I Mondi Reali di Abelardo Castillo. Racconti generosi, abbondanti e scatenati.

cover castillo_i mondi reali (Small)
Castillo – I mondi reali, Cover

Una delle storie presenti nel volume I mondi reali (DelVecchio Editore), il Decurione, comincia dichiarando che La vita è doppia. Almeno doppia.
E non gli si può dar torto.

Di fatto, gli universi descritti da Abelardo Castillo nei suoi racconti sono stratificati, grandi, immensi anzi, e contorti, e vagamente inquietanti e al contempo consolatori, accettati e vissuti con naturalezza e, soprattutto, curiosità.

Perché davanti ai vertici, e agli abissi, e ai tortuosi percorsi narrati dallo scrittore, i personaggi, come d’altronde il lettore, reagiscono con meravigliata accettazione, e talvolta addirittura si rilancia la posta, quasi a voler veramente indagare quanto di più c’è in cielo e in terra rispetto alla tua filosofia, caro Orazio.

I mondi di Castillo sono percepiti come reali proprio perché tali sono, e la loro realtà è formata proprio dalle infinite possibilità.

In soldoni, I Mondi Reali raccontati da Castillo sono, come si dice dalle mie parti, tanta roba, ma proprio nel senso letterale del termine: il nostro è un raccontatore generoso, abbondante, scatenato, e uno scrittore elegantissimo, pieno, sostanzioso senza essere barocco o eccessivo; si esce (?) dalla lettura sazi e rigenerati, con la sensazione di avere il cervello più carico, più attivo e reattivo, più curioso; e anche il mondo stesso ci appare più interessante, misterioso e strano, sensuale di una meraviglia tutta mentale.

La letteratura di Abelardo Castillo è grande perché fa bene, insomma, acuisce lo sguardo e lima la testa e l’immaginazione, raddrizza la postura con cui avanziamo nella nostra vita.

I richiami a Borges e Cortazar sono doverosi oltre che ovvi, ma direi che ciò che distacca Castillo dalla pedissequa riproposizione di uno stile e di un modo di narrare, rendendo la sua voce una voce autonoma e bella, sia l’allure più emotiva che cerebrale del suo approccio e dei suoi caratteri, che talvolta rivelano la complessità di personaggi a tutto tondo.

Castillo parla di assassini per compassione e colpevoli per caso, di una percezione del tempo quantomeno peculiare, di prove di gioventù che si scontrano con l’imbarazzo, fughe e paradossi; e ogni personaggio non solo osserva ciò che gli accade, ma vi partecipa, raccontandolo e rielaborandolo, accogliendolo in sé e facendolo suo, incorporandolo, ampliando la sua concezione del mondo e diventando agente dei fatti narrati, e non solo referente.

Insomma, i racconti di Castillo sono belli, nel pieno senso del termine ma anche no, perché come lettori, al pari dei personaggi, ci mettiamo del nostro, come Castillo mette del suo in noi, e tutto diventa più ricco, nelle storie e fuori, e secondo me non c’è cosa più importante che uno scrittore possa fare che scatenare l’immaginazione quotidiana del lettore; ebbene, Castillo lo fa, e alla grande.

Un’ultima nota sulla postfazione di Elisa Montanelli: la curatrice ha fatto un lavoro ottimo con un testo non solo esplicativo o informativo, ma capace di riprendere lo spirito vertiginoso dei racconti appena letti, aggiungendoci un punto di vista storico e critico capace di far vivere di nuovo la fantasmagoria di quanto appena letto.

Un lavoro superbo sotto ogni punto di vista, ecco.

 

 

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Sono toscana, ed ho sempre letto molto da quando ho imparato a farlo, ovvero a quattro anni. Oltre alla lettura ho una passione per gli sport da combattimento e le arti marziali, per il cinema e la birra.
L'indirizzo del mio blog è www.winteraubergine.it.
Il mio nick è, ovviamente, Winter Aubergine.

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