Cartoon Underground. Alice all’Elfo

Foto di Luca Piva

«Perchè un corvo assomiglia a una scrivania?». Quante generazioni si sono chieste la risposta a questa domanda. Hanno immaginato chi la poneva, e che volto potesse avere la bambina chiamata a rispondere. Alice, nei suoi sette anni e sei mesi. Molti probabilmente la identificano con la riduzione Disney, altri si sono costruiti immagini diverse, in pellicola, tra le pagine, pressoché con ogni mezzo.
Ferdinando Bruni e Francesco Frongia hanno scelto di dedicarsi all’impegnativo compito di darle un volto anche sul palcoscenico dell’Elfo Puccini di Milano.

La loro Alice ha il viso contornato da ricci scuri di Elena Russo Arman. Lei è la piccola educata e dalla lingua sciolta che in un sogno si trova a cadere verso il centro della terra, scontrandosi con un mondo popolato di gatti sardonici, carte da gioco, cappellai matti. I personaggi di Alice nel paese delle meraviglie sono noti pressoché a tutti. Lo sono forse meno Humpty Dumpty, la Regina Bianca e la Regina Rossa: in sintesi, i personaggi che popolano Alice attraverso lo specchio, il secondo dei volumi sulle storie del reverendo Charles Dogdson, matematico, noto alla storia letteraria come Lewis Carrol.
La trasposizione scenica per il teatro milanese contempla tutto il viaggio, pur in una inevitabile sintesi che ne fa una successione di quadri.
Dalla sua caduta sotto terra – underground appunto – Alice incontra quasi trenta personaggi, tra i più insoliti, divertenti e caratteristici di un cult della letteratura di ogni tempo.

Ed è in questo che sta il primo elemento sorprendente della Alice di Frongia e Bruni. Il frenetico girotondo di figure, folli, affascinanti e numerosissime è incarnato soltanto da tre attori, tra i migliori della scena nostrana, capaci di indossare e smettere i panni di ciascuno con una naturalezza sorprendente. Umberto Petranca (che assume il ruolo che in una precedente tournèe era stato dello stesso Bruni) Ida Marinelli e Matteo de Mojana incarnano gli indimenticabili nonsense del sogno di Alice in abiti colorati e dettagliatissimi, accompagnando una Russo Arman in stato di grazia, che riesce ad affascinare senza far cadere mai un personaggio unico nel suo genere, come è Alice, nella macchietta. Quattro ottimi attori che sostengono un progetto decisamente originale.
Non si tratta infatti solo di una pièce teatrale. Alice Underground”è uno spettacolo a tutto tondo, un vero e proprio grande show che si gioca sulla commistione dei generi.
C’è la musica dal vivo e ci sono le canzoni, arrangiate dallo stesso De Mojana, che punteggiano lo svolgersi delle scene come allegre sottolineature. Ma c’è, soprattutto, l’arte visiva a farla da padrone. Bruni e Frongia infatti firmano insieme non soltanto la regia, ma anche la scenografia e le illustrazioni. Avete letto bene.
L’unica scenografia è composta di un fondale bianco in più sezioni, sul quale sono stati animati digitalmente da Frongia dei bozzetti disegnati dallo stesso Bruni, che sembrano strizzare l’occhio a quelli di Luttazzi.
Ai disegni è demandato il compito di illustrare l’intera vicenda. Con queste immagini, ricche di particolari, gli attori interagiscono, facendo capolino anche all’interno di esse, attraverso aperture che sembrano apparire e scomparire nella scena acuendo la sorpresa.
Un progetto complesso e di forte impatto visivo, un’esplosione di colori e di suggestioni senz’altro sorprendente, che sembra voler suggerire che lo spazio del teatro non è (più?) sufficiente e può acquisire una nuova dimensione.
Ciò che ne deriva è una sorta di cartone animato in quattro dimensioni, in cui si mira punta a suscitare nello spettatore il massimo del piacere visivo. Una scelta ardita che, se lascia poco spazio all’immaginazione dello spettatore, indubbiamente non manca di affascinare adulti e bambini.

Colpisce la concretizzazione di un’idea fuori dagli schemi di quello che ci si aspetta quando si alza un sipario, fatta di un’affastellarsi di suggestioni diverse. Sul filo dell’eccesso.
Un viaggio onirico, come quello di Alice, per certi versi folle. Ma del resto, non ci si sarebbe accostati proprio a questa storia, altrimenti. È lo Stregatto a ricordarlo ad Alice: «se non fossi matta, non saresti qui».

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Nata (nel 1994) e cresciuta in Lombardia suo malgrado, con un' anima di mare di cui il progetto del giornalismo come professione fa parte da che ha memoria. Lettrice vorace, riempitrice di taccuini compulsiva e inguaribile sognatrice, mossa dall'amore per la parola, soprattutto se è portata sulle tavole di un palcoscenico. "Minoranza di uno", per vocazione dalla parte di tutte le altre. Con una laurea in lettere in tasca e una in comunicazione ed editoria da prendere, scrivo di molte cose cercando di impararne altrettante.

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