La Parola al Teatro #101. Spose. Il matrimonio del secolo di due donne libere, indipendenti, innamorate.

immagine per La Parola al Teatro #101. Spose. Il matrimonio del secolo di due donne libere, indipendenti, innamorate.

In amore e in poesia niente è proibito” anche quando lo sarebbe. Ne Le spose, andato in scena al Teatro Menotti, a Milano, le atmosfere sembrano sudamericane (forse centramericane), con un tocco dell’epica del west, tra cappelli a falde larghe e stivali a punta, in un cerchio di balle di fieno a tracciare il perimetro della storia.

immagine per Spose. Il matrimonio del secolo di due donne libere, indipendenti, innamorate.

Ma, a ben guardare, somigliano di più all’avventura picaresca, divertente e tragica di un Don Chischiotte, anzi due, Donne, chiamate a combattere – e a vincere – contro convenzioni molto più pericolose dei mulini a vento. E in effetti, siamo nelle campagne della Galizia, ma all’alba del Novecento: letteralmente, visto che gli snodi più importanti della vicenda si snodano tra il 1901 e il 1902. Un tempo che ha vecchi e nuovi nemici, anzi, nemiche: due donne, Marcela Gracia Ibeas ed Elisa Sanchez Loriga, che poi si consegnerà ai documenti ufficiali come Mario.

L’unico modo per far segnare alla storia il primo matrimonio tra due donne che la si ricordi, ad oggi mai sciolto, né dalle istituzioni civili né da quelle religiose.

Un “matrimonio senza uomo”, come titoleranno con sprezzo – ma meno crudeltà della gente, da quel che è dato sapere – i giornali d’epoca, possibile naturalmente solo con l’inganno, quando le due donne scelgono di far battezzare Elisa come uomo dallo stesso parroco che, a La Coruna, l’9 giugno 1901, celebra la loro unione.

Sono, queste poche righe di note burocratiche e di notizie da giornale scandalistico, le uniche vere testimonianze certe che abbiamo di loro. Narciso de Gabriel, professore universitario che scoprì la loro storia negli anni Novanta, spiega che “Elisa e Marcela possono essere viste solo nella misura in cui il potere giudiziario, ecclesiastico, accademico e mediatico si occupa di loro”: lo stesso potere a cui hanno scelto, chissà se per idealismo, per sfida o per errore, di reagire non soltanto ingannandolo per dare esistenza al loro amore, ma anche scegliendo di tornare nel paese dove avevano vissuto fino a poco tempo prima nei loro panni quotidiani, svelando così l’inganno e attirandosi addosso l’invadenza dei medici, l’odio delle beghine e il disgusto dei giudici. I soli che si sono dati il diritto di raccontare di loro, zittendo le loro voci, o inserendole in un contesto in cui si deve, necessariamente dubitare, con lo sguardo di oggi.

Spose. Il matrimonio del secolo di due donne libere, indipendenti, innamorate.

Ci credeva davvero, Marcela, che Elisa fosse un ermafrodito, o al giudice che domandava “perché avesse sposato” Elisa, nei panni di Mario, avrebbe voluto soltanto rispondere “per amore” Dove il potere toglie le parole per rispondere, arriva il teatro. Silvia Siravo e Marianella Bargilli scelgono una cifra ironica, a tratti studiatamente caricaturale, per colmare le lacune della storia.

Per immaginare due “maestrine”, a 17 e 23 anni, che nel chiuso di una scuola scoprono se stesse – e l’una attraverso l’altra – con le parole della poesia, e poi non sanno – né vogliono – più lasciarsi. Sono divertenti e tenere, appassionate e innocenti, e un bel banco di prova per due interpreti che giocano tra freschezza e sentimenti, mettendo in scena le pieghe dell’amore, la devozione fino all’ultimo – anche quando, fuggite in Argentina, sfidano il mondo a venirle a cercare, ma solo dietro compenso – ma anche la violenza e il possesso, sia dell’uomo che diventa strumento dell’impossibile – di una gravidanza che darà forma a una famiglia – sia di chi l’uomo fa, incarnando anche il maschile più greve, quello armato di pistola e minacce.

Sempre e comunque, tuttavia, per proteggere un amore che reclama il suo diritto a essere senza compromessi, senza accomodamenti. Marcela ed Elisa vogliono essere la voce di chi – oggi come allora – si ama, dà forma a una famiglia, e vita a una figlia che crescerà libera e felice, grazie a tutte le madri che quella libertà l’hanno voluta conquistare.

Con la regia di Matteo Tarasco, Siravo e Bargilli portano in scena con leggerezza e lucidità – e il mestiere di chi riesce a far fronte anche a un improvviso tradimento delle luci, che le costringe a recitare solo con un piazzato e a rinunciare, probabilmente, alle atmosfere dei passaggi più emotivi – una storia che conserva, ancora, la forza della sua rivendicazione, davanti a una madre, una società, una temperie, che non le vuole.

Una vicenda che sta lì a dimostrare che, nel tempo delle unioni civili, del matrimonio egualitario quasi ovunque (ma non in Italia) c’è ancora della strada da fare. Ma dentro cui, tuttavia, allora come oggi, esiste anche chi è disposto a fare la propria parte. Sia accogliendo, raccogliendo denaro perché questo amore abbia un modo e un luogo per esistere, o anche solo facendosi latore di un messaggio dal futuro.

E non è un caso, e non potrebbe essere narrativamente meglio di così, a farlo è un giovanissimo Jorge Luis Borges, che la poesia ha avvicinato all’immortalità, e dentro al cui realismo magico la storia di Marcela e Elisa – “polvere innamorata”, per aggiungere un altro riferimento al citatissimo Quevedo – starebbe molto bene.

E invece è tutto vero, anche se in gran parte resta da immaginare. Di sicuro, a teatro come al cinema (c’è un film, sulla loro storia, curato da De Gabriel) ancora da raccontare.

+ ARTICOLI

Nata (nel 1994) e cresciuta in Lombardia suo malgrado, con un' anima di mare di cui il progetto del giornalismo come professione fa parte da che ha memoria. Lettrice vorace, riempitrice di taccuini compulsiva e inguaribile sognatrice, mossa dall'amore per la parola, soprattutto se è portata sulle tavole di un palcoscenico. "Minoranza di uno", per vocazione dalla parte di tutte le altre. Con una laurea in lettere in tasca e una in comunicazione ed editoria da prendere, scrivo di molte cose cercando di impararne altrettante.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici. Cliccando su "Accetta" autorizzi tutti i cookie. Cliccando su "Rifiuta" o sulla X rifiuterai tutti i cookie eccetto quelli necessari per il corretto funzionamento del sito. Cliccando su "Personalizza" è possibile selezionare quali cookie attivare.