoli della trilogia del Teatro dei Borgia dedicata ai Miti contemporanei, lo porta a confrontarsi in particolare con la realtà milanese degli emarginati e con la Caritas, e i luoghi della messa in scena, a Padova come altrove, sono scelti guardando a questo legame dei Miti Greci con il reale non per darne un’interpretazione ma per interrogarsi sull’urgenza emotiva e materiale, sull’impossibilità di vivere con dignità con cui si trovano a fare i conti in moltissimi in ogni città, nelle nostre strade, sotto le nostre case, mentre tutto continua a scorrere normalmente finché non capita direttamente a noi.

Il pubblico condivide il racconto con forte empatia e accoglie prima i toni leggeri e l’entusiasmo e poi sprofonda con il protagonista verso l’epilogo furioso e tragico, assolutamente privo di costruzioni interpretative, pienamente fedele al vissuto che Di Domenico ha incontrato nella ricerca propedeutica alla scrittura drammaturgica, vestendo e spogliando il suo corpo e la sua voce dei corpi e delle voci spezzate di chi ha incontrato e continua a incontrare nei luoghi, come le cucine popolari, che ospitano lo spettacolo ma che prima dello spettacolo ospitano e permettono di incontrare tanti Eracle invisibili, di ascoltare le loro storie.

La scomodità è necessaria per lo spettatore, abituato a sprofondare nelle comode poltrone imbottite del rassicurante e bel teatro all’italiana, è necessario uscire dal teatro per discutere politicamente della vita e del teatro come incontro della comunità, nel solco della tradizione classica.

Eracle l’invisibile da Euripide

  • Con Christian Di Domenico
  • Parole di Fabrizio Sinisi e Christian Di Domenico
  • Consulenza sociologica Domenico Bizzarro
  • Spazio scenico Filippo Sarcinelli
  • Costumi Giuseppe Avallone ed Elena Cotugno
  • Ideazione e regia Gianpiero Alighiero Borgia
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La Sicilia non solo terra d'origine ma luogo dell'anima, culla del teatro e fonte di ispirazione dove nasce l'amore per la scrittura. Dopo una laurea in Comunicazione e una specializzazione in Discipline dello spettacolo, scelgo di diventare giornalista e continuare ad appassionarmi alla realtà e ai suoi riflessi teatrali e cinematografici.

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